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Una popolazione pericolosa

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Un combattente per la propria libertà, è considerato dalla propria gente un eroe, mentre per l'oppressore è solo un ribelle, o peggio un terrorista. Questo è ciò che è avvenuto nei secoli alla gente carrarina, tanto che ancora oggi, siamo considerati da molti "una popolazione pericolosa!",


Mio nonno, classe 1909, nativo di Codena, mi raccontava che quando andò “p’r soldat” (per soldato) ovviamente negli alpini, i “nonni, ” ossia i congedanti del contingente precedente, quando seppero che era di Carrara, si astennero da fargli i soliti scherzi di nonnismo, a quel tempo feroci e frequenti, perché i carrarini avevano fama di essere gente “dura come il marmo.” Questo in parte è vero, ma la nostra scontrosità, che abbiamo ereditato per via genetica, ha una ragione più che valida. Carrara ha una storia bimillenaria, in quanto, la zona si sa abitata dalle popolazioni Liguri Apuane già dal IX secolo a.C., anche se notizie documentate della sua fondazione risalgono solo al 945. Se pur minuscola, questa cittadina ha avuto, il pregio, o la sfortuna, di essere stata fondata in posizione strategica, ossia all’incrocio di due importantissime strade dell’antichità; la Francigena, e la Via del Sale. Questa posizione ha favorito il contatto della sua popolazione con altre culture, facendola intellettualmente progredire, ma dall’altro, l’ha esposta a essere vista dal potente di turno come un’appetibile preda. L’elenco delle dominazioni subite, sarebbe lungo e noioso, partendo dai Romani che dopo una cocente sconfitta da parte dei Liguri Apuani, ne deportarono oltre 40.000, mettendo al loro posto, coloni del Sannio, con l’unico risultato che queste popolazioni, giudicate “più mansuete” s’integrarono così bene con i pochi residenti rimasti, che diventarono anche loro aggressive e feroci, tanto che continuarono a combattere i romani fino alla caduta dell’Impero. Come detto in precedenza quindi, queste due vere e proprie autostrade medievali, favorivano la circolazione delle merci e delle idee, ma aimè, anche gli spostamenti degli eserciti. Nella nostra epoca, lo spostamento di migliaia di uomini, è una cosa relativamente facile, ma a quel tempo, oltre a dovere avanzare con il cavallo di San Francesco, per giorni o settimane, vi era un problema ben più grande; il rifornimento alimentare. La conservazione degli alimenti non era ancora stata inventata, se si escludono i pochi insaccati, riservati però solo ai ricchi, essendo il sale, più prezioso dell’oro, quindi ci si riforniva saccheggiando e depredando, usando senza parsimonia la spada, a discapito delle popolazioni incontrate sul cammino. Ecco dunque il perché della scontrosità dei carrarini verso gli stranieri, evidenziata dal detto in dialetto “ i s’n stes’n ‘n cà soa” (se ne stessero a casa loro) ed essendo queste scorrerie, cicliche, non è facile dagli torto. Per difendersi dai saccheggi, e nello stesso tempo sopravvivere, le popolazioni carraresi (io preferisco usare il termine carrarine) inventarono in primo comune “federale” della storia, ossia i Paesi a Monte, o Viciniee. Disposti in circolo quasi come una corona attorno alla città, questi paesi, piccoli, e posti in luoghi ben difendibili, e difficilmente accessibili, nel corso dei secoli, si sono specializzati, in alcune attività produttive, rendendo i loro abitanti, anche se ancora sotto il controllo centrale di Carrara, autonomi per quanto riguardava le risorse alimentari, e molto più liberi anche dal punto di vista amministrativo. Ogni paese aveva un “consiglio delli boni omini” una sorta di mini-parlamento, per prendere decisioni che riguardassero la comunità, ma in alcuni casi per disbrigare la giustizia, ed eventuali controversie territoriali. Erano anche proprietari, secondo la loro posizione geografica, di cave, o mulini, da amministrare in proprio, cosa non facilmente concessa al tempo. Del resto, molti Signori, avevano dovuto sperimentare sulla propria pelle, la scarsa propensione dei carraresi a essere sfruttati o maltrattati. Molti di essi, come uno dei tanti Vescovi della vicina Luni, pagarono con la vita la loro sete di potere. Quasi ciclicamente i carraresi si ribellavano al dominatore di turno, fosse esso un Duca o un Prelato, incendiando archivi e strutture del potere, ecco perché oggi, esistono pochissimi documenti che raccontano la storia amministrativa di Carrara. Nei paesi posti proprio sulle vie di grande comunicazione come la Via del Sale poi, gli abitanti possedevano un’apertura mentale più “moderna, ” dovuta alla frequentazione di stranieri. Un esempio evidente è certamente il paese di Gragnana. Nel medioevo sfidò apertamente sia il potere dello stato centrale, sia quello della Chiesa, chiedendo più equità sociale, tanto che durante il tribolato Risorgimento Italiano, fu la culla per la nascita di movimenti libertari, come il movimento Anarchico, e Mazziniano, quest’ultimo trasformatori in epoca moderna, nel Partito Repubblicano Italiano, oggi scomparso. Colonnata, in origine composta di case costruite dai cavatori stessi, con il materiale di risulta delle lavorazioni, è nata soprattutto per consentire a questi lavoratori di essere più vicini al posto di lavoro. Data la natura impervia del territorio circostante, inadatto a ogni forma di agricoltura, nel corso dei secoli, la popolazione ha imparato la concia del lardo all’interno di grandi conche di marmo, alimento povero, ma ricco di grassi, perciò molto energetico, necessario per dare sostentamento a persone sottoposte ad un lavoro così massacrante. Codena, e Bedizzano erano considerati paesi a economia “mista, ” ossia dediti alla pastorizia, e coltivazione delle castagne, oltre che il lavoro alle cave. Torano, era chiamato il “paese degli artisti” perché molti scultori, e ornatisti famosi, erano nati in quel paese. L’origine del suo nome negli ultimi anni, è al centro di nuovi studi storici. Si pensa, che il simbolo della ruota, presente nel gonfalone di Carrara, con la scritta in latino “fortitudo mea in rota” ossia (la mia forza sta nella ruota,) e da sempre visto simboleggiare i carri che trasportavano i marmi, in realtà non voglia rappresentare quello. La nuova teoria pensa che la ruota a sei o otto raggi, sia in realtà il simbolo di un antico dio, Taranis, in pratica il Giove celtico, raffigurato con una folgore in una mano, e una ruota nell’altra. Si pensa che gli antichi cavatori temessero molto i fulmini in montagna, e venerassero così profondamente questo dio, da mettere il suo nome, storpiato poi nei secoli, anche al paese. Fontia era la carbonaia di Carrara. Da sempre grande produttore di carbone di legna, nel medioevo era meta di “lavoratori stranieri stagionali, ” di solito toscani dell’Amiata, proprio per fare le carbonaie. Sorgnano, al pari degli altri paesi carrarini è antichissimo, già esisteva nel 1100 con il nome di Solegnanum, è l’unico a non essere collegato alle lavorazioni del marmo. In Era medievale, era dedito all’allevamento e alla pastorizia, con predominio, all’interno nei suoi boschi rigogliosi, di maiali tenuti allo stato brado. La sua posizione con una costa esposta al vento marino favoriva anche la coltivazione della vite. Ultimo paese, Castelpoggio, o Casaponci come si chiamava nell’antichità. Da sempre paese-dogana, con pagamento di dazi e gabelle, per chi entrava o usciva dalla valle Apuana, è situato proprio sulla Via del Sale, e su un ramo secondario della via Francigena. Un tempo vi erano anche alcune piccole cave per l’estrazione del preziosissimo Rosso di Castelpoggio, marmo oggi introvabile, con cui si realizzarono importanti opere anche all’interno della Chiesa delle Grazie alla Lugnola. Carrara, poi, è da sempre considerata Centro Europeo del Movimento Anarchico, tanto che, caso unico in Italia, vi è un monumento a un assassino, Gaetano Bresci, l’anarchico che uccise il Re Umberto I. Quindi la popolazione carrarina, non è pericolosa, ma solo innamorata, e gelosissima della propria libertà.

Mario Volpi 7.07.2020
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