Il mago - carraraonline.com

Sezione a cura di Mario Volpi
Vai ai contenuti

Il mago

Una Volta Invece

Cara Redazione

Tra gli animali un cambiamento troppo repentino di un habitat, porta alcune specie, solitamente le più specializzate all'estinzione. I biologi dicono che questo è un male perchè impoverisce la biodiversità. E tra gli esseri umani? Non facciamo forse anche noi parte di questo ecosistema?

Il mago
Purtroppo “‘L Murin” (il Morino) come lo chiamavamo noi affettuosamente per via della fluente capigliatura corvina che aveva da ragazzo, ci ha lasciato!... Per sempre. Al funerale, noi che abbiamo passato con lui tutta la nostra adolescenza, lo abbiamo ricordato per quello che è sempre stato, un vero e proprio mago delle auto. Ha iniziato come apprendista in una delle prime officine di riparazioni, ed era tanta e tale la sua passione, che in pochi anni ne era diventato il punto di riferimento, per competenza e disponibilità. Eravamo nei primi anni sessanta, e la Fiat 600 la faceva da padrona. Era l’auto dei professionisti, e delle persone benestanti, ma anche dei primi “figli di papà” come a quei tempi si usava chiamare i figli dei ricchi. Questi mal sopportavano le scarsissime prestazioni del motore da appena ventuno Cv, che riusciva a stento a raggiungere i 95 Km l’ora. Anche l’aspetto esteriore della seicento, non era un gran che, piuttosto alta da terra, con i pneumatici bicolori, era stata progettata per trasmettere un senso di eleganza, non certo di grinta sportiva. E qui che il Murin interveniva, con la “nazionale” sulle labbra e gli occhi semichiusi per il fumo, spiegava quali parti lavorare o sostituire. “Truccare” le auto, come al tempo si chiamavano le elaborazioni, era, soprattutto tra i giovani, di gran moda, e ai migliori come il Murin, il lavoro non mancava di certo. Queste elaborazioni erano più o meno complesse ed efficaci, secondo quanto il cliente intendeva spendere. Alcuni si limitavano ad appiccicare all’auto qualche adesivo di un olio speciale, a dipingere sulla fiancata un numero e la scritta “squadra corse,” e a sfondare il silenziatore della marmitta per provocare un rombo più aggressivo, mentre altri pretendevano lavori più complessi come abbassare la testata, la lucidature delle luci di scarico e aspirazione, montaggio dei mitici carburatori Weber a doppio corpo, abbassamento delle sospensioni, e perfino la cromatura dei cilindri. Io ero molto amico con il Murin, e spesso al bar ci confidavamo le nostre paure e i nostri sogni di adolescenti. Fu proprio durante una di queste chiacchierate che mi disse che era intenzionato ad aprire un’officina tutta sua, e che avrebbe avuto piacere se io avessi lavorato con lui. Gli risposi che ero onorato per la fiducia che aveva in me, ma io di auto non ne capivo nulla e non m’interessavano, perché a me piaceva un altro tipo di meccanica. Comunque lo aiutai nella costruzione della tettoia del nuovo capannone, dove si era installato, e da dove cominciò la sua carriera di meccanico preparatore. Qualche anno prima, e con conoscenze tecniche diverse, anche l’ing. Carlo Abarth, si lanciò nel mondo delle elaborazioni, quasi mitiche erano le sue famose marmitte, in acciaio inossidabile, che producevano un rumore inconfondibile. Inventò e mise in commercio uno dei primissimi kit di elaborazione per la Fiat seicento. In realtà questi erano due, venduti in una cassetta di legno, dove oltre ai pezzi, e al libretto d’istruzioni, vi erano anche gli utensili necessari per il montaggio. I costi però non erano popolari, si partiva dalle 250.000 lire del più completo, per arrivare alle 52.000 lire di quello ridotto. Sapendo che una seicento nuova costava 590.000 lire, si vede che era roba da ricchi. Ed è proprio qui che interveniva il Murin! Che riusciva ad ottenere ottime prestazioni con costi sensibilmente inferiori.
In pochi anni era diventato una vera istituzione nelle elaborazioni, era talmente conosciuto che i clienti arrivavano perfino da fuori provincia. Divenne venditore esclusivo di additivi, e oli da competizione, e spesso era invitato nei circuiti, dove correvano le auto da lui preparate. Cominciò anche a elaborare le 500, che erano molto più spartane, ma che proprio per questo si prestavano meglio alle sue vistose preparazioni. Anch’io non resistetti al fascino della velocità, e gli feci truccare la mia prima 500L con ottimi risultati, ricordo ancora la “birra” che davo ai semafori alle più potenti 850 Coupé Fiat. Purtroppo, come tutte le cose belle, quel periodo incantato di benessere economico stava finendo, e non solo in Italia. Nel 1973 la crisi petrolifera mise in ginocchio l’Industria dell’auto che vide crollare le vendite, il prezzo del carburante schizzò alle stelle, e fu addirittura istituita una legge che impediva alle auto di circolare la domenica e nei giorni festivi. “Austerità” era la parola che si sentiva pronunciare più spesso, tanto che quando si arrivò a Natale, le luminarie nelle città furono abolite, per risparmiare energia elettrica. Anche per il Murin il lavoro crollò di colpo, dovette licenziare la maggior parte dei suoi operai e si ritrovò, per sopravvivere a tornare a riparare auto, attività che non lo entusiasmava. Oltretutto il progresso compiva passi da gigante, l’elettronica s’impadroniva sempre più dell’auto. Pezzi un tempo fondamentali come il carburatore, lo spinterogeno, le puntine o la bobina, erano spariti, sostituiti dalla centralina elettronica. Ora erano i maghi del computer a truccare le centraline, senza svitare neppure un bullone. Il Murin fu subito tagliato fuori dalla nuova tecnologia, e alla fine, ultimo dinosauro, smise l’attività nel 2000. Senza eredi, passava le sue giornate al bar, dove con l’eterna sigaretta tra le labbra, ingannava con una falsa allegria, il rimpianto dei suoi giorni gloriosi.

Volpi Mario
Racconti di questa rubrica
Lascia un commento


Nessun commento
CarraraOnline.com
CarraraOnline.com
Torna ai contenuti