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Sezione a cura di Mario Volpi
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Il bagnino

Una Volta Invece

L'estate è finalmente arrivata, e in spiaggia con il mio nipotino non posso fare a meno di pensare da come sia diversa dalla mia estate di sessanta anni fa. In meglio? In peggio? Come disse il poeta, "ai posteri l'ardua sentenza!"

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Il bagnino
In ogni epoca storica della nostra Società, vi sono state professioni più desiderate di altre, forse perché, nell’immaginario collettivo, ritenute esclusive, quindi chi le praticava era considerato parte di un’elite, quasi settaria. Una di queste era il bagnino. Negli anni cinquanta, sul nostro litorale, gli stabilimenti balneari degni di questo nome, si contavano sulle dita di due mani, con le cabine di legno montate su una specie di palafitta per tenerle sollevate dalla sabbia.
Al tempo gli stabilimenti balneari erano molto ampi, e il lavoro per i gestori non mancava di certo. Anche se l’affluenza di clienti non era massiccia come lo è oggi, l’ampiezza degli arenili, e i materiali primitivi del tempo, richiedevano una continua e incessante manutenzione, fatta anche da aiutanti stagionali, e qui entrava in gioco la figura del bagnino. Pittore, carpentiere, spazzino, ma anche addetto al salvamento di bagnanti in procinto di affogare; erano queste le mansioni di un bagnino del tempo. Di solito era assunto un mese prima dell’inizio della stagione balneare, e licenziato un mese dopo, per utilizzarlo nella messa a ricovero di tutte le attrezzature, la paga era molto buona per il tempo, anche se le ore di lavoro non si contavano, essendo praticamente in servizio dall’alba al tramonto. Per noi bambini, il bagnino era considerato una persona super fortunata, essendo, a nostro giudizio, perennemente in vacanza, e soprattutto protagonista di chissà quali avventure amorose, fatte con le “straniere,” perché le ragazze nostrane erano controllate a vista da madri e fratelli. Ma come spesso accade, la realtà era ben diversa dalla fantasia, le sdraie, una per ombrellone, e l’ombrellone stesso, tutti in tela e legno, andavano aperti la mattina, e richiusi la sera, oltre naturalmente a preparare le “buche” per le sabbiature dei clienti, spesso diverse decine. I bastoni degli ombrelloni, marcivano, e si spezzavano, e andavano sostituiti, così come le sdraie che con le loro frequenti rotture causavano anche incidenti gravi, come le amputazioni alle dita delle mani. La cicalatura della spiaggia avviene anche oggi, anche se in forma molto limitata, mentre quella del tempo era una vera e propria maratona. I bar, al tempo non esistevano negli stabilimenti, e i clienti mangiavano sotto gli ombrelloni, e alcuni rifiuti come, cicce di sigarette, noccioli di pesche e ciliegie, o semi di anguria finivano sulla sabbia, e quindi dovevano essere rimossi. Ma le scene più epiche avvenivano quando qualcuno era in procinto di affogare. La battigia si riempiva di gente, mentre il bagnino, e l’aiuto bagnino, mettevano in mare il rosso e pesantissimo pattino di legno “ da salvataggio”. Con grande maestria, in piedi uno di fronte all’altro, facevano forza sui remi, spingendo di prora l’agile imbarcazione contro le impetuose onde crestate di schiuma, arrivati a pochi metri dal malcapitato, uno dei due si tuffava, e cercando di evitare, anche con le maniere forti, di essere afferrato dalla persona in pericolo, gli passava dietro la schiena, e lo afferrava sotto il mento per tenergli sollevata la testa, quindi nuotando sul dorso, lo portava sotto bordo per essere issato da compagno. Quando arrivavano sulla spiaggia, scoppiava spontaneo l’applauso della folla, mentre chi aveva rischiato di affogare, tentava di sgusciar via inosservato, carico di vergogna. Alto, aitante, abbronzato e un pò guascone, la figura del bagnino è stata mitizzata per intere generazioni di ragazzini, che sognavano un giorno di imitarne le gesta. Oggi tutto è cambiato, sdraie, lettini, e ombrelloni, sono praticamente indistruttibili fabbricati in plastica e alluminio, il salvamento è fatto da una Cooperativa che si occupa solo di quello, così la figura leggendaria del bagnino, che affrontava con coraggio i marosi più impetuosi, e corteggiava la straniera di turno, è scomparsa, ingoiata da un pseudo progresso, che tutto cancella... Anche i sogni dei bambini.

Volpi Mario
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