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Sezione a cura di Mario Volpi
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Il gatto

La civiltà animale
L’evoluzione millenaria dell’uomo non sarebbe stata possibile senza l’aiuto di alcuni animali “civilizzati” ossia addomesticati. L’uso di questi animali, ha fatto fare alla razza umana un salto Epocale, trasformando la Società di allora, da cacciatori-raccoglitori, ad agricoltori-allevatori, donando all’umanità, la padronanza del proprio destino. Anche la cultura è stata influenzata pesantemente dal comportamento, o dalle caratteristiche fisiche degli animali, facendo nascere, nel corso dei secoli, miti, e credenze, che sono giunte sino ai nostri giorni. E sarà proprio questo l’argomento che tratterò in questa nuova rubrica, che spero vivamente sia di vostro gradimento.
Mario Volpi
Gatto … sornione!


Chi di noi non ha assistito in Tv, a qualche spot pubblicitario riguardante cibo per gatti? In effetti, insieme ai telefonini, e ai gestori telefonici, queste sono le pubblicità più presenti nei palinsesti televisivi. Sapendo che i pubblicitari non fanno nulla senza un ritorno economico, è legittimo pensare che i proprietari di gatti in Italia, siano in forte aumento. Secondo un recente censimento, fatto da una nota azienda che produce alimenti per animali, i gatti presenti nelle case italiane nel 2017, erano circa otto milioni.
Il gatto, è da millenni accanto all’uomo, di recente è stata trovata una tomba risalente a circa 8000 anni fa, con un gatto sepolto accanto all’umano. E’ ancora materia di discussione tra gli studiosi da quale animale preistorico esso derivi, mentre, invece, è ormai teoria accettata da tutti, il suo evolversi, e “l’auto addomesticarsi” accanto all’uomo, ma in modo autonomo, e mai dipendente da esso. Grazie alle sue eccezionali doti, quest’animale, ha suscitato nel genere umano un’ammirazione tale da essere considerato una divinità, come nell’antico Egitto, ma, in oscuri periodi dell’evoluzione umana, proprio queste sue caratteristiche furono causa della sua persecuzione. Questo piccolo mammifero, potrebbe, grazie ai suoi poteri, essere considerato a tutti gli effetti, un “super eroe” del mondo animale. Possiede una speciale “ultra vista” proprio come il famoso Superman della Marvel, non perché sceso sulla Terra dal pianeta Krypton ma, grazie al Tapetum lucidum, uno speciale strato riflettente posto sulla retina, che gli permette di vedere meglio di notte che di giorno. Che dire poi delle sue orecchie, dotate di più di trenta muscoli, che gli permettono di orientarle, per percepire, e capire la direzione del più piccolo suono, e questo sistema è attivo anche mentre dorme. L’olfatto dei gatti poi, è circa trenta volte più potente di quello umano, come il tatto, che attraverso le zampe e le vibrisse, (i baffi sul muso), gli permettono di farsi una “ mappa mentale” dell’ambiente anche nel buio più totale. La sua agilità poi è proverbiale. In caso di caduta, anche a pochi centimetri dal suolo, riesce a “girarsi” atterrando sempre sulle zampe, e attutendo la caduta con l’eccezionale flessibilità della sua spina dorsale. Con tali doti, non c’è da stupirsi, che l’uomo lo abbia sempre ammirato. Ci fu un tempo, però, dove l’ignoranza, e la superstizione, sapientemente indirizzate da poteri neppure troppo occulti, lo usarono come capro espiatorio. Accadde durante l’oscurantismo medievale. Il Clero, cercava in ogni modo di sradicare il paganesimo che ancora esisteva, a favore della religione cristiana. Nonostante i digiuni, le preghiere, e le penitenze che esso imponeva al popolo, il genere umano era sempre soggetto alla fame, alle malattie, e alle catastrofi naturali. Per impedire che il popolo si stufasse della nuova religione, e ritenesse il Clero direttamente responsabile di questa “mancata protezione”, incolparono le “streghe.” Ossia le matriarche, i pilastri della Società del tempo, che erano considerate dal Clero stesso, loro concorrenti nei favori popolari. Esse erano spesso esperte erboriste, guaritrici, o levatrici, professioni quasi “magiche”. Le accusarono di essere serve di Satana, di lanciare malefici per fare soffrire gli uomini, e quindi indissero una vera e propria “caccia alle streghe, ” e ai loro servitori, i gatti, che durò secoli, e che decretò la morte tra atroci torture, di migliaia di donne e milioni di gatti. Un esempio per tutti; nel 1227 Papa Gregorio IX, dopo avere istituito i “Tribunali dell’Inquisizione”, decretò con la famosa bolla “Vox in Rama” tra le altre cose, che i gatti neri, erano “creature diaboliche”, e che ogni” buon cristiano” dovesse bastonarli, scuoiarli vivi, o bruciarli. Così, nelle feste religiose, o durante i roghi per bruciare le “streghe, ” ne furono uccisi a migliaia. Non fu da meno Papa Innocenzo VIII, che circa duecento anni dopo, scomunicò tutti i gatti, con tanto di bolla Pontificia denominata “Summis Desideranis”, affermando che era un animale “nefando, ” condannando tutti i gatti, specialmente quelli neri, al rogo. Alcuni storici imputano a questa vera e propria persecuzione dei gatti, il diffondersi della terribile” morte nera” come fu denominata la terribile epidemia di peste bubbonica, portata dai ratti, che attorno alla metà del 1300 causò in tutta Europa milioni di morti. Per fortuna ci furono anche personaggi famosi che, non solo amarono i mici, ma ne possedettero diversi. Uno di questi, fu proprio un rappresentante del Clero, il Cardinale Richelieu, che oltre a possederne decine, fece attrezzare una stanza alla reggia di Versailles, solo per loro. Quando io ero piccolo ricordo che la fattora, giudicava i gatti indispensabili per tenere la fattoria sgombra da ratti e topi. Il suo modo di selezionarli però, non si poteva dire che fosse molto etico, ma era una pratica secolare che si tramandava da generazioni, e che, anche se rozza, contribuiva a mantenere sana la popolazione felina domestica. Quando la micia figliava, dopo poche settimane, veniva a “presentare” i suoi piccoli alla casa. La fattora, faceva subito una prima selezione, scartando i gatti di colore bianco, perché geneticamente sordi. Poi cominciava a dare loro da mangiare, soprattutto latte, e qualche pezzo di crosta di formaggio, perché “il sale gli fa amare la casa” diceva. La quantità calava progressivamente, invogliando i piccoli a procacciarsi il cibo per proprio conto, cacciando. Il primo che tornava a casa con un topolino, era il prediletto. Gli inetti, o quelli che si avventavano sui pulcini, erano presi, chiusi in un sacco, e portati “a sperdere” nel bosco. Anche durante la seconda guerra mondiale, molti gatti finirono i loro giorni in casseruola, per sfamare una popolazione stremata dalla carestia. Oggi i gatti sono i padroni delle nostre case, badate bene, affezionati alla casa, molto meno al padrone. Qualcuno dice, che questa loro indole “anarchica, ” li fa assomigliare molto al popolo carrarino, innamorato della propria terra ma ancora di più, della loro libertà.
Mario Volpi
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