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Sezione a cura di Mario Volpi
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Hotel con le ruote

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Il progresso ha di fatto sparire, o ridimensionato, dei veri e propri miti, che hanno accompagnato l'Italia negli anni più bui della sua storia. Uno di questi sono le ferrovie, con le loro lacune e le loro eccellenze.

In Italia nel primo dopoguerra, il modo di spostarsi più usato, era il treno. La rete ferroviaria del tempo, non era certamente paragonabile a quella odierna. Gli eventi bellici, ne avevano gravemente danneggiato una buona parte, che costringeva le FS a far circolare i treni in modo alternato su di un unico binario, e com’è logico, questo comportava un rallentamento di tutto il sistema ferroviario. Anche il materiale rotabile era stato distrutto o danneggiato, e i locomotori disponibili erano per buona parte ancora a vapore, escluse le gloriose E.625 elettriche progettate e costruite in poche unità nel 1938. Non si poteva dire che le carrozze passeggeri fossero molto meglio, erano più che spartane, si pensi che avevano un’unica toelette vicino ad una delle porte d’ingresso, con un minuscolo lavandino che elargiva acqua non potabile, e un water aperto, che scaricava direttamente sui binari. Il riscaldamento invernale era fornito dal “carro riscaldo,” attaccato, ma solo nei treni a lunga percorrenza, dopo il locomotore che tramite dei tubi in gomma insufflava aria calda nelle carrozze, mentre il raffreddamento nei torridi pomeriggi estivi era “a finestrino.”  I viaggi a lunga percorrenza, per esempio Milano-Reggio Calabria, erano veri e propri calvari che duravano almeno due giorni e una notte, dove i poveri viaggiatori, oltre cambiare frequentemente treno per prendere le coincidenze, si dovevano arrangiare alla meno peggio, portandosi da casa qualcosa da mangiare, e dormendo semisdraiati perfino nei corridoi. I treni passeggeri del tempo, erano sempre strapieni, perché gli scompartimenti ospitavano solo otto persone, e la prenotazione era ancora un miraggio, e trovare posto a sedere era una vana speranza, mentre fare l’intero viaggio magari di un giorno, o due, sempre in piedi nel corridoio era normale. Il confort andava dalle banche di legno della terza classe, alle poltrone imbottite per la prima. Ben presto ci si accorse che per i passeggeri era necessario approntare un qualche servizio di ristoro a bordo. Questa incombenza le Ferrovie dello Stato Italiane, l’hanno sempre data in appalto a Società esterne, alcune volte con risultati eccellenti, mentre in altre, disastrose. Il sistema di ristoro a bordo cominciò con alcuni addetti che passavano lungo il corridoio al grido di “caffè, caffè caldo” e servivano a richiesta un bicchiere di pseudo caffè, versato da un gigantesco contenitore termico, e a richiesta qualche panino, di dubbia provenienza a un costo esorbitante. Nelle piccole Stazioni poi, fiorivano gli abusivi che con un carrello si accostavano ai finestrini del treno durante la sosta. Questi veri e propri artisti della truffa, offrivano panini imbottiti a prezzi con multipli tali, che il viaggiatore era costretto a dare una banconota di valore superiore, ma il mariolo, perdeva tempo con astuzia, e spesso secondo molti, in accordo con il Capostazione che fischiava per far partire il treno, lasciando nelle mani del lestofante la banconota, che poi ovviamente spartiva con il complice. Gli abusivi, salivano anche sui treni a lunga percorrenza, anche qui qualcuno dice con la complicità di capotreni e controllori, e offrivano caffè, bibite, riviste e giornali, a prezzi maggiorati. A metà degli anni sessanta, le Ferrovie Italiane cominciarono ad uscire dall’emergenza, e misero in circolazione per il servizio passeggeri nuovi e più veloci locomotori, ma soprattutto raggiunsero un accordo con tutti i Paesi Europei per fornire i treni a lunga percorrenza sia italiani che internazionali di un servizio di ristoro, e perfino di  carrozze adibite a vagone letto. Non solo, in quegli anni, entrano in linea due modernissimi elettrotreni, lussuosi e avveniristici, denominati Settebello, e Arlecchino, che ancora oggi sono considerati i veri antesignani dell’alta velocità. Anche se molte linee ferroviarie erano ancora eccessivamente tortuose, e piuttosto malandate, i due treni riuscivano a percorrere grandi distanze con una velocità media di 110 Km ora, inconcepibile per il tempo. L’esterno estremamente aereodinamico e gli interni disegnati da famosi architetti come Giò Ponti, ne fecero in breve tempo un vero e proprio mito, dove il lusso e il confort erano la norma. Intanto anche i treni “normali,”  a lunga percorrenza in Italia, si dotarono di vagoni ristorante e carrozze letto. Nel vagone cucina, il cibo veniva preparato e cotto a bordo, grazie a un alloggiamento tra gli assali per le bombole del GPL per alimentare i fuochi. I pasti erano serviti nel vagone ristorante da camerieri in livrea, e stoviglie in ceramica e acciaio. Non essendo ancora molto comune l’aereo, anche i viaggi in Europa si facevano in treno, e anche qui le FS italiane del tempo approntarono delle apposite carrozze chiamate Wagon-Lits. Queste erano di diverse tipologie che andavano dallo scompartimento comune con quattro letti, al matrimoniale, per finire a quello singolo con un solo letto. Il “conduttore” faceva le funzione di “Maître de Hotel,” assegnando i posti e assecondando i passeggeri nei loro bisogni. Queste carrozze speciali, insieme a quelle ristorante, ad ogni passaggio di frontiera venivano rifornite di biancheria pulita, acqua, cibo, e GPL. Oggi questi treni speciali sono solo un ricordo, e vengono formati esclusivamente per uso turistico. Le Ferrovie Italiane sono state le vere protagoniste della rinascita dell’Italia dopo le distruzioni della guerra. Erano talmente stimate per la loro puntualità dalla popolazione, che in molte località rurali, il passaggio del treno faceva da “orologio” collettivo. Si pensi che la famosa “Freccia del Sud” Agrigento-Milano, che ha fatto emigrare al Nord milioni di italiani è stata abolita solo negli anni duemila. Il trasporto merci era assicurato da convogli chiamati affettuosamente dagli addetti ai lavori “celeroni,” perché si fermavano in ogni Stazione anche minuscola, per caricare e scaricare merci, in pratica svolgevano il servizio che oggi è delegato ai corrieri delle multinazionali private. Negli anni settanta, le F.S offrivano addirittura il trasporto in Azienda dell’intero carro ferroviario. Dagli anni novanta purtroppo, a causa del proliferare del trasporto su gomma, delle auto private, e il viaggio aereo sempre più celere ed economico, il treno è entrato in un vero e proprio declino che dura tutt’oggi. Molte Stazioni sono state chiuse, e quelle restanti completamente svuotate dal personale, causando un degrado delle strutture e delle linee ferroviarie, un tempo sotto il controllo giornaliero dei cantonieri, oggi scomparsi. Resta solo il ricordo un pò nostalgico di un tempo in cui era possibile, con modica spesa, pranzare, cenare, e pernottare, mentre si viaggiava, in un lussuoso hotel su ruote.
 
Mario Volpi 8.10.22
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