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Sezione a cura di Mario Volpi
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Sapere enciclopedico

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Negli anni ottanta, un mestiere di moda era il venditore porta a porta, ma come dice un vecchio adagio "è sempre il marinaio a rovinare il porto!!"

Negli anni cinquanta, in Italia il tasso di analfabetismo, sfiorava il 13%. Ovviamente, questo esercito d’illetterati, era composto soprattutto da persone adulte, cui le avversità socio-economiche della vita, avevano impedito di frequentare la scuola. Con il boom economico degli anni sessanta, crebbe in loro il desiderio che i loro figli non subissero la stessa sorte. Questo desiderio si traduceva, non solo nel far frequentare loro assiduamente la scuola, ma soprattutto fornendogli un “aiuto” in più, un qualcosa che secondo loro, rappresentava la sintesi stessa della vera cultura; un’enciclopedia. La prima casa Editrice italiana che capì questo desiderio fu la Fabbri Editore. Quest’Azienda propose addirittura al Ministero dell’Istruzione del tempo, di poter vendere i libri di testo per le scuole a fascicoli settimanali nelle edicole, per non pesare troppo sui bilanci famigliari. La proposta non fu accettata, così la Fabbri decise di pubblicare per proprio conto un’enciclopedia a fascicoli, con un titolo emblematico “Conoscere,” dal costo di poche decine di lire. I fascicoli, non trattavano un argomento specifico, ma proprio per invogliarne la lettura, i temi erano diversi, ma tutti corredati da illustrazioni e foto a colori, una vera novità al tempo. Il successo fu immediato, tanto che la Casa Editrice dovette aumentarne la tiratura; nacque così la capostipite di una serie pressoché infinita di enciclopedie a fascicoli che saranno commercializzate per decenni. Visto il successo, anche altre Case Editrici italiane, pubblicarono le loro “enciclopedie settimanali,” alcune con un nome curioso come la “Saperbene,” della De Agostini. Era però evidente, che come tutte le novità, dopo un periodo di curiosità, la gente cominciasse a disertare le edicole, con il conseguente calo delle vendite. Una volta assaggiato il miele, l’orso non lascia più l’alveare, recita un vecchio adagio trentino, pensiero condiviso anche dalle Case Editrici del tempo. Per fare sì che questa vera e propria miniera d’oro non si esaurisse, pensarono di organizzare un altro sistema di vendita, ossia, se i lettori non andavano più in edicola, loro sarebbero andate a casa dei lettori. Ingaggiarono così, delle “cooperative di venditori porta a porta,” pagati a provvigione, quindi, se volevano mangiare, dovevano vendere a tutti costi. Per agevolarne il lavoro, le enciclopedie ora non sono più a fascicoli, ma in volumi, con copertine “importanti,” esteticamente molto curati, finemente rilegati con fregi e ricami d’oro, mentre il contenuto all’interno è invece alquanto scadente. Questi “venditori d’assalto,” usano da subito, trucchi di vendita al limite della truffa, che in un mercato ancora vergine, producono incassi favolosi. Al tempo la privacy, non si sapeva neppure cosa fosse, così, magari dando qualche regalino ai segretari scolastici, si facevano consegnare da scuole elementari e medie, gli elenchi degli alunni, compreso l’indirizzo di casa. Forti del nome, si presentavano poi ai genitori, raccontando che il loro figlio-a, gli era stato segnalato dalla scuola perché dotato di un’intelligenza, e di un quoziente intellettivo sopra la media, e che perciò sarebbe opportuno fornirgli uno strumento in più per farlo emergere ancora meglio dalla massa. E cosa c’era di meglio che una bella enciclopedia illustrata composta di trentacinque splendidi volumi al modico prezzo di 10.000 £ il mese? Il genitore, di solito la mamma, spesso affiancata dalla nonna, lusingata e tronfia di soddisfazione, e soprattutto commercialmente ancora “ingenua,” firmava di buon grado. Il venditore si era “dimenticato,” di dire che i mesi erano quaranta, per un complessivo di quattrocentomila lire, equivalente al tempo, al costo di una Fiat 500, quando la paga di un operaio era di circa sessantamila lire il mese. Oppure si presentavano come ispettori di una casa Editrice, perché, essendo “il bimbo-a” segnalato come un piccolo genio, volevano mostrargli e pubblicizzare i loro prodotti, senza nessun obbligo d’acquisto, per carità! Così, dopo aver mostrato vari cataloghi e copertine di libri, gli regalavano anche una copia, facendo firmare un genitore per ricevuta. In realtà, la firma era stata apposta su un vero e proprio contratto d’acquisto. Quando la persona se ne accorgeva, e faceva le sue rimostranze, si presentava in casa un fantomatico e severo “avvocato,” che minacciava cause legali e spese infinite, se non si fosse rispettato il contratto indebitamente estorto, ma firmato. L’ignoranza, e la paura dei tribunali del tempo, faceva sì che fossero pochissimi i contratti disdetti. Ma le enciclopedie, non riguardavano solo i ragazzi. Nascono come funghi Collane “per tutta la famiglia” sugli argomenti più svariati, il cui unico scopo è la vendita a rate, a prezzi astronomici. Questo vero e proprio flagello dei venditori senza scrupoli, si protrasse fin quasi agli inizi degli anni novanta, quando però, sempre più frequentemente, si sentiva di persone truffate passate a vie di fatto, con sonore scariche di legnate verso venditori disonesti, con tale violenza che qualcuno di questi fu costretto a rivolgersi al Pronto Soccorso. Proprio la disonestà di pochi, rovinò un settore economicamente importante, così il venditore porta a porta, anche di altri articoli, ebbe la vita sempre più dura, fino a scomparire quasi completamente alle soglie degli anni duemila. Intanto, con l’avvento dell’informatica, presente sempre più capillarmente nella quotidianità della gente, nel 2001 un imprenditore statunitense Jimmy Wales, assieme a un filosofo canadese Larry Sanger, fondano e mettono in Rete, la prima enciclopedia libera mondiale, che sarà da lì a poco chiamata Wikipedia. Oggi, è diventata un vero e proprio contenitore gigante, dove custodito al suo interno, vi è gran parte dello scibile umano. Tradotta in oltre cento lingue, e consultata quotidianamente in oltre 180 Paesi, è la dimostrazione di come la cultura debba essere un bene primario a disposizione dell’intera umanità, a prescindere da sesso, razza, o religione, e soprattutto completamente gratuita.
Mario Volpi 6.2.22
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