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Apprendista … ingegnere

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione

La nostra Costituzione recita che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro: Questo era vero magari al tempo in cui è stata scritta, ma adesso, per merito sopratutto di una politica scellerata, è ancora così?

Apprendista … ingegnere


Alcuni giorni fa, a Roma per partecipare a un concorso per l’assunzione di appena 300 impiegati all’I.N.P.S., si sono presentati in ventiduemila. Questa la dice lunga sulla fame di lavoro che esiste oggi in Italia.
Questa situazione è da imputarsi, oltre alla crisi globale, sopratutto alle politiche disastrose fatte in Italia dai Governi che si sono avvicendati in questi ultimi decenni. E’ pur vero che oggi i giovani sono attirati soprattutto da professioni cosiddette di “concetto”, trascurando così quelle tradizionali, che avrebbero magari maggiori possibilità di fargli, come si dice in dialetto, “sbarcar ‘l lunar” (sbarcare il lunario). Un gravissimo errore da imputarsi alla politica è la cosiddetta “deregolamentazione” che ha di fatto delegato alle Regioni molte cose riguardanti il lavoro, tra cui anche l’organizzazione, e la gestione dell’apprendistato, con il risultato che, di fatto, questo è stato per decenni quasi abbandonato. Anche i metodi di assunzioni delle Ditte, sono quanto meno bizzarri, perché, per tenere basse le retribuzioni, pretendono di assumere “ giovane neo-laureato con esperienza quinquennale”, di fatto, un vero e proprio paradosso. Così, mentre si assiste ad assunzioni a tempo determinato d‘ingegneri, pagati meno di un facchino, mancano completamente molte figure professionali artigianali, come falegnami, elettricisti, gelatai, cuochi, ecc. Un tempo tutto questo non poteva accadere. Per prima cosa esistevano le scuole professionali, che si chiamavano “avviamento” proprio perché il loro compito era di avviare al lavoro. Esistevano due categorie di scuole, quelle tecniche, e quelle commerciali. Le materie che vi si studiavano, erano attinenti alla futura professione dell’allievo. Quello tecnico, comprendeva molte ore di “officina” dove l’allievo, imparava a usare sia le macchine utensili, che a eseguire lavori prettamente manuali, come saper limare, o tracciare un pezzo. Di contro il commerciale, preparava all’uso della macchina per scrivere, a stenografare velocemente, e soprattutto preparava nella conoscenza, e allo studio della lingua italiana, per essere in grado di compilare perfettamente una lettera commerciale.
I ragazzi che erano già impiegati nel mondo del lavoro come” apprendisti”, usufruivano di due pomeriggi settimanali retribuiti, in cui dovevano frequentare la scuola, che comprendeva, oltre ai concetti basilari d’italiano e matematica, un approfondimento del settore tecnico in cui operavano, tenuto da un operaio esperto. Il datore di lavoro, poteva “mettere in forza” come si diceva al tempo, l’apprendista senza alcun onere finanziario, garantendo così al giovane una copertura certa, per una futura pensione, e un’assicurazione per eventuali infortuni. Chiaramente il compenso era spesso irrisorio, ma bisogna dire che l’apprendista del tempo raramente aveva più i sedici anni. Dopo il servizio militare, al tempo obbligatorio, l’apprendista era passato “operaio”, con salario adeguato, e con tutte le responsabilità che questo passaggio comportava. Questo sistema permetteva di formare degli eccellenti artigiani, padroni del loro mestiere, che spesso dopo pochi anni, si mettevano in proprio, fornendo così un’altra fonte di reddito e di lavoro per la Società. Oggi invece, vi è una vera e propria inflazione di laureati, che spessissimo, oltre a faticare enormemente a trovare lavoro, quando lo trovano, questo è spesso a tempo determinato, con salari imbarazzanti, e con mansioni non adeguate alla loro qualifica. I Centri di collocamento, hanno da qualche tempo fallito nel loro compito di “trovare” lavoro alle persone, mentre sempre più spesso, è Internet o il passaparola a surclassarli nel procurare un impiego. Questa vera e propria moda, o mania del famoso “pezzo di carta”, sta sconvolgendo il mondo del lavoro, dove ingegneri, avvocati, psicologi, ecc, sono a spasso, o devono accontentarsi di lavori di molto inferiori alla loro qualifica, mentre mancano assolutamente, molti artigiani in vari campi, dall’edilizia, alla meccanica, dall’infermieristica ai sevizi turistici e commerciali. Un vecchio adagio recita “vale più la pratica che la grammatica”, niente di più vero, anche per le qualifiche più elevate, è necessario un periodo di apprendistato, con un affiancamento a una persona più esperta, questo a garanzia anche dell’utilizzatore dei servizi, sicuro di rivolgersi a una persona veramente esperta, e affidabile, e che conosce veramente a fondo il proprio mestiere.

Mario Volpi
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