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Sezione a cura di Mario Volpi
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I signori del caffè

Attualità
" A che buono caffè! Anche in carcere o sanno fà..." cantava il grande De Andrè in una della sue canzoni più note. In Italia "il caffe espresso ristretto" è un mito che ogni straniero vuole gustare appena arrivato nel bel Paese.
L’Italia è nota nel mondo per il suo immenso patrimonio artistico, è il comparto agro-alimentare uno dei migliori del mondo. Sembra quasi uno scherzo ma il nostro è anche il primo Paese esportatore di un prodotto che nasce a migliaia di chilometri di distanza dal patrio suolo, e che nessuno di noi penserebbe mai; il caffè tostato.  La tazzina di caffè espresso, è un vero e proprio simbolo per l’Italia come la pizza, il Parmigiano, o il Chianti. Non è certamente un caso che fu proprio un italiano nel lontano 1884 ha realizzare la prima macchina in grado di creare questa vera e propria meraviglia organolettica. In alcune città come Napoli, poi, il caffè è considerato talmente importante da avere inventato una vera e propria forma di beneficenza, chiamata il “caffè sospeso,” ossia pagato al bar e lasciato a disposizione di chi non ha i mezzi per comprarlo. Ma cerchiamo di spiegare meglio quello che a prima vista sembra quasi una bufala. Com’è noto la pianta del caffè è originaria dei Paesi tropicali, ma questi lo esportano in tutto il mondo “crudo. L’Italia, da sempre, è il Paese che riesce meglio nella sua tostatura, ossia quel processo termico, che “arrostisce” il chicco per permettergli di rilasciare interamente i suoi olii essenziali, fondamentali per gustarne l’aroma. Il sistemi per la tostatura sono due, uno ad aria calda detto a “letto fluido”, e quello più usato a tamburo rotante. Anche se sono una miriade le aziende italiane che si dedicano a questa attività, le maggiori sono due, la Lavazza, e la Zanetti, con un fatturato plurimilionario. La torrefazione del caffè fatta in Italia, è apprezzata in tutto il mondo, tanto che anche le grandi multinazionali del settore hanno ameno uno o due stabilimenti in Italia. Ma l’italico ingegno non si è fermato qui. Il nostro Paese è anche leader nella progettazione, costruzione e vendita di macchine per il caffè automatiche, industriali e casalinghe, che sono in pratica le vere artefici dell’apprezzamento del caffè italiano nel mondo. Fino a pochi decenni fa, un caffè espresso eccellente era possibile gustarlo solo al bar, dotato di una macchina con un pistone ad alta pressione, e in grado di riscaldare l’acqua oltre i novanta gradi. Bisogna aspettare fino al 1963, perché un geniale ingegnere italiano, Alfredo Ponzini, brevettasse la prima macchinetta da caffè casalinga, ovviamente lontana anni luce da quelle odierne. Ma la strada era aperta e la tecnologia moderna fece il resto. La difficoltà maggiore delle macchine casalinghe era rappresentata dalla costruzione della “tazza-maniglia” che aveva la funzione di contenere la polvere del caffè dentro un piccolo contenitore microforato, attraverso cui doveva passare un getto ad alta pressione di acqua quasi bollente. Per costruire questi componenti negli anni settanta erano necessari materiali costosi con spessori massicci, e lavorazioni complicate, che rendevano il prodotto finito molto ingombrante e soprattutto caro. La tecnologia moderna dei decenni successivi, con le prime macchine utensili a controllo numerico, contribuì enormemente alla costruzione di questi componenti fondamentali, riducendone enormemente le dimensioni e soprattutto il costo. Nella metà degli anni novanta, furono così immesse sul mercato delle “mini” macchine da bar per uso domestico. Il loro funzionamento era analogo a quello delle loro sorelle maggiori, ma qui la “maniglia contenitore” era una sola, e si doveva comunque caricare con il caffe. Ciò comportava un grosso inconveniente, ossia quello di dover usare caffè macinato in precedenza, che anche se chiuso in contenitori metallici sigillati perdeva inevitabilmente gran parte del suo aroma. In più era quasi impossibile “miscelare” diversi tipi di caffè per creare nuovi gusti. Oggi nelle macchine da caffè “domestiche” una pompa ad alta pressione ha sostituito l’ingombrante stantuffo, e resistenze elettrice ad alta efficienza, permettono di portare l’acqua a una temperatura di oltre novanta gradi in meno di un minuto. Queste importanti innovazioni, unite a un designer accattivante, non sarebbero ancora sufficienti a decretare il successo planetario di questo piccolo elettrodomestico senza una geniale invenzione; le capsule da caffè. Le prime in Italia furono un brevetto della Illy, ed erano di carta rigida, ma ben presto negli anni a seguire divennero piccoli contenitori di plastica, chiusi da un leggero coperchio in alluminio. Il successo fu immediato soprattutto per la praticità d’uso, la quantità esatta di caffè da usare, e la possibilità di inserire miscele più o meno forti. Oggi, praticamente non esiste piccola o grande Ditta di torrefazione che non offra la sua gamma di svariate miscele di caffè. Bisogna anche dire che è un sistema di vendita estremamente vantaggio per le Case produttrici, se si pensa che un kg di caffè venduto in capsule ha un costo per il cliente che varia dai 55, ai 70 €. Ma aldilà del prezzo, parafrasando una frase di un noto spot pubblicitario recitato per anni dal grande Nino Manfredi, “il caffè è un piacere, se non è buono che piacere è?”
Mario Volpi 3.06.23
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