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Sezione a cura di Mario Volpi
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Altitudo

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Lo moderna tecnologia fa pensare all'essere umano di essersi ormai  affrancato dai capricci di Madre Natura. Questo gravissimo errore di  valutazione, spesso fatto da intere Nazioni, si ripercuote  invariabilmente sulle popolazioni, che pagano questa superbia dei loro  Governi, con la loro vita.

I Romani odiavano la superbia o la “altitudo” come si chiama in latino, forse perché profondamente contraria alla visione democratica della loro civiltà. Non ha caso cacciarono da Roma il settimo re, chiamato con disprezzo Tarquino il Superbo, proprio perché prese il potere con la forza e non con la consultazione popolare. Per i Greci la “hybris” (superbia e tracotanza) era uno dei maggiori delitti degni di una punizione esemplare. Anche per la religione cristiana, questo sentimento è annoverato tra i sette peccati capitali. Quando si esercita nei confronti di un altro essere umano, è già grave, ma quando ci si crede superiori a Madre Natura, è follia. Nella millenaria cultura giapponese, e nella religione shintoista da loro praticata, sono presenti migliaia di divinità, ognuna associata a un particolare aspetto del vivere quotidiano. Tra di loro non vi è traccia di una divinità che personifichi questo sentimento. Lo shinigami, invece letteralmente “mietitore di anime” è ben presente e venerato, visto che è il portatore di morte. Purtroppo questa divinità si è data molto da fare l’11 marzo del 2011, mietendo con la sua invisibile falce più di diciottomila anime. Il Giappone è un complesso di quasi settemila isole, disseminate tra oceano Pacifico, il mar del Giappone, il mar Cinese e il mare interno di Seto. Questa è una delle zone ad altissimo rischio sismico perché posta sui confini delle maggiori placche tettoniche del mondo. Ciò nonostante, il popolo giapponese, ha sviluppato una tecnologia nelle costruzioni delle case, che gli ha fatto credere di essere invulnerabile ai capricci della Natura. La sua alta tecnologia, assieme all’esplosione demografica, ha alimentato nel Paese una spaventosa fame di energia elettrica, che il Governo ha pensato di fornire nel modo più economico possibile, ricorrendo alle centrali nucleari. Nel 2011 erano funzionanti in Giappone ben diciotto Centrali con un totale di cinquantuno reattori. Essendo un complesso d’isole, molte di queste Centrali erano poste sulle rive del mare, protette da semplici moli. Anche la mega-Centrale di Fukuscima, era sul mare, con i suoi sei reattori, costruita alla fine degli anni sessanta, era una delle più grandi del mondo, e quella considerata tra le più sicure, capace di resistere ai terremoti più violenti. Ma nessuno è più forte di Madre Natura, che alle ore 14,46 dell’11 marzo 2011, scatenò un terremoto di magnitudo nove a trenta chilometri di profondità sul fondo dell’oceano Pacifico. Questa grossa scossa provocò la rottura della faglia, che scattò verso l’alto di parecchi metri, sollevando di conseguenza una colonna d’acqua enorme, che di lì a poco prese le terribili sembianze di uno spaventoso tsunami, alto trenta metri che, alla velocità di un missile, si diresse verso le coste giapponesi. Appena avvertita la scossa sismica, i sistemi di sicurezza presenti dei reattori 1,2,3,4 entrarono in azione immediatamente, facendo calare le barre di moderazione, che spensero i reattori, ma lo shinigami era in agguato. Come prevedeva la procedura, con lo spegnimento dei rettori, per sopperire alla mancanza di corrente elettrica, entrarono in funzione dei grossi generatori elettrici diesel, per alimentare le pompe che avevano il compito di raffreddare il nucleo dei reattori, ancora con temperature altissime. La tremenda onda di tsunami che stava avanzando, aveva un’altezza superiore a quello che i progettisti avevano previsto, e superò facilmente la diga di protezione, mettendo fuori uso i generatori, e lasciando così senza raffreddamento i reattori. Il risultato fu catastrofico. Il vapore ad altissima pressione, provocò una serie di esplosioni che oltre a distruggere i capannoni, liberarono nell’aria una nuvola radioattiva. I noccioli di materiale nucleare, si fusero in una specie di magma incandescente e radioattivo, che si disperse e distrusse i contenitori dei reattori La TEPCO, la società giapponese privata che gestiva l’impianto, dapprima cercò di nascondere la gravità dell’evento, cosa che per un pò fece anche il Governo centrale, per non far mettere in discussione dall’opinione pubblica la sua politica energetica, ma alla fine, tutti e due dovettero ammetere che si trattava di una catastrofe mondiale. La spregiudicatezza, quasi arrogante, della politica energetica giapponese è stata criticata da tutto il mondo, così come lo è stato il modo di cercare di rimediare al disastro. Alcuni ispettori ONU hanno accusato le autorità giapponesi di aver usato come “operai a perdere, ” immigrati clandestini, senza tetto, ed esuli, per i pericolosissimi lavori di smantellamento, che hanno interessato oltre settantamila persone. Oggi dopo sei anni, si cerca di togliere ciò che resta del combustibile fuso, e per farlo si usano dei robot. Il ”padre” di questi, è un italiano, Michele Guarnieri, che in Giappone, è il cofondatore di una ditta di alta tecnologia l’HiBot. Ha progettato e costruito due prototipi di “robot serpente” capace di avanzare in un tubo di appena dieci centimetri di diametro, che nelle prove, è riuscito a entrare all’interno del reattore, resistendo alle fortissime radiazioni.  Di tutta questa triste storia è proprio questa la parte positiva. Il Governo giapponese ha affermato che entro il 2021, il carburante nucleare fuso sarà rimosso, per poter poi accedere alla demolizione dell’intera centrale, cosa che durerà decenni. Per farlo saranno necessari investimenti milionari, per una ricerca sempre più tecnologicamente avanzata nella costruzione di robot, che non si limitino come adesso alla ripresa d’immagini, ma che procedono materialmente alla demolizione, perché, all’interno del reattore semidistrutto, vi è un tasso di radiazione di 200 Sievert, in grado di uccidere istantaneamente un essere umano. Com’è successo nel corso dei due conflitti mondiali, il bisogno, spingerà la ricerca tecnologica in maniera esponenziale, creando oggetti che entrando nel vivere quotidiano ci renderanno più facile la vita. Un’altra cosa che fa onore all’HiBot, è che ha sottoscritto un patto, che nessuno dei suoi robot, e delle sue ricerche al riguardo, sarà mai volta alla tecnologia militare. Dopo Cernobyl, quest’altro disastro nucleare, spero faccia capire al genere umano che non è saggio sfidare la Natura, perché in ogni momento, può scatenare qualche shinigami, che con la sua invisibile e micidiale falce, può in ogni momento cancellarci in un secondo dalla faccia del pianeta.
 
 
Mario Volpi
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