Gli artisti di un tempo - carraraonline.com

Sezione a cura di Mario Volpi
Vai ai contenuti

Gli artisti di un tempo

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Spesso ci viene detto che la nostra entrata nella UE, è stata una vera e propria benedizione, sia dal punto di vista sociale che economico. Io su questa affermazione avrei dei dubbi, sopratutto per quanto riguarda il mondo del lavoro, e della libera concorrenza, che ci assicurano " è un diritto inalienabile di tutti i cittadini della Comunità Europea". Voi cosa ne pensate?
Gli artisti di un tempo
L’altro giorno stavo leggendo una favola al mio nipotino, quando ci imbattemmo in un coniglio orologiaio. Da come mi guardava, capì subito che per lui questo termine non aveva senso, così mi misi a spiegarglielo, e di colpo mi ricordai di un tempo ormai lontano. Quando ero bambino, tutte le volte che passavo davanti alla bottega di Argà, (Argante) restavo affascinato, e spesso mi fermavo incantato a vedere quell’infinità di orologi appesi alla parete dietro il suo banco da lavoro. Faceva l’orologiaio, e a me pareva già avanti con l’età, forse perché, attorno alla testa quasi pelata, aveva una specie di corona di capelli candidi come la neve, che assieme al pinzo, e ai baffetti ben curati, lo facevano assomigliare un po’, a uno dei nani che vedevo sul libro di fiabe che la maestra ogni tanto ci leggeva. Un giorno mentre ero come il solito davanti alla porta a vetri della sua bottega, lui alzò la testa e mi vide, posato il monocolo, mi fece cenno di entrare. Un po’ titubante entrai, e appena la porta, spinta da una molla, si chiuse alle mie spalle, mi parve di essere entrato in un altro mondo. Il tic, tac riempiva il silenzio della stanza, dietro di lui, delle mensole di legno, erano piene di sveglie di ogni grandezza, sopra al banco da lavoro, un paralume schermato illuminava una serie infinita di attrezzi luccicanti, il cui uso era per me misterioso. Argà mi chiese se mentre tornavo a casa, potevo dire alla mia vicina di casa che il pendolo a cucù era pronto. Quella fu l’unica volta che parlai con l’orologiaio, che per la borgata era una vera e propria istituzione. Era l’esperto che si consultava quando si doveva fare il regalo a un bambino per la cresima, di solito un orologio da polso, o quale marca di sveglia regalare agli sposi. Era quello che, quando portavi a riparare il cipollone del nonno, lo trattava con un amore, e una deferenza come se fosse suo. Anni dopo, ormai adulto, ebbi l’occasione di parlare con il figlio, che era andato a lavorare a Milano, Mi disse, come fosse smisurata nel padre la passione per quel lavoro, e la sua competenza, ma come, altrettanto grande era la sua incapacità di gestire gli affari. Decine di orologi erano in giacenza, già riparati, che i proprietari, si erano “dimenticati” di ritirare, (per problemi economici) e che lui, pur conoscendoli a uno, a uno non aveva il coraggio di chiedergli il giusto compenso. Questo, e la mancanza di apprendisti, l’avevano costretto a chiudere, come ormai tutti i suoi colleghi di Carrara. Purtroppo, una recente ricerca, ha stabilito che nel nostro Paese, sono attivi poco più di cinquecento orologiai riparatori indipendenti, e nonostante la creazione di ottime scuole di formazione, sono pochissimi i giovani che sono interessati a questa vera e propria forma d’arte. Le ragioni sono molteplici: la prima è certamente il cambiamento radicale dello stile di vita della Società moderna. Oggi ogni congegno elettronico ha incorporato un orologio, dalle auto ai cellulari, dai microonde alle lavatrici, quindi, va da se, che l’acquisto di orologi sia enormemente diminuito, e di conseguenza anche le riparazioni. Da diversi decenni poi, sono stati immensi sul mercato orologi da polso digitali a basso costo, che oltre ad essere quasi irriparabili dal punto di vista tecnico, lo sono certamente da quello economico. Altro discorso sono invece gli orologi, cosiddetti di “alta gamma”. Qui le responsabilità per questa vera e propria crisi occupazionale, sono da imputarsi alle Aziende produttrici, quasi tutte Multinazionali, che, in barba alle normative Europee sulla concorrenza, non forniscono ai riparatori indipendenti i pezzi di ricambio, per essere certe di essere loro, con i loro tempi, ma soprattutto con i loro prezzi, le uniche in grado di eseguire riparazioni su un orologio di pregio. Bisogna poi dire, che a differenza di un tempo, oggi per allestire un moderno laboratorio di orologeria, è necessario investire in attrezzature una notevole cifra, per l’acquisto di macchine sofisticate. Un esempio; una volta, dopo una riparazione, l’orologio era messo “in prova” ossia, si controllava, nell’arco delle ventiquattro ore, se era in ritardo o in anticipo, oggi quest’operazione è fatta in tempo reale con una macchina elettronica, dal costo di centinaia di euro. Anche nell’orologeria, l’elettronica la fa da padrona, perché a costi relativamente bassi, garantisce una precisione quasi assoluta, oltre a una miriade di funzioni collaterali, come fasi lunari, temperatura, pressione atmosferica, e tante altre. Orologi solo meccanici sono molto rari, e costano cifre astronomiche, acquistati soprattutto da collezionisti che li considerano un vero e proprio investimento finanziario. Anche i materiali per la costruzione di casse, e di componenti, sono cambiati, metalli come il titanio, la ceramica, l’alluminio, assieme all’acciaio inox, un tempo inesistenti, o non lavorabili, oggi sono la norma. I famosi “rubini,”usati come boccole per alloggiare i perni dei movimenti, il cui numero una volta era importante per determinare la qualità dell’orologio, oggi sono ininfluenti, perché, molti movimenti sono stati rimpiazzati dall’elettronica, e quelli rimasti sono di “rubino sintetico”, costruiti con lo stesso materiale di cui spesso è fatto anche il vetro del quadrante, il Corindone, assai più duro dell’acciaio. Anche le certosine regolazioni di un tempo non sono più necessarie. Molti orologi, da tavolo o da polso, sono radio controllati, ossia sono in grado di sincronizzarsi automaticamente su l’ora esatta, in base ad un segnale radio trasmesso da una stazione situata vicino a Francoforte, in Germania. Così per i pochi artigiani orologiai rimasti, le strade sono solo due, o chiudere bottega, o andare a lavorare presso i Concessionari, o nei laboratori di Assistenza delle Multinazionali.   Davvero una fine ingloriosa, per dei veri e propri artisti … gli artisti del tempo.
Mario Volpi  
Racconti di questa rubrica
Lascia un commento


Nessun commento
CarraraOnline.com
CarraraOnline.com
Torna ai contenuti