Canis lupus familiaris - carraraonline.com

Sezione a cura di Mario Volpi
Vai ai contenuti

Canis lupus familiaris

La civiltà animale
Spetta/Le Redazione
Si stima che solo in Italia siano presenti 20 milioni di cani nella case  degli italiani. Il cane è l'unico animale che ha seguito l'uomo nella  sua millenaria evoluzione a non essere in crisi, la sua intelligenza  fedeltà e adattabilità, ne hanno fatto un compagno inseparabile nel  cammino della razza umana.

Canis lupus familiaris
La tormenta di neve era appena terminata, e la notte era scesa su quel mondo di ghiaccio. Arnuk con tutta la sua famiglia era felice. Gli dei della caccia erano stati benevoli, e un grosso cervo era caduto sotto il tiro della sua zagaglia con la punta di selce. Ora accanto al fuoco, dopo aver ballato per ringraziare le divinità, stavano mangiando avidamente la gustosa carne rossa. All’improvviso, un ululato lo fece scattare in piedi e afferrare la lancia. Cautamente, dopo aver preso un tizzone fiammeggiante, si avvicinò all’ingresso della grotta e lo vide. Un grosso lupo nero era accucciato a poca distanza, appena scorse l’uomo si alzò in piedi, ma stranamente, si mise a uggiolare con un cucciolo con la coda tra le gambe. Arnuk capì che non aveva cattive intenzioni, forse aveva sentito l’odore del cervo, e si era avvicinato. L’uomo pensò che la presenza del lupo, potesse essere un vantaggio per lui, perché avrebbe tenuto alla larga altri predatori. Così, prese la testa del cervo mezza spolpata e gli la lanciò. Il lupo lo afferrò al volo, e dopo essersi accucciato, cominciò a divorarla avidamente. Forse fu proprio così che circa 10.000 anni fa cominciò l’addomesticamento del lupo che nel corso dei millenni, si sarebbe trasformato nell’odierno cane. Aldilà dei luoghi comuni, che stabiliscano come il cane sia il miglior amico dell’uomo, la verità è ben diversa. Le due razze, umana, e canina, avevano capito che collaborando tra loro avrebbero sensibilmente aumentato le loro probabilità di sopravvivenza nel mondo ostile che era il Paleolitico. L’umano sfruttando la velocità, l’olfatto, e l’aggressività del lupo nella caccia, e il lupo, la speranza che avrebbe potuto mangiare con più regolarità, la sicurezza di non dover combattere per il territorio, e soprattutto, pur considerando l’uomo, il capobranco, non era in competizione con lui per l’accoppiamento con le femmine. Quindi, l’inizio di questo millenario sodalizio, è scaturito solo, ed esclusivamente, dalla convenienza reciproca. Certamente è stata la razza umana a trarne i maggiori benefici. Infatti, dopo qualche migliaio di anni, l’uomo preistorico, evolse da cacciatore-raccoglitore, ad allevatore di bestiame, ed è stato proprio durante questo lungo periodo, importantissimo, per l’evoluzione umana, che il lupo-cane, poté sfruttare al meglio le proprie doti di “predatore”, radunando, sotto gli ordini dell’uomo, le mandrie di animali domestici. Una cosa accomuna le due razze, ed è stata fondamentale per la riuscita di questa strana “società” tra le due speci. Sia gli umani, che i lupi, sono esseri ” sociali”, ossia devono vivere in compagnia, ubbidendo, e accettando gerarchie interne al branco-comunità, cosa che ha facilitato enormemente l’addomesticamento del lupo. L’importanza di quest’animale nel lungo cammino evolutivo della razza umana, è testimoniata da come, la sua considerazione sia aumentata in modo esponenziale, in rapporto al grado di civiltà raggiunto dall’umanità. Nell’antico Egitto Anubis, divinità con la testa di Sciacallo, era il dio dei morti, che proteggeva la mummificazione, operazione basilare fondamentale per la religione egizia. Per gli antichi Greci invece, Cerbero, era un cane a tre teste. Era posto a guardia degli inferi, perché i vivi non potessero entrare e i morti non potessero uscire. L’atto sessuale, ha per il cane, un significato di dominanza gerarchica, e deve essere fatto davanti a tutta la comunità, sia questa canina, o umana. Questo suo bisogno fisiologico, ha provocato nel corso dei secoli, miti e credenze sulla sua presunta natura lasciva, ecco che per qualche religione, esempio, quella tibetana, il cane, è additato come simbolo di lussuria ed esibizione sessuale. Per questo comportamento, nei secoli bui del Medioevo, molte povere donne sono morte sotto atroci torture, o bruciate vive, perché il loro cane mimando l’atto sessuale di dominanza nei loro confronti, faceva sorgere il dubbio che esse fossero streghe, e che si accoppiassero con lui, incarnazione terrena del demonio.  Altre sue caratteristiche come la fedeltà al padrone, hanno ispirato storie, e poemi che, per la loro bellezza, hanno sfidato i secoli. Nell’Odissea di Omero, si narra che il cane di Ulisse Argo, dopo più di venti anni di attesa, riconobbe il padrone anche se travestito, e dopo averlo salutato per l’ultima volta, spirò. Per i Celti, un’importante divinità aveva le sembianze di un cane. Il cane-sacro aveva la forma di un grosso levriero peloso, progenitore forse dell’attuale gigantesco Irish Wolfhound, ed era talmente importante che accostare un guerriero a un cane era, per quest’ultimo, un grande onore.  Negli anni cinquanta, nelle campagne Apuane, non vi era casolare, o fattoria, che non ospitasse uno o più cani. Al contrario di oggi, però, questi servivano esclusivamente per il lavoro, e ognuno di essi, aveva un compito specifico. In dialetto è sopravissuto fino ai giorni nostri, il detto, “can da pajar” (cane da pagliaio) termine che oggi è associato a una persona di grossa corporatura, che minaccia tanto, ma non fa nulla. In effetti, il cane da pagliaio era un animale, di solito di grosse dimensioni, che passava l’intera vita attaccato a una catena che scorreva con una carrucola lungo un filo, parallelo alle stalle e al fienile. Suo compito era fare la guardia abbaiando, e impedendo il passaggio, a estranei che si fossero avvicinati di soppiatto al bestiame. Vi era poi il cane da pastore. Questo era di solito un grosso cane con le fattezze del lupo, di colore nero, con sfumature grigiastre, razza autoctona che oggi si chiama lupo Apuano. Viveva assieme al gregge, nella stessa stalla, e il suo pasto consisteva in siero di latte scartato dalla lavorazione del formaggio, arricchito con qualche crosta di formaggio, e pane raffermo. Vi era poi il cane preferito dal padrone, di solito un setter, usato per la caccia. Ho ancora bene impresso nella memoria, le storie di cani che si raccontavano alla sera intorno al camino. C’era Filippo, un anziano pastore nativo della Lunigiana, che giurava che il suo cane nel 1920, lo aveva salvato dal disastroso terremoto che rase al suolo il paese di Fivizzano. Erano accanto al camino, quando, senza motivo apparente, Full, il suo cane, si mise ad abbaiare furiosamente, e a prenderlo per la manica della camicia tirandolo verso la porta. Credendo che vi fosse un estraneo nel cortile, Filippo uscì, e proprio in quel momento, con un terribile boato la casa si sbriciolò per le potenti scosse. Io personalmente sono stato diverse volte testimone di ciò che adesso vi racconto. Giuseppe, il figlio del fattore, era un ragazzo della mia età, che soffriva del “mal grand” (male grande) come una volta si chiamava l’epilessia. Ebbene, il suo cane Blek, sentiva in anticipo quando stava per avere una crisi, gli si avvicinava abbaiando, e prendendogli in bocca una mano, lo tirava delicatamente per farlo sedere, quasi sapesse che svenendo di colpo poteva ferirsi. Questo cane, era un grosso meticcio, rassomigliante a un Collie, ma con il pelo più raso, e faceva cose incredibili. Vinicio il fattore gli parlava come a un uomo, e lui pareva lo capisse perfettamente. Quando veniva un nuovo cliente a comprare il vino all’ingrosso, Vinicio con una scusa lo faceva passare accanto al cane, che secondo come reagiva, segnalava al padrone che tipo di persona fosse. Un giorno io ero in V elementare, Blek iniziò a latrare dalle prime luci dell’alba, seguendo Vinicio dappertutto, strusciandosi alle sue gambe e uggiolando, il fattore spazientito cercava di allontanarlo ma invano. A mezzogiorno mentre stava pranzando, Vinicio cadde a terra morto, fulminato da un infarto. Oggi i cani servono l’uomo in attività specifiche come ricerca di stupefacenti, salvataggio di persone travolte da valanghe, per finire con i cani molecolari, o quelli addestrati alla ricerca di superstiti sotto le macerie. Ma la maggior parte di essi, vive con il proprio padrone semplicemente perché lo amano, e lo sentono capo del proprio “branco,e per difenderlo, e proteggerlo, non esiterebbero a donare la vita, forse per sdebitarsi, per quella testa di cervo, gettata a un loro progenitore, in una gelida notte lontana.

Mario Volpi
Racconti di questa rubrica
CarraraOnline.com
CarraraOnline.com
Torna ai contenuti