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Chi trova un amico...

Racconti
Spetta/Le Redazione
"Chi trova un amico trova un tesoro" mai un adagio fu più azzeccato di questo, quando un vento gelido...

Virgilio e Astolfo, erano cresciuti insieme, ma la loro posizione sociale era molto diversa. Astolfo, che oltretutto dovrà fare i conti per tutta la vita con questo nome, “importante, ” era figlio del padrone della fattoria, dove Virgilio, era l’ultimo di cinque figli del suo mezzadro, Cleò(Cleonte). Sempre insieme fin dalla più tenera età, i due ragazzi erano molto diversi tra loro, sia caratterialmente, che fisicamente. Virgilio era sempre stato un bambino ben sviluppato morfologicamente, con un carattere forte e deciso che sapeva trarsi d’impaccio in ogni situazione, mentre Astolfo, aveva un fisico tendente alla pinguedine, situazione che nell’età adulta lo avrebbe fatto stare perennemente a dieta, e frequentare con assiduità, la palestra. Poco sicuro di se, si appoggiava, anche nel gioco, completamente a Virgilio, che assumeva sempre più spesso il ruolo di leader. Nelle loro scorribande nel bosco, Virgilio, cercava sempre di trarre un qualche vantaggio, dalle risorse che trovava in natura. Così portava a casa, ranocchi, bacche, lumache, e funghi, non disdegnando di azzardare con la sua infallibile fionda, qualche tiro a tortore e piccioni. Astolfo, cercava di imitarlo, ma mentre Virgilio, trovava pieno consenso e gratitudine dai genitori per il cibo che portava, la risposta che puntualmente riceveva Astolfo era invece ”butta via quella porcheria!” Dopo le elementari, Virgilio, arrivò a finire con difficoltà le medie, per poi andare a lavorare come apprendista in una segheria, mentre Astolfo, proseguì con notevole profitto nello studio, e ad appena ventidue anni si laureò in Economia e Commercio, con il massimo dei voti. Pur essendo di due ambienti sociali diversi, i due ragazzi continuarono a frequentarsi assiduamente, soprattutto per dare sfogo alla loro passione comune: la caccia. Astolfo, dopo pochi anni creò uno studio di commercialista tutto suo, che in poco tempo, triplicò il giro d’affari, obbligandolo ad assumere personale in aiuto, mentre la dea bendata non fu altrettanto generosa con Virgilio. Il settore lapideo entrò in crisi, e molte segherie chiusero i battenti, tra cui anche quella in cui aveva lavorato da quasi dieci anni. Ma il carattere forte del ragazzo, lo aiutò nel reagire a questa situazione di disagio, passando con disinvoltura a fare diversi mestieri, come il falegname, il camionista, per finire come panettiere in un forno cittadino. Quando avevano tempo, i due amici si trovavano per andare a caccia anche in altre zone, come la Maremma, o la vicina Reggio Emilia. Astolfo cercava di non mettere mai in difficoltà finanziare l’amico, che d’altro canto, non era uso a lamentarsi della sua situazione, e accettava con disinvoltura tutto ciò che l’amico gli elargiva, come scatole di cartucce, viaggi con la sua macchina, pranzi durante le trasferte, e così via. In cambio Virgilio enormemente più esperto nell’arte venatoria, regalava all’amico il bottino di caccia, cosa che inorgogliva Astolfo. Un giorno, Virgilio ricevette una telefonata dall’amico che lo invitava per il sabato seguente a una battuta al camoscio, in Valtellina, che un suo cliente gli aveva offerto a un prezzo stracciato. Virgilio accettò con piacere e il venerdì dopo partirono. Si sistemarono in uno splendido rifugio in alta quota, e dopo poco l’organizzatore, gli fece vedere i fucili con ottica che avrebbero usato, e spiegò loro le ferree regole d’ingaggio del selvatico. Prima dell’alba la guida venne a prenderli e partirono. Quando cominciò ad albeggiare i due giovani restarono affascinati dal maestoso spettacolo che le Alpi offrivano loro. Immense e profonde vallate di smeraldo, sembravano volersi arrampicare su vertiginosi precipizi di grigia roccia nuda, che salivano verticalmente, quasi volessero forare il cielo. Le aguzze cime imbiancate, già illuminate da un pallido sole, sembravano voler trattenere le soffici nubi, quasi volessero coprirsi con quei vaporosi piumini, il maestoso e solenne volo di un’aquila in caccia, completarono quel bucolico paesaggio. Il cammino in salita riprese, facendoli sudare, mentre un gelido vento di tramontana, cominciava ad accarezzare, con le sue dita di ghiaccio, le umide schiene dei due giovani, che ogni tanto avevano dei brividi. Astolfo era vestito con una morbida, e costosa giacca di pelle di camoscio, mentre Virgilio, aveva una ben più modesta cacciatora in fustagno. Durante una sosta, Virgilio disse quasi con noncuranza ad Astolfo” peccato che stai facendo tutta questa fatica per nulla” “come sarebbe!” Esclamò sorpreso l’amico. Virgilio, si schernì un poco prima di affermare” nessun camoscio ti passerà vicino, senti come puzza la tua giacca? Loro sentiranno l’odore della morte e non si avvicineranno mai” “ ma davvero?” Chiese stupito Astolfo “ Non ci avevo pensato, e ora?” “ Prendi la mia” propose generosamente Virgilio, a me di prendere un camoscio non importa nulla.” Dopo aver fatto lo scambio, ripresero il cammino. Il guardacaccia li mise ognuno al loro posto, e la battuta ebbe inizio. Intanto il gelido vento aumentò d’intensità, costringendo Virgilio ad alzare il bavero della giacca, che lo proteggeva in modo egregio. Dopo due ore, causa vento forte, la battuta finì senza prede. Astolfo, mezzo assiderato tremava violentemente, tanto che Virgilio, gli disse, “riprenditi la giacca” “ grazie dello scambio” disse Astolfo, e con enorme faccia tosta Virgilio rispose “a cosa servirebbero se no gli amici!”
 
Mario Volpi
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