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Certificare il tempo

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
I "furbetti del cartellino" d'ora in poi avranno qualche problema a continuare il loro giochetto, la tecnica li ha sconfitti...almeno si spera!

La produzione industriale, come noi oggi la concepiamo, anche se in forma molto primitiva nacque in Europa, e precisamente attorno alla metà del 1700, in Inghilterra. I settori interessati furono molteplici, ma i più importanti senza ombra di dubbio, furono quelli agricoli, tessili e metallurgico-estrattivo. Oggi questo periodo è chiamato la prima rivoluzione industriale, e provocò alla gente più sofferenze che benefici. Gli attori principali di questo periodo storico furono soprattutto gli agricoltori, che nei tempi morti, o durante le giornate di cattivo tempo, si dedicavano alla filatura, cardatura, e tessitura, del cotone, portato a domicilio da mercanti che poi passavano a ritirare il prodotto finito. Anche la lavorazione del minerale di ferro era in parte dipendente dall’agricoltura, perché per la fusione era utilizzato solo legname, fornito da un piccolo esercito di taglialegna. Poi di colpo tutto cambiò. Il telaio a vapore, e l’invenzione della spoletta volante, resero non più conveniente l’utilizzo di imprenditori privati, e in più l’invenzione del carbon Coke, permise di fondere in minor tempo, e sfruttare al massimo il minerale ferroso, e a costi più bassi. Così in poco tempo un esercito di persone si trovò senza mezzi di sostentamento, con l’unica soluzione, per non morire di stenti, di recarsi in città per essere impiegati come manodopera a basso costo, nelle prime fabbriche, al tempo molto simili a gironi infernali. Gli operai erano controllati da un capo, completamente assoggettato al padrone, che controllava orari e presenze, e poteva fare su di loro qualsiasi tipo di sopruso, corrispondergli meno salario o licenziarlo senza motivo. Ci vorrà quasi un secolo perché la situazione economico sociale della classe operaia migliori. Questo avverrà intorno al 1870, con l’avvento di quella che fu chiamata la seconda rivoluzione industriale. Questa nuova frontiera produttiva aumenterà in modo esponenziale il numero degli operai, e anche la fabbrica cambia suddividendosi al suo interno in reparti. Ci si accorse subito che è praticamente impossibile gestire correttamente questo enorme numero di persone solo visivamente, così un geniale inventore Williams Bundy, pensò di applicare la tecnologia della neonata macchina da scrivere, a un orologio. Nasce così il primo segnatempo della storia. Era composto da una leva che comandava una serie di rulli e ingranaggi simili a quelli di un orologio. Quando l’operaio inserisce nell’apposita fessura il cartellino, e tira la leva, sullo stesso viene impressa l’ora corrente. Il sistema viene ottimizzato da Alexander Dey, e subirà una ulteriore miglioria da un certo Cooper. Non ha caso questi tre personaggi, in società tra loro, da li a poco fonderanno la IBM. Tutte le grandi aziende si doteranno di questo sistema per la gestione del personale. Ciò permetterà non solo di sapere in tempo reale chi è presente in fabbrica, ma servirà anche a controllare le effettive ore di lavoro di ciascun dipendente. La classe padronale però, non perde l’occasione di sfruttare a proprio vantaggio questa nuova invenzione, così si stabilisce, che un minuto di ritardo nell’entrata, verrà sanzionato da un quarto d’ora di salario in meno, e tre ritardi possono giustificare il licenziamento. Quando avviene la terza rivoluzione industriale, che molti datano alla fine degli anni sessanta, con l’introduzione dell’elettronica, questi segnatempo verranno installati per legge in tutti gli uffici pubblici italiani. L’orologio segnatempo, per molto tempo subisce pochissime modifiche tecnologiche. Il copione è sempre lo stesso, all’entrata della fabbrica vi sono una serie di corridoi obbligati, ognuno con un orologio segnatempo. L’operaio in entrata estrae il proprio cartellino dalla rastrelliera, timbra, e lo pone nella rastrelliera dei presenti. Questo sempre sotto l’occhio vigile del guardiano-portiere. Così, anche se in modo alquanto empirico il datore di lavoro ha subito un’idea di quanti sono i presenti, e gli assenti. Con l’avvento dei reparti, il padrone stringe ancora di più il controllo, esigendo che la timbratura avvenga all’ingresso del proprio reparto di lavoro, quando l’operaio si è già cambiato nello spogliatoio  all’ingresso della fabbrica. Intanto prende sempre più campo nelle aziende piccole e medie, il lavoro a cedola detto anche a “cottimo”. Questo sistema consiste nel dare all’operaio un certo numero di ore per terminare un lavoro, sta a lui non superale, per non lavorare praticamente gratis. Così per stornare da quel monte ore i tempi per i bisogni fisiologici, o piccole pause, si fa ricorso alla timbratura. Intanto la tecnologia va avanti, e fanno la loro prima timida comparsa i cartellini a banda magnetica chiamati in inglese “badge”. Questo nuovo sistema oltre ad essere più moderno, fa risparmiare al datore di lavoro molti soldi, in termini di forza lavoro. La figura del portiere-guardiano, non serve più, in quanto molte Aziende hanno adottato un sistema di tornelli che si aprono solo con il badge personale, in più non serve più neppure l’impiegato addetto a ricopiare e controllare le timbrature, perché vengono memorizzate automaticamente nel server aziendale. Ma come tutte le novità, le persone in malafede trovano subito il modo per ingannarle. Il badge, è personale e viene portato a casa dal lavoratore, questo specialmente e soprattutto, nelle Pubbliche Amministrazioni, dove i controlli sono nulli, fece nascere la figura del “furbo del cartellino.” Questa pratica scellerata consiste nel timbrare l’entrata e poi anziché entrare a lavorare si va a svolgere gli affari propri. Alcuni uffici poi delegavano un impiegato a turno che timbrasse entrata e uscita per tutti, così i “poverini” non avevano neppure il fastidio di presentarsi. Oggi il sistema di timbratura, proprio a causa di questi abusi ha compiuto passi da gigante, realizzando segnatempo che funzionano con l’impronta digitale del dipendente, e qualcuno più sofisticato, specialmente per lavorazioni sensibili, con la retina oculare, o il riconoscimento facciale. Come spesso accade con le nuove tecnologie, però, ci si sta spingendo forse oltre il lecito, con l’utilizzo di geo localizzazione tramite smartphone e tablet. Questo sta generando una discussione se tali strumenti possano in qualche modo ledere la privacy dei dipendenti, sancendo che l’uso di questi sistemi debba sempre essere concordato con i Sindacati, sentendo anche il parere del Garante della privacy. Dal primo segnatempo molta acqua è passata sotto i ponti, ma a distanza di oltre un secolo, e con la tecnologia stellare di oggi, il problema è rimasto immutato; come certificare il tempo!
Mario Volpi 12.10.2020
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