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Sezione a cura di Mario Volpi
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Un eroe sconosciuto

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione

Spesso si sente delle minacce nucleari che il buffo dittatore Nordcoreano, lancia verso gli Stati Uniti e il mondo intero. Certamente io non mi preoccupo di questo  dittatore da operetta, ma ormai in tutto il mondo, non sono più solo due i paesi ad essere in possesso di armi nucleari, ma decine, e molti di questi, non brillano certo ne per stabilità politica, ne per il grado di tecnologia raggiunto. Quindi anche un semplice incidente potrebbe avere conseguenza catastrofiche e di Stanislav Petrov, non ne nascono tutti i giorni!
Giocare
I lettori più giovani, avranno sentito solamente parlare della “guerra fredda, ” periodo che io avendolo vissuto, non esito a chiamare Medioevo moderno, per porre l’accento sull’ottusità umana che lo contraddistinse. Per meglio fare capire come, per parecchi decenni, il mondo sia stato sull’orlo della distruzione totale, bisogna fare un salto indietro nel tempo, alla fine della seconda guerra mondiale. Nel febbraio del 1945, dopo la sconfitta della Germania nazista, si svolse a Yalta, in Crimea, una conferenza dei paesi vincitori, cui parteciparono Churchill, per l’Inghilterra, Roosevelt, per l’America, e Stalin, per l’U.R.S.S., che si divisero l’Europa in zone d’influenza, la capitale della Germania, Berlino, fu divisa in quattro settori, ognuno dei quali prevedeva l’amministrazione provvisoria di ciascuno dei quattro Paesi vincitori, tra cui la Francia. Ma i problemi sorsero immediatamente, Stalin decise che anche la parte di Berlino sotto il suo controllo, dovesse pagare i danni di guerra, anche se ciò non era negli accordi. Gli U.S.A si opposero, allora Stalin, bloccò l’accesso alla città, i cui abitanti rischiarono di morire di fame. Gli altri tre Paesi, organizzarono un gigantesco ponte aereo che salvò gli abitanti, ma che innescò una crisi con  l’U.R.S.S., che durò per decenni.
Ma la cosa non finì lì, i due principali attori di questo tragico gioco, ossia America e Russia, cominciarono a minacciarsi l’un l’altro, con sfoggio di potenza militare, e per farlo non esitarono a usare una nuova e poco conosciuta tecnologia: l’energia atomica. L’America scelse come poligono per i suoi esperimenti, un vero paradiso tropicale, l’isola di Bikini. Dopo averne allontanato forzatamente, gli abitanti, fece esplodere un ordigno di una potenza di molto superiore a quella che distrusse Hiroshima. L’effetto fu devastante, banchi di corallo millenari furono sbriciolati, mentre due piccoli isolotti si vaporizzarono, il mare ribollì per l’immenso calore cancellando ogni forma di vita. A oggi, dopo decine di esplosioni, sul fondo marino vi è un cratere profondo 75 metri e largo 2 km. La Russia non fu da meno, ma i suoi primi esperimenti, che si tennero nelle desertiche pianure del Kazakistan, furono tenuti segreti. La totale ignoranza degli effetti delle radiazioni a lungo termine, oltre al bisogno scientifico di verificarne il potere distruttivo sugli esseri viventi, fecero sì, che questi terribili esperimenti, fossero compiuti sul terreno, in mare, o nell’atmosfera. Quando finalmente ci si accorse degli effetti delle radiazioni sull’intero pianeta, si firmò un trattato che li proibiva, lasciando però libertà totale su quelli sotterranei. Solamente nel 1996, si metteva al bando anche quelli, ma a tutt’oggi non è ancora operativo. In totale l’America compì mille esperimenti, mentre la Russia più di settecento. Questo insensato sfoggio di potenza militare, oltre a costare miliardi di dollari, provocò atteggiamenti paranoici da ambedue le parti, così l’America decise di tenere in volo, ventiquattro ore su ventiquattro, uno squadrone dei micidiali bombardieri B.52, armati di bombe nucleari, che, con la loro enorme autonomia di volo, potevano bombardare ogni parte del mondo. La Russia costruì un’immensa flotta di sottomarini, che teneva in immersione al largo delle coste statunitensi, in grado di rispondere, in caso di attacco, con il lancio di decine di missili balistici armati con testate nucleari. Questa situazione fu chiamata “strategia del terrore” perché era proprio il terrore di un’immediata e micidiale risposta in caso di attacco, che consentiva ai due avversari di vivere una pace precaria. Questo periodo fu caratterizzato dalla nascita di Agenzie di Sicurezza in ambedue i Paesi, così, nel 1947 gli U.S.A crearono la C.I.A (Central Intelligence Agency) con il compito di compiere azioni di spionaggio al di fuori del territorio nazionale, affiancata da una rafforzata F.B.I. che invece già dal 1920, si occupava di reati federali all’interno dei confini. In Russia intanto, il regime comunista, estende la sua influenza a tutti i Paesi dell’Europa dell’Est, e tramite il “Trattato di Varsavia” li assoggetta, sia economicamente, che politicamente al Governo centrale russo. Per controllare i “sovversivi” sia interni, che all’estero, nel 1954 nasce il K.G.B (Komitet gosudarstvennoj bezopasnosti) Agenzia di sicurezza dal nome quasi impronunciabile, ma che diverrà tristemente famoso per le feroci “purghe” compiute in patria, e le sanguinose azioni in tutto il mondo. In America intanto un Senatore, Joseph McCarthy, istituisce un vero e proprio comitato nazionale per investigare sulla presenza di“spie comuniste, o di loro fiancheggiatori e simpatizzanti” sul territorio americano. Questo periodo americano di vera e propria fobia collettiva, fu chiamato la “paura rossa” o Maccartismo. Il sospetto, spesso infondato, rovinò la vita a migliaia di persone, mentre la paura della guerra atomica imminente, spinse larghe fasce della popolazione a costruirsi in giardino un bunker antiatomico. Intanto la gara per la conquista della luna, e gli sforzi sia economici, che tecnologici per la costruzione di armi sempre più potenti, fanno compiere alle due superpotenze, un balzo tecnologico imponente, così alla fine degli anni settanta, l’informatica, anche se ancora rudimentale, è alla base dei sistemi militari dei due Paesi. Si costruiscono basi sotterranee, dove poche persone sono in grado, schiacciando un pulsante, di far partire verso obiettivi già programmati una vera e propria selva di missili con testate nucleari. Queste persone sono accuratamente selezionate e addestrate, perché devono essere in grado di obbedire senza discutere a un ordine che decreterà la fine dell’umanità. Così nel 1983, in un gelido e isolato avamposto russo il tenente colonnello Stanislav Petrov, prende servizio per il suo turno di guardia davanti ai monitor. In realtà doveva essere di riposo, ma un’improvvisa malattia di un collega lo costringerà a un turno straordinario. Dopo poche ore, all’improvviso, luci e sirene lanciano l’allarme all’interno del bunker, dagli Stati Uniti è stato lanciato un missile che si dirige verso la Russia. Il tempo stimato per l’impatto è di venti minuti, dopo un secondo, il computer segnala un altro lancio, e poi un altro e un altro ancora. In totale cinque missili stanno viaggiando a velocità supersonica verso la Russia. Il dito di Petrov, sta per premere il pulsante rosso per la sequenza di lancio di risposta, ma un pensiero lo blocca. Al colonnello, sembra impossibile che l’America che possiede migliaia di missili, possa attaccare con solo cinque, scatenando una catastrofica risposta. Il tempo passa e le sirene continuano a ululare, 120 persone tra tecnici e ingegneri attendono la sua decisione, lui esita, ma poi decide che deve trattarsi di un errore e ignora l’allarme. Dopo pochi secondi tutto ritorna alla normalità, non vi era stato alcun lancio, solo un guasto al computer. I suoi uomini lo acclamano, ma il Governo è di parere contrario, non può ammettere che i suoi computer possano sbagliare, ma soprattutto che i suoi ufficiali abbiano la sfrontatezza di pensare, prima di eseguire un ordine. Stanislav, è consegnato K.G.B che dopo averlo incriminato, per non aver rispettato il protocollo, lo incarcera, ma poi, forse temendo l’ira dei suoi stessi uomini, lo mette in congedo anticipato. La storia rimane sconosciuta per decenni fino alla caduta del regime comunista russo, e il conseguente smantellamento del K.G.B, avvenuta nel 1991. Solo allora l’identità di questo vero e proprio eroe è stata rivelata, così, qualcuno pensò di cercarlo. Viveva da solo in un piccolo appartamento popolare in una cittadina russa di periferia, sopravvivendo con una misera pensione, e afflitto da un problema ai piedi che gli impediva quasi la deambulazione. Parecchi Stati, in tutto il mondo, gli hanno conferito onorificenze, a mio avviso sempre poche. Io propongo, che ogni città nel mondo abbia un monumento che ricordi a tutti questo eroe, che solo con il buonsenso, ha salvato il mondo.  

Mario Volpi
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