Una dolce vicina - carraraonline.com

Sezione a cura di Mario Volpi
Vai ai contenuti

Una dolce vicina

Nulla è come appare
Miniserie dal titolo "Nulla è come appare"
Racconti tratti da storie vere, realmente accadute, cui nomi luoghi e situazioni sono stati cambiati per ovvi motivi di privacy.
Spetta/Le Redazione
Spesso noi giudichiamo un fatto, una persona, o una situazione, basandoci su quello che " vediamo" o che crediamo di vedere, sbagliando clamorosamente.

Belprato, era uno degli innumerevoli paesini arroccati sull’Appennino Tosco-Emiliano. Non aveva nulla di particolare, escluso una posizione geografica invidiabile. Era sorto a mezza costa, quasi in un anfiteatro naturale, che lo proteggeva dei freddi venti di Tramontana, e regalava ai suoi abitanti, una splendida vista panoramica, che nelle giornate limpide spaziava fino al mare. La sua fondazione pare risalisse addirittura all’Alto Medioevo, e da quel tempo il suo impianto urbano era rimasto pressoché intatto, con i suoi stretti e tortuosi vicoli selciati con pietra locale, le case addossate le une alle altre, con l’immancabile fontanella sulla minuscola piazzetta, da dove sgorgava una fresca acqua sorgiva, che zampillava gorgogliando dentro un lungo abbeveratoio di pietra, ormai inutile. Un poco discosta dal paese, sopra un piccolo terrapieno sorretto da un muretto a secco, sorgeva la chiesa. Il campanile, in stile Romanico a pianta quadra, era alto pochi metri, e proprio come si usava in Era medievale, era staccato dalla chiesa, e necessitava urgentemente di un radicale restauro, che certamente non sarebbe mai stato eseguito, visto le scarsità di mezzi finanziari di quel minuscolo borgo. Negli anni cinquanta il paese di Belprato contava più di duemila anime, ma in pochi decenni si era quasi spopolato, arrivando a meno di cento abitanti. Poi però, era stato riscoperto da “il popolo dei vacanzieri, ” com’erano chiamati in paese, coloro che avevano acquistato le case per un pezzo di pane, le avevano ristrutturate, sotto il ferreo controllo della Sovraintendenza ai Beni Culturali, e del Comune, e ora vi abitavano per tutta l’estate, o per i periodi delle festività Natalizie o Pasquali. Ovviamente vi erano anche dei residenti, che avevano aperto all’interno del paese delle piccole attività commerciali, che non solo dava loro un sostentamento economico, ma avevano incrementato enormemente anche l’aumento della popolazione, che ora comprendeva numerose persone anziane ormai in pensione, ma anche intere famiglie, che avevano scelto di vivere in quel piccolo paese per godere del suo silenzio e della sua tranquillità. Giuseppe, era nato e cresciuto a Belprato. Al contrario dei suoi due fratelli che erano andati a lavorare in città, lui aveva scelto di continuare l’attività di famiglia, ossia il fornaio. Unico panettiere del paese, aveva allargato la sua produzione, rifornendo con i suoi prodotti anche due supermercati nella vicina città. Gli affari erano andati sempre meglio, così aveva assunto due ragazzi del paese per aiutarlo sia nel forno sia nelle consegne. In paese avevano aperto anche due negozi di generi alimentari, oltre a tre bar, e due ristoranti. Dopo essere stato a un passo dalla chiusura anche il piccolo ufficio Postale, si era riorganizzato, mandando due funzionari al posto dell’unico impiegato storico, andato in pensione. Giuseppe abitava nella vecchia casa dei genitori, posta all’inizio del paese. Quando questi erano venuti a mancare, lui l’aveva restaurata e ampliata, trasformando le antiche stalle, in un delizioso piccolo appartamento di due stanze con servizi, che aveva pensato di affittare. Una domenica di due anni fa, mentre stava tinteggiando proprio questi nuovi locali, sentì suonare al portone d’ingresso. Andando ad aprire rimase per un secondo senza fiato. Sulla soglia vi era una splendida ragazza, che, con un sorriso, gli domandò chi fosse il proprietario. Eravamo in estate, e anche l’abbigliamento della nuova venuta era estivo. Un paio di sdruciti jeans, delineavano le perfette forme dei fianchi, mentre una leggera maglietta attillata di cotone bianco, con una scritta in inglese, fasciava le generose forme del decolté. Il bel viso abbronzato, dall’ovale perfetto, era incorniciato da folti capelli neri, tagliati a caschetto, con una sbarazzina frangetta che arrivava quasi a coprire gli occhi, nascosti da un paio di occhiali da sole. L’imbarazzo di Giuseppe scatenò l’argentina risata della ragazza, che disse, ” guardi che non mordo!” Dopo l’iniziale momento d’imbarazzo, Giuseppe la fece entrare, e dopo aver sentito la sua richiesta di poter affittare l’appartamento, acconsentì a mostraglielo. Si accordarono subito, e due giorni dopo la nuova inquilina, che si chiamava Clara, prese possesso dell’appartamento. Gli disse che non avrebbe vissuto lì tutto l’anno perché il suo lavoro la portava a stare fuori sede per lunghi periodi, ma che comunque quell’appartamentino sarebbe stato il suo rifugio per tutto l’anno. Da quell’estate ormai lontana, Giuseppe aspettava sempre con ansia il ritorno di Clara, che si fermava a volte giorni, qualche volta mesi, ma poi improvvisamente spariva. Lui si era preso una solenne cotta per lei, colpito oltre che dalle forme generose, anche dal suo carattere mite e gentile, ma non aveva il coraggio di palesarle il suo interessamento, perché temeva che un suo rifiuto, avrebbe implicato da parte di lei l’abbandono dell’appartamento, perdendola forse per sempre. Una notte tempestosa di qualche settimana fa, mentre pareva che Giove pluvio avesse deciso di affogare la terra, sentì bussare alla sua porta. Era Clara, fradicia come un pulcino. Era appena arrivata, ma solo ora si era accorta di avere smarrito la chiave di casa. Lui la rassicurò dicendo che aveva quella di riserva, ma visto le sue condizioni, la invitò a fare una doccia in casa sua, e se non si fosse offesa, vista l’ora, l’avrebbe invitata anche a cena, che avrebbero consumato accanto al camino, che spandeva un dolce tepore nella stanza. La ragazza dopo qualche incertezza dettata più che altro dalla buona educazione, accettò, e dopo meno di mezz’ora, si stavano gustando una succulenta bistecca, appena arrostita sulle braci, annaffiata da dell’ottimo vino locale. Si sa che nulla come un pranzo e del buon vino, invogli le persone a rilassarsi, esternando i loro pensieri più segreti. Così, Giuseppe fece scivolare il discorso sulla sua voglia di trovare una compagna, visto che i suoi venti anni erano passati da tempo, e che ormai aveva una posizione economica più che buona. Clara sembrò condividere il pensiero del giovane, dicendo che anche lei voleva accasarsi ma era fortemente condizionata dal suo lavoro, che poneva un grosso freno alla sua voglia di trovare compagnia. Solo dopo la seconda bottiglia di rosso, e sotto le domande sempre più incalzanti di Giuseppe, la ragazza disse di cosa si occupava; era rappresentante di tessuti per la Toscana e la Liguria. Si congedarono, satolli, e un pochino ebri, tanto che mancò poco che tra i due vi fosse il primo bacio, evitato all’ultimo momento con gentilezza dalla ragazza. Passarono diversi giorni prima che i due si ritrovassero per caso nel piccolo ufficio Postale del paese. Erano circa le dieci del mattino, e Giuseppe doveva pagare alcune tratte, mentre aspettava il proprio turno, entrò Clara che appena lo vide, gli si avvicinò salutandolo con calore. Tutto accadde in un attimo. La porta d’ingresso si spalancò con violenza, spinta da due individui con il volto coperto da un passamontagna, che irruppero in Posta armati di un coltello e una pistola, urlando a tutti di stare fermi, e di sdraiarsi a terra. Giuseppe non fece a tempo a rendersi conto di cosa stava succedendo che Clara scattò come una molla. Con un calcio volante colpi in pieno volto quello armato di pistola, che crollò a terra senza un grido, come un burattino cui avessero tagliato i fili, poi, evitando con un’elegante piroletta il fendente del secondo malvivente, partì all’attacco, colpendolo con il taglio della mano al pomo di Adamo, mettendolo istantaneamente fuori combattimento. Tutta la scena era durata non più di trenta secondi. Dopo pochi minuti arrivò a sirene spiegate una pattuglia di carabinieri, e un’ambulanza, per soccorrere i due sfortunati rapinatori, che non si erano ancora ripresi. Ma quello che stupì ancora di più Giuseppe fu vedere il Maresciallo dei Carabinieri scattare sull’attenti, e fare il saluto militare a Clara, prima che questa salisse sulla gazzella. Che ora le rappresentanti di tessuti avessero acquisito un grado militare?
Mario Volpi 17.1.21
Racconti di questa rubrica
CarraraOnline.com
CarraraOnline.com
Torna ai contenuti