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Sezione a cura di Mario Volpi
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Un signore di commercio

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Fino dal tempo del baratto, i commerci hanno aiutato l'evoluzione umana, facendo conoscere usi e costumi di popoli  lontani, aiutando così il diffondersi della cultura sul pianeta. Oggi però il commercio è diventato in gran parte digitale, e tende sopratutto al profitto, se non addirittura alla truffa. Esempio lampante di come il cosiddetto progresso, non sia sempre foriero di benefici sociali.
Un “signore” … di commercio
Erano i primi anni cinquanta, io non andavo ancora a scuola, ma nella mia mente è ancora ben vivo il ricordo del “Sig. Astolfo, ” e del suo camioncino color latte caffè, che veniva ogni quindici giorni a vendere i suoi vestiti nell’aia della fattoria. La sua venuta era attesa con impazienza dalle donne del vicinato, soprattutto dalle ragazze giovani, perché portava una vera e propria ventata di “moda di città” o che almeno era quello che loro pensavano. Il Sig. Astolfo, era un “viaggiatore, ” così al tempo erano chiamati i commessi viaggiatori, e non aveva importanza se lo facessero per una ditta specifica, o come in questo caso, per conto proprio. Questo signore ha lasciato un ricordo indelebile nella mia mente, perché aveva quello che oggi, si chiamerebbe carisma, ma che a quei tempi era detto “portamento distinto.” Non so, se questo suo atteggiamento fosse parte del suo mestiere, o se fosse una caratteristica del suo carattere, so soltanto che a distanza di più di sessant’anni, ricordo ancora perfettamente il suo parlare calmo, in perfetto italiano, la candida capigliatura, pettinata con cura con una riga sulla parte destra della testa, e soprattutto i baffetti sottili, e perfettamente curati, che gli incorniciavano il labbro superiore. Vestiva sia in estate, che in inverno, la “mutatura, ” con annesso panciotto, su cui risaltava una catenina d’argento con attaccato un grosso cipollone, che riponeva nel taschino, il colletto della camicia sempre inamidato, era chiuso da un fiocchetto, rigorosamente in tinta col panciotto.  Aveva un furgone “Leoncino, ” che io nella mia ingenuità fanciullesca, per anni pensai che fosse un vezzeggiativo che lui aveva dato al suo camioncino. Aveva attrezzato una fiancata in modo che si aprisse, quasi completamente, e tramite due pertiche di legno, otteneva una specie di tettoia, così oltre ad esporre tutta la merce al suo interno, era possibile appendere a una corda, fissata lungo tutto il perimetro, innumerevoli grucce in fil di ferro, con camicette, gonne e vestiti completi. Vendeva in prevalenza abiti da donna, ma a richiesta, tramite un catalogo, era possibile acquistare anche camice da uomo, e perfino vestiti completi che al tempo chiamavamo mutature. Ovviamente vendeva a “lista” ossia con la possibilità di fare il pagamento, un pò per volta. Io non so dire, se questa forma di pagamento, fosse una forma di scaltrezza commerciale, o se invece fosse solo umanità, sta di fatto che lui non fissava l’importo delle rate, né i tempi di scadenza, ognuno gli dava quello che poteva, e quando poteva, importi che lui annotava accuratamente su un quadernetto dalla foderina nera. Vendeva anche la biancheria, che al tempo serviva soprattutto per fare i corredi alle future spose, come lenzuola, coperte, federe, tovaglie e così via, e molte persone gli commissionavano anche la stoffa per confezionare l’abito da sposa. Erano molti gli articoli che questi viaggiatori vendevano, passando di borgata in borgata, con cadenza quindicinale, o settimanale, alcuni completamente nuovi, come i detersivi, per la casa e per l’igiene personale, come lo sconosciuto dentifricio, e l’annesso spazzolino da denti, per arrivare alle stoviglie in alluminio o acciaio, al posto di quelle in terracotta. Questa forma di commercio è durata nelle nostre zone, ben oltre gli anni settanta, e ha contribuito a rendere la vita di molte famiglie meno dura, usufruendo di beni, che la loro condizione di estrema indigenza, oltre a una mentalità arcaica, impediva loro, non solo di acquistare, ma di conoscere. Dopo questo momento di gloria, la vendita porta a porta, subì un forte declino, complice la maggiore mobilità delle persone, che ora dotate di auto, o moto propria, non erano più legate ai percorsi dei mezzi pubblici, e potevano finalmente esplorare le esposizioni dei primi giganteschi supermercati. Questa nuova forma di commercio però, fece emergere una grossa limitazione. A differenza dei viaggiatori, o dei vecchi negozi, questi Grandi Magazzini, accettavano solamente denaro contante. Così la vendita porta a porta riprese vigore, tanto che, alcuni grandi Aziende, come una notissima marca di aspirapolvere, scelsero di vendere solo in questo modo, dilazionando i pagamenti con l’aiuto di Società finanziarie, nel frattempo, sorte come funghi. Ai giorni nostri questo sistema è ancora cambiato, privilegiando il nuovo sistema di acquisto tramite Internet.
Nel corso dei decenni i sistemi di vendita sono cambiati, e continueranno a farlo, ma per chi come me ha assistito alla nascita del commercio porta, a porta, credo che l’onestà, la professionalità, e la signorilità, dei venditori di un tempo, non sarà mai eguagliata.
Mario Volpi
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