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Sezione a cura di Mario Volpi
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Una Pasqua diversa

Medioevo carrarino

Spett/le Redazione
Invio la cronaca di una Pasqua di diversi secoli fa, tra la verità storica, e il romanzo, ma che ben evidenzia come a distanza di secoli, poco o nulla sia cambiato nell'umanità, dove ancora impera lo spreco, da una parte, e il nulla dall'altra, questo sopratutto nelle celebrazioni di grandi feste religiose,   ciò a dimostrazione di come le lezioni che da millenni ci impartisce la storia, ci scivolano addosso senza lasciare alcuna traccia, come acqua sugli scogli.

La Messa solenne era appena terminata, era ormai notte, e alla luce delle torce, le fantesche e i servi stavano facendo ritorno alla Rocca. Proprio al suo ingresso, accanto al pesante portone borchiato in ferro, il Siniscalco li spronava con urla e spintoni, accompagnati da qualche colpo di scudiscio, dato più per impressionare che per fare male. Del resto era enorme la mole di lavoro che attendeva lui, e tutti gli addetti alle cucine. Con la solenne funzione fatta alla sera del sabato Santo, la Quaresima era terminata, e l'indomani ci sarebbe stato il grande banchetto Pasquale, e non era consigliabile per la salute del suo collo deludere il Principe Alberico. Mentre si apprestava a passare la notte nelle cucine, pensava già all'ordine che avrebbe fatto seguire alle trentatré portate previste, una ogni anno del Cristo. Nei giorni precedenti i campieri, aveva seguito alla lettera i suoi ordini, e avevano requisito tre agnelli ogni quattro, ai pastori del Principe, anche centinaia di uova erano state prese nei pollai, e portate nelle cucine della Rocca, per essere rese sode, e colorate con estratti vegetali, di diversi colori. Molti cigni e pavoni, erano chiusi nelle gabbie, e aspettavano inconsapevoli la loro fine per mano dei macellai di corte, assieme a numerose "pavari".
Anche la famiglia di Aldobrando, aveva assistito alla Messa, e ora stava facendo ritorno alla loro capanna, posta sulla riva destra dell'Aventia, appena fuori Vezzala. Aldobrando era un uomo libero, ma coltivava la terra del Principe, quindi anche lui doveva pagare i livelli in natura, che per la S.S. Pasqua erano composti di:* "dieci pavari, venticinque uova di gallina, una staia di fave secche, e tre staie di farro."  Il Principe, con grande generosità, aveva stabilito* "che le fratalie, et le teste, deli agneli, potevano essere resi al popolo per la festa".
La mattina di Pasqua si presentava radiosa. Il sole che sorgeva da dietro Pianamaggio, faceva rapidamente asciugare il leggerissimo strato di rugiada che l'umidità della notte aveva steso nei campi come un sudario. Le rondini garrivano nel cielo terso, e si esibivano in voli acrobatici per catturare gli insetti ancora insonnoliti. I servi e i cuochi delle cucine erano stremati, ma la loro giornata sarebbe stata ancora molto lunga. Intanto la Corte si destava, finalmente Dame e Cavalieri potevano indossare vesti sgargianti che erano proibite durante la Quaresima. Riprendevano anche i giochi maliziosi, come quello delle "uova". Oltre ad essere un gioco tradizionale, questo, aveva anche lo scopo di riallacciare fili amorosi, interrotti per quaranta giorni, così i giovani cavalieri nascondevano le uova colorate, che le dame dovevano trovare, e chiaro che i nascondigli erano scelti con cura per trovarsi "un po' soli".
Nell'immenso salone tutto era pronto per il grande banchetto. La Corte era tutta riunita attorno al tavolo che, come un gigantesco ferro di cavallo, correva attorno ai tre muri perimetrali del grande salone. Il suono delle chiarine annunciò l'arrivo del Principe, dalla sua sposa e dai suoi figli. Tutta la Corte si alzò in piedi e si prostrò in un aggraziato inchino, quindi dopo che il Principe e la sua famiglia ebbero occupato il posto al centro del tavolo, tornarono a sedersi. Il Principe fece un leggero segno con il capo verso il Siniscalco, che era in piedi alle sue spalle,  e questi batté le mani. Da una porta laterale entrarono dei valletti che portavano dei giganteschi vassoi con cosciotti di agnello arrostito, disposti a formare delle ruote, il cui mozzo era un piccolo cumulo di uova multicolori. La carne era abbondantemente speziata con * Cinnamomo, il cui forte odore subito impregnò tutto il salone. Dame e Cavalieri si servivano con generosità e, dopo avere strappato con i denti alcuni bocconi, buttavano il resto ai cani che si trovavano in gran numero nel salone, come prescritto dall'etichetta che vietava di finire la porzione. Seguì poi *"arrosto di pavaro" insaporito da cardamono e pepe nero, quindi cigni ripieni di uova di quaglia allo zaffarano, seguiti da diverse zuppe tra cui quella  l'immancabile  di "* fave infrante" il tutto annaffiato da vino speziato, e dalla forte "*claereria" preparata dallo speziale di corte giorni prima. Molte delle trentatré portate erano riportate indietro pressoché intatte, e costituivano il pasto di tutta la servitù del castello. Il dolce era costituito da focacce di farina di castagne, impastata con noci e miele.
Anche nella capanna di Aldobrando si faceva festa, con l'intestino dell'agnello si fece una gustosa "trippetta" insaporita da porri, cipolle, e finocchietto selvatico, con la "testina", dopo averla fatta bollire per ore, si estrasse il cervello, e si scarnificò completamente, compreso gli occhi, considerati una vera leccornia. Questa carne sminuzzata, fu mescolata con farina di farro ed erbi, così da formare una polenta molto gustosa e nutriente. Ma il pezzo forte era la tradizionale torta Pasqualina. Formata da trentatré strati di pasta, impastata con farina di farro e latte di scarto del formaggio, farcita con "erbi" porri, finocchietto, e cicoria amara, prima dell'ultima sfoglia si facevano tre piccole nicchie sulla sua superficie, e vi si ponevano tre torli d'uovo, a simboleggiare la Trinità, quindi si poneva in forno, il tutto accompagnato da acqua di fonte.
Ormai era giunto il tramonto, la Pasqua era trascorsa, festa di Resurrezione, celebrata con tanta devozione, e tanta …...differenza!

Volpi Mario

* "dieci paveri … paperi   Lista autentica
* " che le fratalie..  le frattaglie  Lista autentica
* Cinnamomo   come un tempo si chiamava la cannella
* Arrosto di papero
* fave infrante ..  comunissima zuppa medievale
* claereria  vino speziato molto forte

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