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Sezione a cura di Mario Volpi
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Famosi...

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Cosa non si farebbe per diventare famosi?
Ai posteri l’ardua sentenza …

Purtroppo, tutti i giorni i Media ci snocciolano un tragico elenco, composto di freddi numeri riguardanti i morti per Covid 19. Ormai questa triste consuetudine ha fatto dimenticare alla gente che ognuno di quei numeri era una persona, che ha vissuto più o meno bene la sua vita, e che ora è scomparsa nell’oblio più completo, escluso il ricordo che avranno di essa i propri cari. Ogni giorno sul pianeta Terra, circa 150.000 persone passano a miglior vita, e nessuna di queste, per il calcolo delle probabilità, sarà ricordata dai posteri. Il computo completo del numero dei personaggi divenuti famosi e passati alla storia, non è mai stato fatto, e anche se sono comunque diverse migliaia, rapportati ai miliardi d’individui della popolazione umana, sono un numero esiguo. Un antico adagio recita “meglio un giorno da leone che cento da pecora.” Questo è il traguardo per gran parte della gente comune, che fa di tutto per essere famosa, e di conseguenza, ricordata, magari per il tempo di un battito di ciglia. Illustri antropologi, hanno formulato l’ipotesi che sia questa la principale motivazione che spinge alcuni individui a compiere atti, che mettono in pericolo la loro stessa vita, e in alcuni casi, a compierli, pur avendo la certezza di perderla. Secondo i più cinici, anche la folta schiera degli “eroi” sia di guerra, che in ambito civile, è stata spinta a compiere quell’atto solo dalla voglia di lasciare il proprio ricordo, ma su questo io nutro forti dubbi. E’ acclarato, che l’essere ricordati dai posteri, è, per molte persone, una sorta di rivalsa nei confronti dell’anonimato, e quindi un modo di sopravvivere alla morte corporale, e questo indipendentemente dal tipo di azione compiuta sia questa meritoria, o nefasta. L’esempio più eclatante di questa spasmodica necessità nella sfera emotiva umana, è senza dubbio quella dei Faraoni dell’antico Egitto. Non solo si proclamavano esseri divini, perciò osannati e famosi in tutto il regno, ma per essere ricordati anche dopo la morte, erigevano maestose tombe; le piramidi, le sole che hanno passato indenni gli oscuri abissi dell’oblio. Come se ce ne fosse bisogno, a confortare questa necessità di lasciare traccia di se, tutti i più grandi condottieri dall’Era antica da Alessandro Magno, a Cesare, da Gengis Khan, a Napoleone, avevano al seguito un vero e proprio “ufficio stampa,” composto di biografi, poeti, e cantori, con l’incarico di trascrivere, e raccontare per i posteri, le loro imprese, spesso assai romanzate. Questo a dimostrazione che oltre la sete di conquista per rafforzare i loro regni, in questi uomini, era imperante l’assoluta la necessità di essere famosi per sempre. Vi sono poi alcuni personaggi divenuti immortali, loro malgrado, a causa del loro smisurato genio culturale che li poneva al disopra di tutti, tanto da farli apparire quasi esseri soprannaturali. Così uomini come Michelangelo, Leonardo, Raffaelo, Dante, Giotto, per arrivare in epoca moderna a Einstein, solo per citarne alcuni, saranno ricordati per sempre da tutto il genere umano. Nella memoria collettiva della gente poi, è avvenuto un fatto strano. Generazione, dopo generazione, si ricorda perfettamente le gesta e le fattezze, di personaggi di fantasia, quasi fossero reali. Così Pinocchio, Topolino, Peter Pan, il Corsaro Nero, o i più moderni Superman, o Batman, sono ben vivi nella memoria di grandi e piccini, mentre pochissimi conoscono il nome dei loro autori, diventati immortali, nell’anonimato. Nella nostra Era, l’enorme facilità nelle comunicazioni tramite i Social, in alcuni individui emotivamente instabili, bistrattati, o emarginati proprio da essi, provocano in loro un irrefrenabile bisogno di vendetta nei confronti di questa Società “telematica” che loro vedono responsabile della loro condizione. Così specialmente in quei Paesi dove le armi sono di facile reperibilità, scatenano nei confronti di chiunque capiti loro a tiro, la loro furia omicida, proprio con l’intento che il loro nome, anche se in maniera negativa, venga ricordato per molto tempo. Senza arrivare a questi estremi, l’uso dei “telefonini”, sempre più sofisticati, capaci di scattare e inviare foto pressoché perfette in ogni angolo del mondo, spinge molte persone a scattarsi i cosiddetti “selfie,” in situazioni estremamente pericolose, come arrampicate a corpo libero su pareti a strapiombo, in precario equilibrio sull’orlo di spaventosi baratri, guidando moto senza mani ad alta velocità, o sfidando da molto vicino animali feroci, come Orsi o Puma.. Molti di queste persone a causa di queste “bravate ”sono state davvero ricordate, ma purtroppo solo sui loro necrologi, e tutte, loro malgrado, hanno provocato, un malcelato sorriso di scherno per  le stupidità delle loro azioni. In modo meno tragico, alcuni, grazie anche alla complicità dei Media che speculano sulla loro immagine, cercano il elevarsi dalla massa con modi eccentrici o bizzarri, per quanto riguarda il modo di vestire, di parlare, o con il comportamento aggressivo e volgare, nei confronti di altre persone, svendendo la loro dignità personale, per un effimero attimo di notorietà. Il loro comportamento è accettabile? Citando un verso del grande, e lui davvero, ricordato e famoso, Alessandro Manzoni “ai posteri l’ardua sentenza.”
Mario Volpi 13.3.21
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