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Faticare per … diletto!

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Madre Natura, nella sua saggezza millenaria, ha stabilito per tutti gli esseri viventi, leggi ferree, che solo noi uomini cerchiamo di ignorare, sempre con scarsi risultati!

In un registro medico militare della visita di leva del Regno d’Italia del 1888, viene annotato dal Colonnello medico “ soggetti provenienti dal territorio Apuano risultano non idonei per eccessivo sottopeso” Questo la dice lunga sulle carenze alimentari, dovute all’estrema povertà in cui versavano le popolazioni Apuane nel secolo scorso. Questa poco felice situazione, lamentata dalla gente Apuana si è protratta immutata per secoli, fino arrivare alla metà del XX secolo, dove è avvenuto un salto tecnologico tale, che in meno di cinquanta anni la situazione alimentare della popolazione è radicalmente cambiata. Le rivoluzionarie e moderne tecniche agricole, con l’uso dei nuovi fertilizzanti ricavati dal petrolio, hanno fortemente incrementato le tonnellate per ettaro di cibo prodotto, ma soprattutto la capacità di conservarlo per lunghi periodi, ha permesso di abbatterne il costo, rendendolo disponibile in grandi quantità, anche alla popolazione meno abbiente. Nasce anche l’industria per fornire “gastronomia di massa,” che nei primi anni settanta, lancerà sul mercato cibo altamente calorico e gustoso, a un prezzo irrisorio, i famosi snack, che così tanto piacciono come spezza fame agli adulti, ma soprattutto ai più piccoli. Il progresso tecnologico, continuò rendendo possibile a una gran parte della popolazione l’acquisto delle automobili, che facilitavano gli spostamenti, e macchine utensili che aiutavano enormemente nel lavoro l’uomo, affrancandolo sempre più dalla fatica fisica. Ora le persone potevano mangiare a sazietà tutti i giorni, e faticare meno, non era forse questa la vita facile e felice inseguita per millenni dall’umanità? L’evoluzione millenaria, aveva fatto sì che l’animale uomo, nei rari periodi d’abbondanza potesse immagazzinare il cibo consumato sotto forma di grasso, in modo da poter essere metabolizzato e riutilizzato come energia nei momenti di carestia. Questa capacità di immagazzinare “carburante,” è stata fondamentale, quando la vita quotidiana implicava un gran dispendio di energie, e le frequenti carestie, limitavano fortemente la quantità di cibo pro capite disponibile. Ora però, in Era moderna, questa capacità evolutiva si dimostrava un enorme handicap. Ben presto, quello che sembrava il traguardo finale, si è rivelato un vero e proprio vaso di Pandora, da dove uscivano malefici, e malattie un tempo quasi sconosciute. Alla visita di leva del 1978, risultò che il 23% dei ragazzi era in sovrappeso, di cui il 5% obeso. Anche i bambini in età scolare, subirono un’importante aumento di peso, per colpa di un’alimentazione troppo ricca di grassi e zuccheri presenti nei nuovi cibi e bevande zuccherate. Diabete, valori di colesterolo e trigliceridi elevati, artrosi alle ginocchia, anche, e schiena, ictus, e infarto, per finire con un alto rischio di tumori all’apparato digerente, questo e solo una parte dei regali che l’abbondanza di cibo, e l’inattività fisica regalarono all’uomo prossimo alla soglia del terzo millennio. Del resto era impensabile che un adattamento evolutivo durato millenni, potesse cambiare in meno di mezzo secolo, perciò per poter continuare a vivere nell’Era moderna, senza gravi problemi di salute, paradossalmente, bisognava mangiare poco, e faticare tanto, proprio come nei secoli passati. Così in brevissimo tempo ecco spuntare una miriade di servizi e di prodotti, che avrebbero dovuto aiutare le persone ha mantenersi “in forma,” ossia magri e scattanti. Nascono come funghi le palestre, con una serie di macchine progettate per “fare fatica,” dalle cyclette, alle fantascientifiche presse per sollecitare i muscoli di tutto il corpo. Per soddisfare la clientela che sempre più numerosa le affolla, nasce una nuova figura professionale; il personal trainer, ovvero il preparatore atletico, che prescrive esercizi e tempo della durata degli stessi, secondo le capacità fisiche del cliente. Dal primo dopoguerra, alla metà degli anni sessanta, in Europa, e negli U.S.A, nascono Aziende specializzate nella produzione di calzature e abbigliamento sportivo, che in pochi decenni diventeranno dei veri e propri giganti multinazionali. Intanto, in Italia, finalmente risorta dalla catastrofe economica della seconda guerra mondiale, a partire dalla metà degli anni settanta, si assiste a una forte volontà della popolazione di benessere fisico, praticando sport amatoriali, voglia ingigantitasi negli anni, fino ad arrivare al culmine nei giorni nostri. Oggi, una vera e propria folla rigorosamente vestita con tute ginniche, e scarpe da trekking all’ultima moda, affolla parchi e viuzze di campagna, cimentandosi in attività fisiche, che vanno dalla passeggiata veloce, alla corsa. Anche le strade cittadine hanno subito l’assalto di intere brigate di seguaci di uno sport, un tempo per pochi eletti, ma ora sempre più praticato; il ciclismo. Gruppi di cicloamatori, vestiti come i grandi campioni, le percorrono in gruppo, ignorando spesso semafori, e regole del codice della strada, cavalcando bici ultra sofisticate dal valore di migliaia di Euro, pedalando anche per cento chilometri in un solo giorno. Ovviamente in questo stile di vita salutista, non poteva mancare la parte dedicata agli alimenti. Integratori e barrette energetiche di tutti i tipi vengono prodotte e reclamizzate dalle multinazionali dell’alimentazione sportiva, come “pasto sostitutivo.” Mentre diete ferree, spesso “fai da te,” vengono seguite da una parte della popolazione sempre più numerosa. Alcune di queste sono molto pericolose, perché privano l’organismo di elementi nutritivi basilari al metabolismo, altre, frutto di qualche “moda,” sono stravaganti, e praticamente inutili, qualcuna poi, demonizzano ingiustamente alimenti importanti come carne, olio, formaggio, pane, e burro, bandendoli definitivamente dal loro menù, con risultati spesso disastrosi. Per aumentare la massa muscolare, alcuni praticano diete che comportano la sola ingestione di proteine, eliminando completamente l’apporto di fibre, indispensabili per il corretto funzionamento dell’intestino. La Società del terzo millennio, ha praticamente bandito  nei rapporti interpersonali, ludici, e lavorativi, persone in sovrappeso, nella spasmodica ricerca del “magro ad ogni costo.” Questa ricerca esasperata sponsorizzata da tutti i Media, può sviluppare in alcuni soggetti, una malattia del comportamento molto grave: l’anoressia. Questa comporta un ossessivo e continuo controllo del proprio peso, una drastica riduzione del cibo ingerito, auto provocandosi il vomito dopo ogni pasto, uno smodato ed eccessivo esercizio fisico, per arrivare all’uso continuo di lassativi. In definitiva, si può riassumere il tutto in una considerazione che di filosofico ha ben poco, men che meno la rima baciata, ma che è purtroppo la pura verità. Per gli antichi, non faticare, era cosa basilare, noi che moderni siamo, di fatica ci ammazziamo.
 
Mario Volpi 4.12.21
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