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Sezione a cura di Mario Volpi
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La botega dla carta

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Come ripeto spesso, il "progresso," non sempre è portatore di prosperità economica, anzi ...

Dalla metà del secolo scorso, a oggi, in Italia si è verificato un vero e proprio cambiamento epocale, non solo per quello che riguarda usi e costumi della Società, ma anche, e soprattutto, per alcune attività commerciali. A causa della dirompente evoluzione tecnologica, alcune nuove attività sono nate e morte, con la velocità di una meteora, come le videoteche, i negozi di sviluppo e stampa delle fotografie, per finire con gli Internet Point, oggi quasi del tutto scomparsi. Altre, pur essendo ultra secolari, non hanno resistito all’avanzare del “consumismo,” che ha reso non più economicamente convenienti le loro attività, come i ciabattini, i sarti, gli ombrellai, gli arrotini, e i fabbri. Alcune antiche attività commerciali, poi, dopo un periodo di crescita esponenziale e modernizzazione, sono ora cadute in un lento ma inesorabile declino, che prima o poi, porterà la maggior parte di loro alla chiusura. Una di queste è sicuramente la cartoleria. Quando io ero in età scolare, la nostra “cancelleria,” ossia i quaderni, erano molto austeri, quasi tristi. Avevano una foderina completamente nera, che quando erano finiti, noi bambini utilizzavamo per fare la maschera di Zorro, o gli impennaggi per i razzetti costruiti con quattro fiammiferi, “scricconi” ovvero quelli di legno quadrati, usati per accendere il camino, un elastico e uno spillo. Così quando il quaderno era finito, non vedevo l’ora che mia madre mi portasse dalla Gilda alla “botega dla carta” come al tempo chiamavo la cartoleria. Speravo sempre che mia madre comprasse qualcosa di “più allegro,” anche se neppure io sapevo cosa. Il locale, molto piccolo, era pieno di scafali in legno che arrivavano fino al soffitto, che traboccavano di fogli di carta da pacchi di ogni dimensione color marroncino pallido, scatole, buste per lettera gialle di diversi formati, scatolette contenenti barrette di ceralacca, rotoli di spago, e altre cose di cui ignoravo perfino l’uso. Era però sul minuscolo banco di vendita che puntavano con infantile invidia i miei occhi. Esposti in maniera quasi artistica facevano bella mostra di se le scatole di matite colorate della Giotto, da sei, dodici, ventiquattro, pezzi, fino ad arrivare a quello per bambini super ricchi da trentasei pezzi chiusi addirittura in una scatola di metallo colorata. In una specie di vetrinetta, erano messi in bella vista, strumenti per me quasi mitici, come compassi, goniometri, squadre e righe di legno, e poi, sistemate in scatole rivestite di stoffa preziosa, vi erano le inarrivabili, e costosissime penne stilografiche “Aurora.” Comprate solo da persone facoltose per regali importanti, qualcuna aveva addirittura il “pennino d’oro,” come diceva la Gilda, la padrona della cartoleria, avuta in eredità dal marito, impiegato Comunale morto in guerra. All’inizio dell’anno scolastico, furbescamente la Gilda, metteva una specie di banchetto fuori della porta, dove esponeva astucci di legno, i nuovi lapis con la gomma su un’estremità, “puntalapis” (temperamatite) di alluminio a forma di animale, acquerelli con vari tipi di pennelli, penne in celluloide colorate, e una serie quasi infinita di pennini, esposizione che mandava in visibilio noi bambini, facendo di contro dannare le madri. Nei decenni successivi, le cartolerie aumenteranno in modo esponenziale gli articoli venduti, per soddisfare la crescente richiesta di oggetti necessari per il nuovo sistema di lavoro dei moderni uffici. Floppy disk, toner, carta sensibile per fax, classificatori di ogni forma e dimensione, timbri con data intercambiabile, pinzatrici, erano i nuovi articoli che andavano per la maggiore nelle cartolerie degli anni ottanta. In quelle più attrezzate poi, era possibile acquistare una delle super novità, le calcolatrici a batteria, o gli organizzatori elettronici, capaci di memorizzare ben duecento numeri telefonici. In alcune era presenta una novità assoluta e rivoluzionaria; era possibile con poche lire, copiare un documento, in pochi secondi, con una nuova macchina che si chiamava fotocopiatrice. Anche per la gente comune gli articoli venduti in cartoleria si erano evoluti. Erano diventati molto richiesti i biglietti di auguri, o di felicitazione, personalizzati, per nascite, matrimoni, compleanni, lauree, e ricorrenze varie, illustrati superbamente, con frasi simpatiche, e alcuni dei più costosi addirittura in rilievo a piega. Per i ragazzi delle elementari o delle scuole secondarie poi, vi era stato un vero e proprio boom di offerte di articoli accattivanti, come biro a scatto di sei colori, penne trasparenti con all’interno un liquido pieno di “stelline” colorate che fluttuavano, penne con la testa di vari animali, e i “trasferelli” immagini di animali, o lettere dell’alfabeto da poter trasferire a piacimento su una qualsiasi superfice, e per finire una serie infinita di “diari” con vari temi. Furono i primi anni duemila, quelli in cui le cartolerie raggiunsero il loro massimo splendore, sia per numero di negozi sia per articoli venduti. Solo a Carrara erano presenti quattro cartolerie, che lavoravano tutte a pieno regime. I nuovi articoli venduti era quasi tutti elettronici, come tablet, computer, o loro accessori. Tramontata, l’era del floppy, ora si vendono i dischetti digitali, vuoti, o contenenti programmi e giochi per computer, le stampati anche a colori, hanno un prezzo più che abbordabile, e in ogni ufficio ne sono presenti diverse, che necessitano di un continuo ricambio di cartucce. Ma da quegli anni in poi è cominciato il declino. Le nuove tecnologie, che hanno praticamente azzerato l’uso di carta e di cancelleria, e la vendita on-line, hanno decretato la chiusura di diverse cartolerie, e quelle rimanenti sopravvivono a stento. Triste fine per la boteghe dla carta, a me tanto cara, più di mezzo secolo fa!
Mario Volpi 13.8.22
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