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Sezione a cura di Mario Volpi
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Ammalarsi di pulito

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Si può stare male per il troppo igiene? L'uomo moderno è riuscito a fare anche questo, e pensare che crede di essere nel giusto!

Gli spot più presenti alla televisione, sono sostanzialmente di tre tipologie, quelli riguardanti i Gestori della telefonia mobile, le auto, e i prodotti per l’igiene personale. Nati alla fine degli anni cinquanta, con i primi detersivi ricavati dal petrolio, questi prodotti hanno avuto un’evoluzione esponenziale, che ha profondamente cambiato la quotidianità della nostra Società. Nel primo dopoguerra, il concetto d’igiene, era aleatorio, con comportamenti che oggi farebbero inorridire, ma che a quel tempo erano del tutto normali. E anche vero che la maggior parte delle famiglie erano sprovviste di acqua corrente e di servizi igienici, e che le case di allora erano lontane anni luce da quelle odierne. Spesso quanto racconto alle nuove generazioni, com’era la vita in quel tempo ormai lontano, mi guardano con un’aria a metà tra l’incredulo, e il compatimento, credendo forse che le mie facoltà mentali siano venute meno, o che racconti loro una storia di fantasia, ma purtroppo è la pura verità. Il dormire in sei o sette persone in una stanza di tre metri per tre, era la regola, con tutte le problematiche igieniche che ciò comportava, non ultimo il pitale sotto al letto per le minzioni notturne. Al mattino ci si lavava il viso come i gatti, con la gelida acqua del “bacile,” un contenitore in rame stagnato presente in ogni casa, provvisto di un mestolino, con cui ogni componente della famiglia, e spesso anche eventuali ospiti, bevevano l’acqua ributtando dentro quella avanzata. Lo spazzolino da denti e men che meno il dentifricio, non esistevano, non ha caso la maggior parte dei bambini soffriva periodicamente di mal di denti, dovuto all’insorgere di carie e ascessi, curati empiricamente con acqua e Malva, mentre gli adulti erano quasi tutti con denti mancanti, o seriamente danneggiati. Il bagno si faceva una volta ogni quindici giorni, ed era un vero e proprio lavoro che occupava gran parte della giornata della mamma. Si cominciava con il recarsi alla fonte pubblica, spesso posta a parecchie centinaia di metri, con la “ramina” (contenitore di rame o ferro zincato) per portare a casa una quantità di acqua sufficiente a riempire il “Concon” (grosso contenitore di terracotta smaltata.) Quindi dalla legnaia si prendeva un bel po’ di legna da ardere per il camino, dove era messa a bollire l’acqua dentro al “parol” (paiolo) attaccato alla catena penzolante dalla cappa. Poi la mamma, aiutata dal fratello più grande o dalle vicine, poneva il Concon vicino al camino e lo riempiva per metà di acqua calda e il procedimento poteva avere inizio. Il primo era il bambino più piccolo, che era lavato con un enorme pezzo di sapone di Marsiglia, dopo via, via, a scalare tutti gli alti figli. Il bagno collettivo poteva comprendere fino a quattro bambini, ovviamente tutti nello stesso contenitore, e con la stessa acqua. Anche la conservazione del cibo non sfuggiva a questa igiene approssimativa. I frigoriferi erano aldilà da essere inventati, esistevano solo le ghiacciaie negli esercizi commerciali o nelle grandi case patrizie, la gente comune, aveva solo due sistemi, le “moschiere,” che erano una specie di mobiletto pensile con i lati aperti, chiusi con una sottilissima rete anti mosche, o in inverno la “serenella” ossia esporre il cibo al gelo notturno sul davanzale della finestra. Le case poi non si poteva certamente dire che fossero un luogo igienicamente sicuro. Di solito erano in pietra o mattoni pieni, con il tetto sorretto da grosse travi di legno rozzamente squadrate, con un’intricata serie di travetti più piccoli che reggevano le tegole appoggiate sopra. Il legno com’è naturale, era soggetto a incurvarsi per il perso e per l’età, questo favoriva lo spostarsi delle tegole, che oltre a fare piovere in casa, consentivano l’ingresso a ospiti poco desiderati, come topi e ratti, che una volta insediati nell’abitazione era pressoché impossibile sfrattarli. Dietro i mobili, e negli angoli più bui e umidi, vi erano delle vere e proprie colonie di scarafaggi, che assieme agli scorpioni erano la normale fauna presente in ogni casa. Nelle serate estive poi, i soffitti delle camere erano letteralmente coperti da milioni di mosche che lì passavano la notte, macchiando le mura con i loro escrementi, tanto che ogni anno si doveva imbiancare e disinfettare a calce. I servizi igienici erano posti in un “capanno” nell’aia, dove tutto, dal” piccolo al grosso” affluiva in una fossa sottostante, dove macerava, che poi in primavera, era prelevato e sparso nei campi come fertilizzante, favorendo così il diffondersi di patologie gastroenteriche anche gravi. Improvvisamente di colpo tutto cambiò. Si cominciò con i primi detersivi per il bucato in grado di fare un” bianco che più bianco non si può,” per arrivare alla capillare diffusione di prodotti un tempo inconcepibili come deodoranti, o specifici per l’igiene intima. Dopo i primi decenni in cui specialmente i detersivi non biodegradabili causarono una grave crisi ambientale, per via dell’inquinamento dei corsi d’acqua, la Società ha sempre di più accettato questi prodotti, a metà tra cosmetici e igienici, cambiando in modo radicale il modo di vivere. Come spesso accade per le grandi innovazioni tecnologiche però, oggi molti esagerano, usando in modo sconsiderato questi prodotti, credendo di fare bene, non sapendo che in realtà, generano un grave danno soprattutto ai bambini. Complice anche la martellante pubblicità, per un “igiene sicuro” molte mamme “sterilizzano” le loro abitazioni, con prodotti chimici molto potenti, come la candeggina, detergente a base di cloro, in grado di eliminare qualsiasi microflora nell’ambiente. In più, ai bambini moderni viene severamente proibito di “sporcarsi” giocando come un tempo nei cortili. Questo comporta una grave diseducazione del loro sistema immunitario, che non impara a riconoscere  batteri, e spore, scatenando violenti attacchi immunologici contro sostanze innocue come i pollini, diventando per tutta la loro vita gravemente allergici o intolleranti. Per cui, il pulito va bene, ma parafrasando il grande D’Annunzio, “giova nel medio limite volar…” soprattutto perché, come recita un antico adagio carrarino ” ‘l porc pulit i n fu mai grass” (il porco pulito non fu mai grasso.)
Mario Volpi 1.11.2020
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