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Catastrofi annunciate

Attualità
Spetta/le Redazione
Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Mai come in questo caso un antico adagio fu più azzeccato.

Secondo i geologi più illustri, il pianeta Terra, è una signora di mezza età, e quindi ancora geologicamente vitale. Questo comporta che il suo rovente “respiro” fuoriesca ancora dai circa millecinquecento vulcani attivi conosciuti. Fino dalla Preistoria, l’uomo aveva scoperto che era conveniente abitare in prossimità di vulcani attivi, per via dell’eccezionale fertilità del suolo, dovuta alle ceneri delle precedenti eruzioni, che permettevano anche tre raccolti in un anno. Questo in parte controbilanciava il rischio che in ogni momento il villaggio fosse spazzato via dalla lava che poteva eruttare impetuosa e senza preavviso. Da quel tempo sono passati migliaia di anni, e l’uomo, pur avendo imparato molto sulla fisica di questi giganti di fuoco, pare non preoccuparsi minimamente delle conseguenze catastrofiche che comporta il vivere sulle pendici di un vulcano attivo. L’Italia, purtroppo, ha il poco invidiabile primato, di avere sul proprio territorio, uno dei vulcani più pericolosi d’Europa; il Vesuvio. Alto appena 1281 metri, si trova in Campania, e sovrasta il Golfo di Napoli, assieme all’omonima città Metropolitana. Noto fin dall’antichità per la sua pericolosità per via delle sue eruzioni esplosive, tuttavia ciò non ha impedito che sui suoi fianchi, e nelle immediate vicinanze, a tutt’oggi, vivano  quasi un milione di persone. Ma le cattive notizie non finiscono qui. Alcuni anni fa in un laboratorio negli Stati Uniti, è stato messo a punto un logaritmo per tracciare con accettabile precisione le dimensioni, e la profondità della caldera di un vulcano attivo. Ebbene si è così scoperto che quella del Vesuvio che si credeva relativamente modesta, non solo è abbastanza in superfice, ma è anche enorme, di quasi 650 Km quadrati, in grado di contenere miliardi di metri cubi di lava rovente. Il Vesuvio è uno dei vulcani più strettamente sorvegliati al mondo, e oggi la scienza è in grado di misurare significativi cambiamenti dal rigonfiamento del suolo, all’emissione di gas rari, o alla frequenza di micro tremori, tutti segnali che annunciano una possibile eruzione. Gli esperti presumono che vi sia un’alta probabilità, che entro questo secolo il Vesuvio erutti ancora. Il problema è che nessuno può stabilire con una accettabile precisione, quando questo accadrà, e dare in anticipo un allarme con il conseguente sgombero di un milione di persone. Certamente senza una certezza scientificamente sicura, nessun funzionario, vorrà mai prendersi una tale responsabilità. Ma supponiamo che questo avvenga, e che nessuna persona venga interessata dall’eruzione, ma cosa ne sarà della città? Nel 79 d.C. Pompei venne sepolta da circa sette metri di pomici e ceneri, mentre Ercolano più vicino, fu letteralmente bruciato dai flussi piroclastici a mille gradi di temperatura, che scivolavano giù dal Vesuvio a settecento chilometri all’ora. Gli altri vulcani italiani sono situati sulle isole, uno sull’isola di Stromboli, chiamato dagli isolani “Iddù” (lui) e l’altro  in Sicilia, l’Etna, ma considerati meno pericolosi per via delle loro eruzioni di tipo effusivo. Ma pochi sanno che un vero e proprio super vulcano giace sul fondo del mar Mediterraneo, e si estende nientemeno che da Palermo fino a Napoli. Questo vero e proprio mostro geologico, chiamato Marsili, è stato scoperto appena nel 1920, e di lui si sa poco o nulla. In questi anni si è solo appurato che è ancora attivo, e che la sua cresta più elevata arriva a cinquecento metri dalla superfice del mare. Gli esperti s’interrogano sulla pericolosità in caso di una sua eruzione, e i pareri sono contrastanti. C’è chi dice che il tutto finirebbe con un affioramento di pomice, e ceneri, mentre altri ipotizzano terribili tsunami che si abbatterebbero sulle italiche coste. Di sicuro questi enormi super vulcani sono più pericolosi quando sono situati sulla crosta terrestre. Un esempio è lo Yellowstone, negli Stati Uniti, che da il nome a uno dei Parchi naturali più belli ed antichi del mondo. Questo mostro di fuoco, è tutt’altro che addormentato, e prova ne sono le acque termali e le fumarole che punteggiano il territorio del Parco. Gli scienziati hanno ipotizzato che erutti con conseguenze catastrofiche per tutto il pianeta ogni 700.000 anni circa, quindi, calcolando quando è avvenuta l’ultima, noi per almeno settantamila anni siamo relativamente al sicuro. Non possono invece avere la stessa tranquillità gli abitanti della California. Questo Stato americano è attraversato per oltre 1200 Km da una frattura tettonica chiamata “Faglia di S. Andrea.” La placca continentale nordamericana “striscia e preme” contro la placca pacifica, che va nel senso opposto. Questa frizione genera un forte attrito, e quando la roccia non potendone più sopportare la forza si frantuma, scatta in un senso e nell’altro, dando origine a terremoti spaventosi. Sismi catastrofici lungo questa importantissima faglia si sono già verificati in passato, come quello del 1906, che ha causato immani devastazioni, con la quasi totale distruzione della citta di S. Francisco, soprattutto a causa dagli incendi scoppiati negli edifici ancora prevalentemente in legno, dopo il terremoto di 8 gradi della scala Richter. Nonostante questo però l’uomo ha ricostruito la città nel medesimo luogo, anzi ora è immensamente più grande e popolosa. Oggi gli scienziati hanno ipotizzato che entro un ventennio possa accadere in California quello che gli americani aspettano e temono, chiamato il Big One, (grande) ossia un terremoto di grado 7 o oltre della scala Richter. Hanno anche stabilito che dall’ultimo terremoto, le due placche sono ancora incastrate l’una contro l’altra, e sono in “debito” di uno spostamento di oltre sette metri. Va da se che uno scatto di tale proporzioni sarebbe estremamente distruttivo per ogni tipo di costruzione, da quelle in legno, al cemento armato. Le esercitazioni per preparare Servizi Sanitari, Vigili del Fuoco, Polizia, e popolazione si susseguono al ritmo anche di due all’anno, ma nulla potrà evitare una vera e propria catastrofe ambientale, e speriamo vivamente che sia solo di tipo materiale. Quindi la mia domanda è questa; un tempo, abitare in luoghi pericolosi come i vulcani aveva un valido motivo, ma oggi?
Mario Volpi 5.11.22
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