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Sezione a cura di Mario Volpi
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L'onor del mento

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Nel  secolo scorso era ancora molto alla moda portare con orgoglio la barba.  Per militari, professionisti, e sopratutto insegnanti, era un'attestato  d'importanza sociale, che, molto spesso non rispecchiava la realtà.  Oggi la rasatura si effettua con strumenti altamente tecnologici, ma c'è  ancora qualcuno che tiene in particolar modo...all'onor del mento!

Tra i misteri ancora irrisolti che riguardano l’evoluzione della specie umana, uno dei più affascinanti è certamente il perché della barba nel maschio dell’animale uomo.
I genetisti periodicamente formulano tesi, che puntualmente, dopo qualche tempo, altri studi smentiscono. Così si è stabilito che non è un’attrattiva sessuale, che non serve a proteggere nulla, e soprattutto non si capisce il perché alcune popolazioni, come ad esempio i nativi americani, ne siano completamente prive. Recenti ricerche antopologiche, azzardano addirittura che la barba servirebbe non per attrarre le femmine, ma per intimorire gli altri maschi. Accantonando la risoluzione di questo mistero, l’onor del mento, ha accompagnato per millenni il maschio umano, cambiando nel corso del tempo simbolismi, e motivazioni nel modo di possederla e di curarla. Gli Assiri importanti la portavano squadrata, mentre i Greci la preferivano arricciata e corta. Per i Romani la barba fluente era simbolo di saggezza e potere, simbolismo arrivato intatto fin al Rinascimento, dove il grande Michelangelo scolpì il suo Mosè con una lunga barba, e nell’affresco della Cappella Sistina la nascita di Adamo, è un Dio barbuto a donare la vita. Per secoli però, non si poté negare che la barba fosse un fastidio fisico, prima che estetico, si sporcava durante i pasti, ed era ricettacolo per pulci e zecche. Agli inizi del XIX secolo, in Italia solo le persone più agiate potevano permettersi di frequentare una barberia. Il barbiere, un tempo, non solo radeva la barba, ma curava e acconciava anche baffi e pinzo, in quei tempi simbolo di prestigio, tra le persone più ricche. La rasatura dal barbiere era un vero e proprio rito, che includeva l’uso di panni caldi, acqua tiepida, saponi emollienti, e per finire, pomate dopobarba profumate. L’accessorio principe per la bisogna, era il rasoio a mano libera. Questo strumento è antichissimo, e anche se nei millenni ha cambiato la sua forma, e stato da sempre oggetto di sentimenti di odio-amore, da parte degli uomini. Infatti, era molto facile procurarsi ferite anche serie, con quest’affilatissimo strumento, com’era scontato un fastidioso arrossamento, con sensazione dolorosa, usando un angolo di rasatura errato. Quindi i barbieri con “la mano più leggera,” erano i più ricercati, soprattutto se sapevano mantenere affilato il rasoio, a tal proposito, specialmente nel sud Italia si narra di barbieri, che destinavano ai clienti più facoltosi e importanti, un loro rasoio personale, riposto con cura in una specie di casellario con il nome. La manutenzione del rasoio non era né semplice, né facile. Oltre a una scrupolosa pulizia per evitare ruggine e infezioni, andava affilato quasi giornalmente con pietre particolari, e il filo ravvivato continuamente prima dell’uso con la coramella, una striscia di cuoio, fissata alla parete a un’estremità, mentre l’altra era provvista di un manico. Su questa striscia di cuoio, si spalmavano paste abrasive, più o meno fini, mescolate e tenute sulla superfice, da oli profumati con essenze. Il rasoio a mano libera, era tramandato di generazione, in generazione, nelle famiglie più indigenti, per via del suo alto costo, e spesso l’imperizia nel suo uso, soprattutto nei giovani, provocava gravi conseguenze. Fu proprio per ovviare a questa situazione che al Sig. Gillette, un americano di Boston, venne in mente una soluzione. Si dice che fu proprio mentre si stava facendo barba con un rasoio che non tagliava, che gli balenò alla mente una soluzione. Una lama usa e getta, da usare una sola volta, quindi sempre affilatissima. Qualcosa di simile però, esisteva già, e consisteva in una lama da inserire in un attrezzo simile in tutto per tutto, a un rasoio a mano libera, oltretutto anche questa da affilare periodicamente. Così con un suo amico meccanico, divenuto poi suo socio, pensò a uno strumento completamente nuovo, in cui la lama non dovesse più essere affilata, e che non potesse in alcun modo ferire chi la usava. Eravamo nel 1901, e nacque così il primo rasoio di sicurezza, degno di questo nome, che dopo un’iniziale diffidenza da parte della gente, ottenne un successo mondiale che continua tutt’oggi. Io ricordo ancora le rasature di mio padre, che, essendo la mia casa come la maggior parte di quelle d’allora, sprovvista di una stanza da bagno, avveniva in cucina. Cominciava mettendo la piccola cassetta di legno auto costruita, con un piccolo specchio inserito nel coperchio, sul tavolo. Poi estraeva il pennello, il rasoio, il sapone, e per finire un piccolo contenitore in alluminio. Se era inverno, prendeva un poco d’acqua dalla caldaia della stufa economica, altrimenti la scaldava con un pentolino sul gas. Quindi, controllava la lametta dentro il rasoio, che per motivi economici usava fino a quando il filo reggeva, poi cominciava a insaponarsi il viso. Ricordo con una punta di nostalgia, la lunga “strada” che il rasoio di sicurezza tracciava sul suo volto, privandolo di quella schiuma simile a neve, che lui sciacquava nel pentolino per riprendere da capo. Ogni tanto il lunedì mattina, giorno di mercato, si recava a Carrara, in Piazza Mazzini, di fronte all’Accademia di Belle Arti, dove un signore con un piccolo banco posto su cavalletti, ripeteva come un Mantra, una frase, che dopo sessant’anni ricordo ancora. “ E’ la lama americana… quattro pacchi cento lire,” dove lui si riforniva di lame, che non essendo di marca, costavano molto meno. Io come figlio del progresso, dopo le prime barbe fatte con la lametta, per ragioni di praticità, e di tempo, ho sempre usato il rasoio elettrico, che uso ancora. Nel frattempo il rasoio di sicurezza si è sempre più evoluto, diventando, aimè, egli stesso usa e getta, cambiando la sua architettura, e il numero delle lame. Nonostante ciò qualcuno continua a preferire il rasoio a mano libera, affermando che solo un nobile strumento sia degno di occuparsi …dell’onor del mento.
Mario Volpi
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