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Sezione a cura di Mario Volpi
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Madie e cassapanche

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Oggi  trovare un falegname è quasi impossibile, come è impensabile trovare un  ebanista. Eppure per secoli queste due figure artigianali sono state,  insieme a quella del fabbro i cardini della Società. I computer e i  robot hanno sostituito questi artigiani, ma solo nella velocità  nell'eseguire il lavoro non certo nella creatività!

Tra gli spot più passati nelle tv commerciali, vi sono certamente quelli che reclamizzano catene specializzate nella vendita di mobili a basso costo. Complice la crisi economica, e la progressiva riduzione delle metrature degli appartamenti, specialmente alle giovani coppie, non resta altra scelta che acquistare l’arredamento presso queste catene. Per contenere i costi di produzione, e di conseguenza i prezzi al pubblico, questi colossi dell’arredamento, hanno adottato strategie molto simili tra loro. La prima è certamente l’uso massiccio del truciolato. Tutti i mobili di queste aziende, sono costruiti con pannelli di truciolato ricoperti da una sottilissima impiallacciatura di materiale plastico colorato. Altra strategia è la costruzione in grande serie, e la standardizzazione delle misure. Alcune poi, come la svedese Ikea vende il mobile smontato, con il montaggio a carico del cliente, risparmiando così moltissimo sui trasporti, e ovviamente nei costi di assemblaggio. Se una di queste caratteristiche viene a mancare, come ad esempio la necessità di un pezzo su misura, o il montaggio del mobile, la loro convenienza economica non è più così scontata. Questi “supermarket dell’arredamento,” sono i maggiori responsabili della quasi totale sparizione dal contesto produttivo italiano delle figure del falegname, ma soprattutto dell’ebanista. Oggi come nei secoli addietro, la creatività, l’inventiva, e la capacità manuale di questi artigiani, era, ed è, riconosciuta in tutto il mondo, tanto che molte aziende straniere, taroccano i loro prodotti con finte etichette “made in italy,” sicure che le sanzioni sia economiche, che penali, sono pressoché nulle. La storia dell’arredamento in Italia affonda le sue origini addirittura nell’Era Augustea, dove nelle ricche case patrizie erano già presenti pezzi d’arredamento, come i suntuosi triclini, che si potevano considerare a tutti gli effetti vere e proprie opere d’arte. Anche se in tono minore, questa passione tutta italiana per l’arredamento, è continuata per tutto il Medioevo, addirittura con due stili. Dapprima il Romanico, con cui si costruirono le prime madie, una sorta di mobile con un ripiano per impastare il pane, e i cosiddetti cofani, ossia bauli con il coperchio bombato utili sia per riporre cose nell’abitazione, ma soprattutto durante i viaggi a dorso di mulo, o con carretti. Il Romanico verrà via, via, soppiantato dal Gotico, che prevedrà, al posto della pittura del manufatto come nello stile precedente, l’intaglio del legno in veri e propri bassorilievi. Alcune cassapanche riconducibili a questo periodo, testimoniano un’abilità e un gusto artistico nell’intaglio, non comune per quel tempo. Un cambio epocale però, avverrà durante il Rinascimento, dove il mobile si arricchirà, di cornici, colonnine e inserzioni di altri materiali, come legni duri, madreperle e dorature, effettuate con sottilissimi fogli d’oro zecchino. Ed è in questo periodo che nascerà la figura professionale dell’Ebanista. Metà falegname, e metà scultore, quest’artigiano si cimenterà in moltissime attività legate alla lavorazione del legno, aiutando il liutaio nella costruzione di strumenti musicali, fino alla realizzazione dei suntuosi baldacchini sorretti da colonnine ritorte in legno massello. Durante questo periodo storico era di moda avere mobili con scomparti segreti, azionati da ingegnosi sistemi a molla, artifizi che resero famosi alcuni grandi ebanisti. Intanto nel corso dei secoli saranno molti gli stili che influenzeranno la produzione di mobili. Si passerà dal Barocco, al Rococò, per arrivare allo stile Neo-Classico, come l’Impero, per finire con il Liberty, e il Veneziano. Oltre agli stili nel corso dei secoli cambierà anche la tipologia del mobile, arricchendosi di pezzi d’arredo che seguivano l’evolversi della Società. Nacquero così gli inginocchiatoi, o i primi trumeau con cassetti e specchiere finemente intarsiate, con l’aumento delle persone di cultura fecero la loro comparsa gli scrittoi, mentre si andava affermando una grossa novità, divedere gli ambienti casalinghi in base alle loro funzioni. Oltre alla sala da pranzo, e alla camera da letto, per ricevere gli ospiti di riguardo nelle ricche magioni ecco nascere il salotto. Tra le due guerra nacque il Movimento Moderno, teso a armonizzare l’architettura con il design dell’arredamento, che doveva essere, si bello, ma soprattutto funzionale. I migliori disegnatori italiani di quel periodo, crearono pezzi meravigliosi, mentre anche la rinata industria italiana si cimenterà a sperimentare la prima vera produzione su misura, e di massa, dopo lo sfacelo della guerra. Alcune località italiane come Cantù, Ponsacco; Cascina e Poggibonsi, solo per citare quelle a noi più vicine, diverranno famose in tutto il mondo per l’eccellenza dei loro prodotti d’arredamento. Anche il modo di costruire i mobili subirà un cambiamento sostanziale. Saranno usati materiali diversi come il ferro battuto, il bronzo, l’alluminio e l’ottone. Con i nuovi pannelli appena inventati di compensato, non è più necessario lo scheletro in legno massello, con notevole risparmio di tempo, di peso, e soprattutto di costo. L’avvento del truciolato, composto di scarti di legno pressati e incollati tra loro, e dei laminati plastici come la Formica, aumenterà di molto sia la produttività, che la componibilità dei mobili, rendendoli oltre che belli, anche impermeabili all’acqua e inattaccabili da tarli e muffe, ma soprattutto relativamente economici. Oggi macchine automatiche a controllo numerico sfornano migliaia di pannelli, che dopo la laminatura, altri robot lavorano per rendere possibile il loro assemblaggio, direttamente in casa del cliente. Solo alcuni decenni fa questo era aldilà da venire. Nei miei ricordi di bambino è ancora ben vivo l’enorme letto di ferro smaltato dei miei genitori, con incastonata nella testiera, una madonna con bambino, e il “credenzion” (armadio) in legno tamburato dove sugli sportelli, erano fissati lunghi specchi con un filo di ottone a fare da cornice. Nell’immensa cucina oltre al massiccio tavolo, faceva bella mostra di se una grossa madia, sormontata da un ”tacaram” (rastrelliera per appendere stoviglie al tempo solo in rame) pieno di mestoli, mestolini e casseruole, ma, il vero pezzo forte era costituito dalla moschiera. Costruita in legno di castagno, era la sostituta del moderno frigo. Fatta interamente a mano dal falegname del paese, che era anche mio zio, con le tavole fornite da mio padre, era tenuta insieme da incastri a “coda di rondine” con una precisione millimetrica, anche la retina zanzariera di ottone, era tenuta ferma da un’elegante cornice di un legno colorato in modo diverso, dove con pazienza certosina, i chiodi erano stati celati alla vista ribattendoli con un punteruolo, e stuccando il foro. La maniglia di apertura era fatta in legno scolpito, che raffigurava un tralcio di vite. Oggi un pezzo simile varrebbe migliaia di euro, e pensare che era considerata una cosa senza valore, costruita come favore personale, nei ritagli di tempo.
Mario Volpi
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