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Sezione a cura di Mario Volpi
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Tagliatori di teste

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
A un ragazzo mio vicino di casa un datore di lavoro ha offerto 4 € l'ora per fare il barista 12 ore al giorno festivi compresi. Ma la schiavitù non era stata abolita secoli fa?
Trascinata dal boom economico degli anni sessanta, l’Italia, nel decennio successivo, era pronta a compiere il grande balzo che oltre a farla risorgere dalle macerie della guerra, l’avrebbe proiettata tra i grandi Paesi più industrializzati del mondo. Questo accade anche perché molti imprenditori avevano compreso che gli impianti dal costo di centinaia di milioni, per poter essere ripagati, e nello stesso tempo produrre utile dovevano lavorare a ciclo continuo. E’ così che nacque il sistema industriale che avrebbe portato una ventata di prosperità a una popolazione che finalmente poteva vivere senza l’incubo della miseria e della fame. Ben presto però ci si accorse che quegli stessi impianti, avevano bisogno di manutenzione per poter lavorare ininterrottamente giorno e notte, e che il fermo di una macchina poteva costare milioni. Nacquero così le prime officine di manutenzione all’interno delle stesse fabbriche, indipendentemente da cosa queste producessero. Il servizio era svolto da operai, con specializzazioni che spaziavano dai meccanici, agli elettricisti, per arrivare ai tubisti, e ai saldatori che conoscevano perfettamente le attrezzature su cui intervenivano, e che nel corso degli anni, in molti casi avevano provveduto essi stessi con modifiche dettate dall’esperienza, a modificarle per farle rendere al meglio. Questo servizio arrivò a un’efficienza tale da essere in grado di effettuare quella che sarebbe stata chiamata poi “manutenzione programmata,” ossia la sostituzione di parti che l’esperienza acquisita negli anni sapeva che si sarebbero rotte dopo un certo tempo, e sostituirle prima del loro cedimento. Nelle raffinerie, acciaierie, cantieri navali e grandi aziende, dove il rischio d’incidenti era elevato, si avvertì la necessità di istituire un reparto antincendio, e antinfortunistico, formato da persone addestrate per prevenire infortuni, e intervenire in situazioni di emergenza per salvare vite e preservare gli impianti in attesa dell’arrivo dei Vigili del Fuoco. Ben presto ci si accorse anche della necessità durante i cicli di lavorazione continua, di un punto di pronto soccorso, dove magari un singolo medico, o un infermiere potesse prestare soccorso per piccole ferite, o malesseri dovuti proprio alle sostanze che si lavoravano all’interno della fabbrica. Anche questo servizio, nel tempo, acquisì grande esperienza che in alcuni casi contribuì in modo determinante ad eleminare la causa scatenante del problema medico. Quasi alla fine degli anni ottanta, anche l’Italia ormai entrata di diritto a far parte dei Paesi più industrializzati del mondo, sentì il bisogno di garantire la qualità dei propri prodotti ai suoi clienti internazionali accettando come molti Paesi Europei di certificare i prodotti e le proprie aziende con un sistema internazionale; l’ISO 9000. Questo sistema altro non è che una norma riconosciuta a livello internazionale per la creazione, implementazione e gestione di un Sistema di Gestione della Qualità per qualsiasi azienda. Molte aziende si dotarono anche di un efficiente reparto collaudo per i prodotti che costruivano, dove personale specializzato a campione testava un oggetto per scoprirne punti deboli e malfunzionamenti. La lavorazione a ciclo continuo poi, necessitava di un efficiente servizio di portineria e guardianaggio, per gestire le entrate e le uscite di merci e persone, sia di giorno che di notte, onde evitare furti o danneggiamenti alle strutture e beni aziendali. Questo sistema produttivo funzionò perfettamente fino oltre gli anni duemila, ma la crisi era in agguato. A metà di quegli anni vi fu una forte crisi finanziaria a livello mondiale con una recensione che mise in difficoltà diverse aziende grandi e piccole. Questo tracollo finanziario innescò una serie di concause che cambiò per sempre il modo di produrre beni a livello mondiale. Le aziende cercavano disperatamente di sopravvivere, mettendo migliaia di lavoratori in Cassa Integrazione Guadagni, in pratica per molti di loro l’anticamera del licenziamento. Le organizzazioni Sindacali risposero con cortei, manifestazioni, e l’occupazione delle fabbriche, che in alcuni casi ebbero successo facendola riaprire, mentre per molte altre non ci fu nulla da fare. Le grandi aziende, statali, provinciali, o anche private, pensarono di ricorrere alla consulenza di manager esperti nel eliminare i costi di gestione, chiamati poi in modo dispregiativo “tagliatori di teste,” perché il loro compito era essenzialmente quello di eliminare “l’improduttivo.” Classificarono i lavoratori di un’azienda in due categorie, produttivi e improduttivi, ossia coloro che producevano reddito, e chi no, non capendo che l’uno era indissolubilmente legato all’altro. Questi geni della finanza, pensando di tagliare come dicevano loro “rami secchi,” chiusero interi reparti ausiliari, mandando migliaia di lavoratori in “mobilità,” costringendoli di fatto per alcuni anni a una vita miserevole di stenti, prima di una pensione da fame. Non contenti eliminarono il turn over, bloccando di fatto, il naturale ricambio di lavoratori perdendo per sempre l’esperienza lavorativa di migliaia di “maestri” del lavoro acquisita in decenni. Questa politica dissennata, causò molti danni, e disservizi alcuni dei quali continuano anche oggi Accortosi poco dopo del grave errore commesso, cercarono di sopperirvi, con l’appaltare a ditte esterne il lavoro svolto un tempo dai reparti che loro stessi avevano smantellato, ma con risultati tutt’altro che apprezzabili. Ancora oggi, dopo più di un decennio da quello scempio, molti settori come la Sanità, le Forze dell’Ordine, i Vigili del Fuoco, e le varie Amministrazioni Comunali, oltre a molte grandi aziende private, soffrono di una cronica mancanza di personale, e dove si è riusciti a rintegrarlo si deve mettere in conto un periodo di tempo per l’addestramento, cosa che una volta avveniva naturalmente, con l’affiancamento ai più anziani. Così, ancora una volta si dovette assistere a una vera e propria ingiustizia sociale, dove questi Mega-Super-Manager, pur commettendo grossolani errori, venivano spostati ad altro incarico con stipendi faraonici, mentre un operaio altamente specializzato con oltre trenta anni di lavoro, veniva gettato via come immondizia, in nome di un aleatorio “risanamento industriale!” Oggi molti datori di lavoro pensano di sopportare la recensione risparmiando sugli stipendi, offrendo 4 € l’ora per 12 ore di lavoro al giorno, festivi compresi,  lamentandosi poi che” non si trova manodopera!”
 
Mario Volpi 6.5.23
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