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Sezione a cura di Mario Volpi
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Dormire col … fantasma!

Racconti
Spetta/Le Redazione
Voglio raccontarvi un fatto, liberamente tratto da una storia vera...

Cominciava ad albeggiare al paese di Bordato, sull’Appenino Umbro Marchigiano. Le alte cime che lo contornavano erano già illuminate dal sole, mentre nelle profonde, e boscose valli, le tenebre, anche se sfumate, continuavano ad aggrapparsi disperatamente alle intricate cime delle faggete, nell’inutile tentativo di non soccombere alla luce del giorno. Una lieve nebbiolina autunnale sfumava i contorni del fondovalle, facendoli apparire come visti attraverso il vetro di una finestra appannata. Adriano, appena alzato dal letto, aprì gli scuri della finestra e pensò che, pur essendoci abituato, quello restava sempre uno spettacolo affascinante. Ancora insonnolito, si avvicinò al vecchio fornelletto a gas, e dopo averlo acceso, vi pose sopra la caffettiera Moka che aveva preparato la sera prima. Dopo aver provveduto, non senza qualche brivido di freddo, alle abluzioni mattutine, si accinse a scendere in città con il decrepito scooter. Si era da poco diplomato in elettronica ed elettrotecnica, e da mesi cercava un lavoro senza riuscirvi. La madre era morta da appena tre mesi, mentre il padre era mancato quasi due anni prima. Solo al mondo, aveva ereditato quella casetta di quattro vani, che i suoi bisnonni, a prezzo d’immani sacrifici, si erano costruiti, e che i suoi genitori avevano migliorato dotandola d’impianto idrico ed elettrico. Posta quasi al centro del paese ormai semi spopolato, quella modesta casetta era tutto quello che possedeva, senza un lavoro, le sue prospettive non erano sicuramente delle più rosee. Dopo più di un mese di spedizioni di curriculum, e visite inutili alle scarse aziende della zona, aveva perso ogni speranza di trovare un impiego. Seduto in un bar, stava sorseggiando un cappuccino che sarebbe, quasi certamente stato anche il suo pranzo, così, quasi per caso, gli cadde l’occhio su una pubblicità, stampata in grassetto su un quotidiano lasciato su un tavolo vicino. Si pubblicizzava il soggiorno in un antico maniero, dove si assicurava vi fosse la misteriosa presenza di un fantasma. Dapprima scosse la testa con un sorrisino di compatimento, ma poi, di colpo gli venne un’idea, tanto cosa avrebbe avuto da perdere? Corse alla Banca dove sapeva lavorare un suo vecchio compagno delle elementari, e gli disse di voler accedere a un piccolo prestito. In cambio di un’ipoteca sulla casa, Marcello dopo pochi giorni, era proprietario di un gruzzoletto che lui era intenzionato a far fruttare. Iniziò con dei misteriosi acquisti su Internet, e dopo pochi giorni, chi fosse passato sotto casa sua, avrebbe sentito un rumore di scalpello e martello. L’idea era semplice ma geniale. Sfruttando le sue conoscenze nel campo dell’elettronica, avrebbe installato alcuni “effetti speciali” nelle stanze. Niente di strepitoso, o facilmente identificabile, alcuni piccolissimi altoparlanti ben nascosti, avrebbero emesso suoni inquietanti come scricchiolii sinistri, rumore di passi che pareva provenissero dal soffitto, sospiri, o gemiti. Mentre un minuscolo proiettore dissimulato nel lampadario, avrebbe potuto proiettare per pochi secondi, una bianca e fugace figura. Tutti i comandi di questi meccanismi, tramite fili murati nelle pareti, arrivavano in un ripostiglio, dove una centralina avrebbe gestito il tutto. Dopo l’allestimento, pitturò e stuccò con cura tutte le stanze, cambiando anche alcune suppellettili con qualcosa di più moderno, ma sempre in funzione allo spettacolo notturno che stava preparando. Poi cominciò una massiccia campagna pubblicitaria, ma anche questa fatta con intelligenza. Una notte scappò urlando da casa, raccontando ai vicini di aver sentito ”qualcosa”. In poco tempo la notizia della casa “maledetta” si sparse a macchia d’olio, tanto che anche un paio di giornalisti di una televisione locale, gli chiesero un’intervista, e il permesso di visitare la casa infestata. Lui sempre schernendosi e mostrandosi terrorizzato, cominciò a dire che potrebbe essere lo spirito del bisnonno, che scomparve misteriosamente nel bosco durante una tempesta, cosa per altro non vera. A poco, a poco, l’interesse per questa “casa dei fantasmi” aumentò nella gente, e il sapiente inserimento in un circuito turistico di un’Agenzia di viaggi locale, gli fece compiere il salto di qualità. I suoi primi clienti che pagarono per dormire in una delle stanze, furono due sposini in viaggio di nozze, che si dicevano scettici. Fuggirono terrorizzati nel cuore della notte. Dopo, questa vera e propria “prova generale” il suo successo fu in crescendo. Le stanze erano di solito tutte occupate, ed egli, con i primi proventi, dopo poco più di un anno, migliorò sensibilmente i suoi effetti speciali, aggiungendo temporizzatori, interruttori che si attivavano con il calore, e altre diavolerie simili, che assicuravano agli ospiti paganti notti da brivido. Adriano non si sentiva un imbroglione, ma un imprenditore che sfruttava a suo vantaggio la credulità popolare. Intanto alla casetta aveva aggiunto un piccolo locale che riservava per se, mentre il ripostiglio iniziale era stato trasformato in deposito di legna per alimentare i caminetti, ma soprattutto, ben celato in uno spazio segreto nascosto da un finto muro, per ospitare una centralina di ultima generazione, che assicurava il funzionamento di tutti gli effetti anche da remoto, via telefono. Ormai uomo di successo, Adriano aveva trovato anche l’amore, nella proprietaria dell’Agenzia che gli procurava i clienti. Aveva deciso di vendere la casetta e di trasferirsi in città, diventando magari socio minoritario nell’attività della fidanzata. Prima di vendere, però avrebbe dovuto estinguere l’ultima rata del piccolo prestito, e “smantellare” tutti i marchingegni installati, e proprio per questo, questa sera le stanze erano vuote, e lui all’indomani avrebbe cominciato la bonifica. Un gelido vento di tramontana, fischiava sinistro tra quelle alte cime, per poi grattare, e sbattere come un gatto malefico alle imposte delle finestre. Tutto annunciava una possibile nevicata in arrivo, il ghiaccio era già spesso, e il pavé degli angusti vicoli del paese, era già stretto nella sua gelida morsa, ma egli non era preoccupato, ormai le condizioni meteo non avrebbero più condizionato i suoi affari. Si spogliò e si mise a letto, era molto stanco, e l’indomani avrebbe dovuto lavorare sodo, chiuse gli occhi e si addormentò in un secondo. Fu svegliato da un rumore di passi, che pareva provenisse dalla stanza vicina, poi un lamento, seguito da un sinistro scricchiolio. Si mise seduto di scatto sul letto, accese la luce mentre sentiva i peli rizzarsi sulla nuca, cosa stava succedendo! La centralina era spenta! Poi, di colpo, il letto si mise a ballare violentemente, mentre la luce si spense di colpo, era troppo. Urlando, balzò in piedi e nudo com’era, cercò di uscire dalla porta. Percorse poca strada. Uno scivolone sul ghiaccio lo fece cadere malamente, battendo la testa contro il muretto delle scale. La mattina, i Vigili del Fuoco che facevano controlli per il sisma notturno, lo trovarono morto, congelato in una posizione grottesca e innaturale, come una tragica marionetta cui qualcuno avesse rubato il costume e tagliato i fili. Dopo alcuni anni, durante i lavori di ristrutturazione della casa, che nel frattempo la Banca aveva messo all’asta, trovarono in uno scomparto segreto, un’apparecchiatura elettronica, con all’interno, mummificato, un topolino, probabilmente morto folgorato mentre rosicchiava i fili.
Mario Volpi
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