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Sezione a cura di Mario Volpi
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Bufale carrarine

Racconti
fake news
Molto frequentemente si sente affermare che una notizia, sia una fake news, termine inglese che significa “notizia falsa,” detta volgarmente “una bufala.” Si arrivò ad affermare, murando una targa che lo afferma, che nei sotterranei di un palazzo cittadino, Oscar Wilde, s’innamorò per poi fuggire.

Parigi - Carrara 1874
Un pomeriggio di primavera, lungo la Senna, Il poeta e scrittore, Oscar Wilde, conobbe una giovane  donna. Alta, bionda, dalle movenze eleganti, e dai modi gentili, il cuore del poeta s’infiammò dal desiderio. Con un pretesto, e dopo un perfetto inchino, e un elegante baciamano, si presentò, e chiese se poteva accompagnarla nella sua passeggiata. Durante il cammino, il discorso cadde sui viaggi, e Denis, perché lei così si chiamava, gli rivelò che l’indomani sarebbe partita dal porto di Marsiglia per raggiungere un vecchio e facoltoso zio, molto ammalato. Oscar intravide la possibilità di seguirla, e con finta noncuranza, si fece dire di più. Così venne a sapere che lo zio si chiamava Walton, ed era un magnate del marmo della famosa città di Carrara, in Toscana. La mattina dell’indomani si recò al porto di Marsiglia per imbarcarsi sulla” Bordeaux” un piroscafo a vapore che partiva alle 10.30, lo stesso che avrebbe preso la sua nuova fiamma, per raggiungere Livorno in cinque giorni di navigazione. Dopo aver sistemato il bagaglio in cabina, lo scrittore, si mise a cercare Denise. Quando la giovane donna lo vide sul ponte, trasalì, le gote si colorarono di un rosso porpora mentre quel bel giovanotto le faceva un galante baciamano. Furono cinque giorni di un amore dolcissimo e appassionato. Giunti a Livorno, noleggiarono una veloce carrozza, che dopo un giorno di viaggio li portò a Carrara. Con la promessa di rivedersi il giorno dopo, Denis si diresse a casa dello zio, mentre Oscar alloggiò in una locanda in piazza Alberica. Ma il dio Cupido volle cambiare il loro destino. Nella tiepida notte carrarina, Oscar scorse un’avvenente signora che mentre passeggiava sotto le Logge perse il fazzolettino. Premurosamente, e con la sua innata eleganza, il nostro scrittore lo raccolse e glielo porse, ma appena la vide in volto, il suo cuore accelerò i battiti come una grancassa impazzita. Il viso dall’ovale perfetto, era incorniciato da una fluente capigliatura color mogano, acconciata sapientemente, che il capellino grigio, e la veletta dello stesso colore valorizzavano al massimo. Furono gli occhi che colpirono maggiormente la fantasia del giovane uomo, e che contribuirono in modo determinante ad accendere in lui la passione: grandi, magnetici, di un verde smeraldo che gli ricordavano le colline della sua terra. Le labbra, tumide e ben disegnate, erano di un rosso carminio, e risaltavano come coralli, sul virgineo candore dell’incarnato del volto. Il castigato ed elegante vestito azzurro, non riusciva a mortificare le prosperose forme della donna, che gli ricordavano quelle della Venere di Milo, che egli spesso andava a vedere al Louvre. Con la scusa di essere straniero, e di non conoscere la lingua, dopo essersi presentato, Oscar iniziò un’intelligente e garbata conversazione, che fece buona impressione sulla nobildonna. Moglie di un facoltoso notaio, proprio nella mattinata, aveva avuto un furioso litigio col marito, accusato, e con ragione, di averla tradita con la fantesca. Così, nella mente della donna, prese forma la vendetta.  Trovando la scusa di avere paura del buio, si fece accompagnare a casa. Qui giunti, Oscar, prese il coraggio a due mani, e disse che non sarebbe stato tranquillo prima di saperla al sicuro tra le mura domestiche. La nobildonna, si schernì, e quasi per caso, gli disse che il marito era fuori per lavoro, e che sarebbe rientrato l’indomani, e per ringraziarlo della compagnia lo invitò a bere il bicchiere della staffa. Fu una notte d’intensa passione, scevra d’impedimenti fisici e morali, anche perché entrambi sapevano che era un amore impossibile, e di breve durata. Sul far dell’alba, un rumore di carrozza, annunciò l’arrivo del padrone di casa prima del previsto. Dopo un fugace bacio, la donna indicò a Oscar la via per i sotterranei del palazzo, dicendogli che appena possibile, avrebbe dovuto fuggire, dalla porticina del carbone. E proprio in quello stabile, oggi di via Verdi è affissa una targa a ricordo di quella trasgressiva notte. Alcuni anni orsono, durante i lavori di consolidamento del palazzo, in un angolino si scoprì una frase scritta in inglese che diceva” vi è una sola vera tragedia nella vita di una donna:
“il fatto che il passato sia sempre l’amante e il futuro invariabilmente il marito.” Oscar Wilde.
La redazione

L’arte della bufala
Molto frequentemente si sente affermare che una notizia, sia una fake news, termine inglese che significa “notizia falsa,” detta volgarmente “una bufala.” Molte persone pensano che questa discutibile abitudine, sia il risultato del numero, e della potenza dei nostri nuovi mezzi di comunicazione; niente di più sbagliato. Le notizie false, come strumento di propaganda, o a fini di lucro, erano già conosciute e ampliamente usate fin dai tempi più remoti. Per comodità prenderemo in esame solo quelle che nel corso dei secoli, sono state documentate all’interno del territorio Apuano. Prima di tutto dobbiamo cercare di capire il perché sono state costruite queste notizie, se per dolo, o per caso. La prima riguarda proprio il patrono di Carrara, San Ceccardo. La leggenda racconta che costui fosse un Vescovo di Luni, e che attorno all’anno 860, sia venuto a Carrara in visita pastorale. Qui giunto gratificò generosamente una povera donna in assoluta povertà, ma suo marito, folle di gelosia assalì il prelato e lo decapitò. Un’altra versione dice invece che fu un guerriero vichingo a decapitarlo durante il saccheggio di Luni, infine la terza versione afferma che dopo un forte terremoto, il vescovo venne a Carrara per comprare dei marmi per ricostruire Luni, ma, alcuni cavatori non contenti del prezzo, lo decapitarono. Le contradizioni non si fermano qui. Il suo corpo, o il presunto tale, fu portato in Duomo a Carrara, circa un secolo dopo il suo decesso, cosa non credibile per quei tempi, in più, la teca che si dice contenere il suo cranio, è stata costruita in due epoche diverse. Noi sappiamo che in epoca medievale, vi era un fiorente commercio di “reliquie” per dare più importanza, a una data chiesa, o monastero, con il conseguente beneficio economico, derivato dalla generosità dei pellegrini. Un chiaro esempio è il vicino Santuario da tutti conosciuto come “della Madonna del Mirteto,” appena fuori il paese di Ortonovo. Ci troviamo nei primi anni del 1500, con una situazione economica disastrosa, questo paese, già semi spopolato per una pestilenza, sopravvive appena con le scarse risorse agricole. La vicina via Francigena favorisce la nascita, dei dintorni del paese, di un ordine di frati laici, i Disciplinati, che oltre al culto della Madonna, sono votati al seppellimento dei pellegrini morti durante il duro cammino. Un rustico edificio subito fuori del paese è adibito a chiesa, e per renderla meno disadorna, chiamarono un “frescante,” ossia un pittore itinerante per fargli dipingere su una delle spoglie pareti una Madonna. Appena finito il dipinto, alcune pie donne si recano nella chiesetta per pulire, e una di queste afferma di avere visto la Madonna piangere lacrime di sangue. Ebbene, quest’affermazione, trasformò in pochi decenni, la rustica chiesetta in un Santuario, tra i più ricchi e importanti dell’Italia centrale, e questo per secoli, tanto che ancora oggi, se pure in forma minore, vi si compiono pellegrinaggi. Ma il signore delle bufale fu certamente il Marchese Alberico I Cybo Malaspina, signore di Massa e di Carrara dal 1554. Questo signore aveva capito che, per cercare di contare qualcosa presso la corte di Carlo V, doveva compensare la piccolezza dei suoi possedimenti, con delle qualità uniche, quasi divine. Così assume addirittura uno scrittore, il monaco Agostino Superbi, che non esitò a scrivere un trattato, affermando che gli antenati del Marchese, derivassero addirittura dal Giudizio Universale. Inoltre descrive questo territorio quasi come un Paradiso sulla terra, con fiumi dove ”le trote ti saltano in grembo” e il clima dolce come “eterna primavera” documento ancora conservato nell’Archivio di Stato di Massa. Per autocelebrarsi poi, a ogni avvenimento anche il più insignificante, faceva murare targhe di marmo sulle facciate delle case, alcune ancora visibili, come quella tra via Loris Giorgi e l’angolo di Palazzo Pisani. Con la progressiva alfabetizzazione della popolazione, nei secoli a venire, quest’abitudine di murare targhe aumentò progressivamente, celebrando fatti o personaggi famosi, con lo scopo di dare lustro alla città, e di conseguenza all’amministrazione del momento. Abbiamo così, targhe che assicurano che in quella tal casa, nacque, o visse, un tal personaggio, e poco importa se la data di costruzione dell’immobile, è avvenuta qualche secolo dopo la morte del suo presunto inquilino. Si arrivò ad affermare, murando una targa che lo afferma, che nei sotterranei di un palazzo cittadino, Oscar Wilde, s’innamorò per poi fuggire. Senza spiegare con chi, e il motivo del suo gesto. Quindi, nell’arte della bufala nulla di nuovo sotto il sole, se non per il fatto, che oggi, le bufale, galoppano alla velocità…della luce.
Mario Volpi
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