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Un pieno d'intelligenza

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Il  mondo dell'auto, è di fatto giunto ad una svolta. Accantonato da molte  Case il motore Diesel, si punta sempre di più a sistemi innovativi, come  l'idrogeno, o la corrente elettrica. Anche se sommersa, è in corso una  guerra economica senza precedenti, che riserverà per il vincitore, un  premio molto consistente. Il monopolio per la costruzione di quasi un  miliardo di auto del futuro.


La tragica morte di Sergio Marchionne, ha aperto un dibattito, su quale sarà il futuro in Italia, della Fca, acronimo di Fiat Chrysler Automobiles N.V. in Italia.
Poche invenzioni tecnologiche hanno avuto un così rapido sviluppo nel mondo come l’automobile. Qualcosa di simile a un’auto, fu inventato già nel 1769, era a vapore e fu chiamato “il carro di Cugnot.” Ma la vera antenata dell’automobile moderna, fu costruita da un ingegnere tedesco, Nikolaus August Otto, nel lontano 1876, era dotata del primo motore a combustione interna a quattro tempi, subito seguita in pochissimi anni, da altri modelli, spesso fantasiosi, o poco pratici, come il triciclo motorizzato a tre ruote, progettato e costruito a Verona da un italiano, Enrico Bernardi nel 1884. Il vero balzo tecnologico avvenne, come spesso accade, a ridosso della Prima Guerra Mondiale, dove i Generali, avevano capito che il motore a scoppio avrebbe definitivamente sostituito il traino animale, con più efficienza e velocità, sia per la logistica, che durante le battaglie. Nacquero così le prime fabbriche dedicate a questo scopo, che misero sul mercato le prime auto prodotte industrialmente. Finita la guerra, in brevissimo tempo, grazie anche al costo astronomico dei primi modelli, l’automobile, possibilmente enorme e lussuosa, diventò un ambitissimo “Status Symbol” delle classi più agiate. Negli Stati Uniti però, un giovane imprenditore, ebbe un’idea per abbassare il costo dell’auto, e renderla accessibile quasi a tutti. Per raggiungere quest’ambizioso traguardo, era necessario semplificare, e rendere più veloce la sua costruzione. Era il 1913 e Henry Ford, mise in funzione la prima catena di montaggio, in grado di produrre, un’auto molto spartana che chiamò Ford T. Costruite a un ritmo, al tempo giudicato vertiginoso, il grande numero di esemplari prodotto, consentì la loro vendita al pubblico a un costo contenuto. Nacque così la “motorizzazione popolare” che cambierà per sempre il modo di vivere della Società mondiale. Questa corsa all’acquisto di auto, non si è mai arrestata, anzi, con il progredire del benessere economico, è sempre cresciuta, arrivando fino ai giorni nostri. Oggi, il grande numero di auto circolanti è la causa di numerosi inconvenienti, di ordine ambientale, di non facile soluzione. Il più catastrofico è certamente il residuo della combustione del motore a scoppio. Monossido di Carbonio, Ossido di Azoto, ossidi di Zolfo e di Particolato carboniosi, insieme a idrocarburi incombusti, creano una micidiale miscela, letale per il nostro sistema respiratorio, esponendolo a un elevato rischio di varie patologie, tra cui, la più grave è senza dubbio il cancro, e danneggiando in modo irreversibile l’atmosfera del Pianeta, con il suo riscaldamento incontrollato che gli scienziati chiamano “effetto serra.”
E’ chiaro che l’uso di combustibili fossili non sia più sostenibile per il futuro, e anche l’uso di carburanti alternativi, sarebbe solo un palliativo, così come lo sarebbe l’adozione di auto “ibride”. Così si pensa sempre più all’auto a propulsione elettrica. In verità questa idea non è nuova, visto, che già nel 1973, nella sperduta isola di Wight, se ne costruirono un centinaio. Questa piccola vettura si chiamava Enfield 8000. La storia di questa vetturetta è singolare, e dimostra come gli interessi economici, siano posti al disopra di tutti gli altri, anche se vi è in gioco la rovina dell’intero Pianeta. La En 8000, era un vero gioiello tecnologico per i suoi tempi. In grado di raggiungere la velocità di 77 Km ora, con un’autonomia di oltre 90 Km, era spinta da due motori elettrici sulle ruote posteriori, e alimentata con una semplice batteria da 24 V. al piombo, ricaricabile con la corrente domestica. Esposta a una fiera internazionale, attirò su di se le attenzioni del Governatore della California del tempo, non uno qualsiasi, visto che si chiamava Ronald Reagan, che offrì al proprietario della Casa Costruttrice, la possibilità di impiantare, a fronte di sostanziosi sgravi fiscali, una fabbrica di queste vetture proprio in California. Ed è qui, che sorse il problema. Il Patron della fabbrica, era un armatore, che trasportava petrolio in tutti i continenti, per conto delle più importanti Compagnie Petrolifere del mondo, denominate “le sette sorelle”. Queste, saputo dell’offerta, lo chiamarono a rapporto e gli dissero “o il petrolio, o l’auto elettrica, scegli!”. E chiaro che nessuno lascia a cuor leggero il sicuro per l’incerto, così la costruzione, e lo sviluppo dell’En 8000 fu definitivamente accantonato. Oggi un’ingerenza così pesante a carico di una fabbrica sarebbe deleteria per una Compagnia che osasse farlo, ma i problemi che frenano lo sviluppo dell’auto elettrica non sono al momento meno complessi. In primo luogo il costo; molti Governi elargiscono sostanziosi contributi per l’acquisto di un’auto elettrica, in Italia questo è irrisorio, non a caso le auto elettriche circolanti nel nostro Paese sono meno di 2000. Il peso delle batterie, l’autonomia, i tempi di ricarica, e la scarsità delle colonnine di ricarica, sono i principali fattori che ne limitano di molto la diffusione. Qualcuno poi, come le Associazioni di Categoria dei meccanici di auto, paventano un notevole calo di posti di lavoro, perché l’auto elettrica, e quasi indistruttibile, e meccanicamente estremamente semplice. Ma il futuro è già cominciato, e oltre alla propulsione elettrica, si fa sempre più concreta il prossimo avvento delle auto a “guida autonoma.” Queste ridurranno drasticamente il numero di morti, e feriti, causati da incidenti stradali. Dunque in pochi decenni, non solo le auto saranno silenziose, e non inquinanti, scomparsi i serbatoi, colmi della velenosa benzina, il pieno sarà fatto d’intelligenza, e poco importa se sarà “artificiale.”
 
Mario Volpi
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