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Sezione a cura di Mario Volpi
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La Pasqua simboli e significati

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Colgo l'occasione per augurare alla Redazione e ai lettori tutti i più sinceri auguri di buona pasqua.

Dopo Natale, la Pasqua, è una delle festività più importanti per la religione cristiana, perciò ricca di simbolismi che si sono tramandati nei secoli, attingendo a piene mani al mondo rurale e in parte, anche dalle precedenti religioni arcaiche, addirittura risalenti ai Druidi o al dio Mitra adorato per secoli dagli antichi romani. Innanzi tutto nella Pasqua si celebra la sconfitta della morte terrena da parte di Gesù Cristo, che, non solo risorge, ma con questo suo sacrificio monda l’umanità da tutti i suoi peccati. Non ha caso il Giovedì Santo, apre le celebrazioni e i riti della Pasqua, con un’usanza millenaria, ossia la visita ai “sepolcri.” Già dal 750, sotto i Carolingi, si va affermando in Europa il culto dei morti con le prime “deposizioni,” in luoghi speciali, come grotte naturali, o anfratti creati dall’uomo a tale scopo. Ecco dunque che anche se i cristiani adorano un Dio vivente, non si può ignorare la morte corporale, e quindi ecco la simbologia dei sepolcri. Quando ero bambino il parroco veniva nella scuola un mese prima della Pasqua, e ci eleggeva suoi aiutanti, nel preparare ad esempio il grano fatto germogliare nel buio della cantina sopra uno strato di lana di pecora che ogni due giorni dovevamo bagnare con acqua pura. Le “femmine” invece dovevano raccogliere fiori bianchi, da porre sull’altare. Solo molto più tardi da adulto, ho compreso che il grano bianco, simboleggiava il passaggio dal buio eterno della morte, alla Resurrezione. Anche il tavolino che faticosamente portavamo vicino all’altare aveva il suo significato, quello del sacrificio, così come il pane, e i dodici piatti che posavamo su di esso. Poi con l’aiuto di Robè, il vecchio sacrestano sciancato e senza un occhio, mettevamo dei panni neri a coprire il grande crocefisso, si apriva il tabernacolo che doveva rimanere vuoto, a simboleggiare che Dio non è più presente, perché era iniziata la sua passione. Anche il numero delle chiese che un buon cristiano doveva visitare, per vedere i sepolcri che vi erano allestiti, con i numeri tre, e sette, avevano ora un simbolismo cristiano ma, l’alone di “magia” su questi numeri si perde nelle nebbie del tempo. Molti simboli della Pasqua al giorno d’oggi, per l’uomo moderno sono pressoché privi di significato, perché il mondo rurale è praticamente scomparso, e molte persone durante la loro esistenza non hanno, o non avranno mai, l’occasione di incontrare dal vivo uno di questi “simboli.” Cominciamo dall’uovo. Nei tempi antichi, l’uovo era universalmente riconosciuto come dispensatore di vita, e quindi quando la religione cristiana soppiantò il paganesimo, mantenne questa simbologia, oltretutto anche scientificamente corretta. Un altro importantissimo simbolo derivato da un’altra religione è sicuramente l’agnello. Da sempre associato alla mansuetudine, alla purezza, e al sacrificio, questo animale-simbolo è stato ereditato dalla religione Ebraica, nata antecedentemente al cristianesimo. Fu proprio con il sangue di questo animale che Dio disse a Mosè di segnare gli stipiti delle porte per far riconoscere all’Angelo della Morte gli ebrei da risparmiare, sacrificando al posto del loro primogenito un agnello. Del resto la parola Pasqua deriva proprio dall’ebraico “Pesha,” come gli ebrei chiamano la loro Pasqua, che a loro ricorda la liberazione dalla schiavitù egiziana ad opera di Mosè. Nel mondo pastorale di un tempo, poi, la primavera, con un’abbondante nascita di agnelli, era auspicio di prosperità. Anche un altro animale, la colomba deriva dalla religione ebraica, mentre per quella cristiana essa simboleggia, oltre alla pace, lo Spirito Santo una delle tre, entità dell’essenza di Dio. Il consumismo, ha poi fatto conoscere anche a noi popolazioni mediterranee, un simbolo prettamente nordico; il coniglio. In verità pare che in principio fosse la lepre presa come simbolo di prolificità e quindi di rinnovamento, ma che poi, forse ad uso commerciale si optò per il più mansueto e comune coniglio, animale da cortile allevato da secoli, e quindi ben noto a tutti. Altro importantissimo simbolo questa volta vegetale, è certamente l’ulivo. Qui i pareri sono discordanti, su cosa in realtà voglia simboleggiare. Qualcuno afferma che sia preso ad esempio per la sua longevità a simboleggiare la secolare fede in Dio, altri che sia il simbolo della morte perché usato come unguento sul cadavere di Gesù, e infine chi dice che serva solo per ricordare l’ingresso di Gesù a Gerusalemme accolto dallo sventolare di palme e ulivi. Altro oggetto alla base della religione cristiana eletto a simbolo pasquale è sicuramente la campana. Nei tempi arcaici, erano “i sacri bronzi” a scandire per il popolo il lavoro, la preghiera, e il riposo. Nel Venerdì di passione le campane in segno di lutto, venivano “legate” restando mute, ma quando Dio risorge, suonano a distesa, per annunciare al mondo la lieta novella. Infine il simbolo più importante: la croce. Per gli antichi romani era uno strumento di tortura, dove far morire lentamente “i non romani” rei di aver cospirato contro lo Stato. Non a caso Gesù essendo un abitante della Palestina venne giustiziato in quel barbaro modo. Da allora, per ricordare il suo sacrificio, la Chiesa, lo elesse a proprio simbolo per ricordare a tutti in quale orribile modo era morto il Salvatore per mondarci dei nostri peccati. Come tutte le religioni, anche quella cristiana ha al suo interno molti “dogmi, e contradizioni” che oggi in molti, mettono in discussione. Comunque, anche per i non credenti, la Pasqua è una ricorrenza molto importante, perché avviene in primavera, dove, in barba a simboli, credenze, e religioni umane, la vera e incontrastata protagonista è la primavera, con la sua multicolore, e inarrestabile, esplosione di vita.
Mario Volpi 7.4.23
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