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Sezione a cura di Mario Volpi
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Ricordi perduti

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Nella vita delle persone i ricordi sono importantissimi, ma purtroppo questa inarrestabile corsa alla modernità, ha fatto perdere a molti di noi, un pezzo importante della propria vita.

Tutti noi abbiamo ben presente il significato del verbo “ricordare,” ossia richiamare alla memoria propria o altrui, un volto, un fatto, un anniversario particolarmente importante della nostra vita. Per fare ciò, fin dalla preistoria, l’uomo si è servito in prevalenza delle immagini. Queste, proprio perché destinate a durare nel tempo, dovevano essere quasi indistruttibili. Così i nostri progenitori per ricordare una battuta di caccia particolarmente fortunata, o per onorare il capo che in quella azione venatoria li aveva guidati, dipingevano con figure stilizzate le volte delle caverne, con tale accuratezza, e con colori così duraturi, che dopo migliaia di anni quei disegni sono ancora perfettamente visibili. Quando la civiltà umana si è evoluta, sono state la pittura e la scultura, le arti deputate a trasmettere ai posteri le descrizioni figurate di luoghi dove si svolsero avvenimenti importanti, o le fattezze di grandi re o condottieri. Nel medioevo i potenti si servivano dei “frescanti,” così erano chiamati i pittori itineranti, per ritrarre i membri della loro famiglia, sulle volte, o le pareti dei loro saloni, a imperitura memoria. Re e Papi, addirittura accoglievano nelle loro Corti i geni di queste arti del loro tempo, per commissionargli quadri, statue, o affidare loro il compito di affrescare le volte d’intere Basiliche, ben sapendo che queste opere sarebbero servite a ricordare nei secoli la loro persona. Bisogna però aspettare fino a metà del 1800, perché anche per la gente “normale,” vi sia la possibilità di trasmettere ai posteri un loro ritratto, o l’immagine della propria famiglia, a un costo relativamente modesto. Infatti con la nascita della fotografia nel 1839, i cosiddetti “ricordi di famiglia” diventano accessibili, anche se per adesso, visto il loro costo, solo alla parte più borghese della popolazione. La foto in bianco e nero, era stampata su carta, ma il negativo, se ben conservato poteva durare oltre un secolo. Nel 1936, avviene in campo cinematografico una vera e propria svolta epocale, nasce infatti il formato “8 mm.” Nata per uso amatoriale, questa pellicola di formato ridotto, permetterà anche ai non professionisti di girare dei mini film di tre minuti, con la possibilità tramite un proiettore, di rivederlo, proiettandolo magari contro una parete della propria casa. Peccato però, che vista la scarsità di “cineasti dilettanti” ma denarosi, le ditte che fabbricavano il proiettore e la cinepresa, smetteranno presto la produzione, rendendo i film girati inutilizzabili. Ma sono gli anni settanta del novecento che l’industria dei “ricordi di famiglia” fa un gigantesco balzo in avanti. Nascono oltre alla pellicola a colori, le macchine fotografiche automatiche, in grado di scegliere in modo autonomo, luce, diaframma, e tempo di esposizione, in più i mini lab, come al tempo si chiamavano le macchine per lo sviluppo del negativo e la stampa, sono in grado di correggere ancora eventuali difetti, regalando per poche lire una foto pressoché perfetta. E qui cominciano le prime dolenti note. La carta su cui erano stampate le foto a colori, era ovviamente trattata con sostanze chimiche particolari, ed essendo foto a basso costo, non si prestava molta attenzione a mettere in atto procedure per preservarne la durata, così a contatto con l’ossigeno dell’aria, e la sua umidità, i colori tendono a sbiadire. Perciò, oggi, molte delle foto del tempo, sono ridotte a una macchia indistinta di colore giallastro, con il soggetto fotografato quasi del tutto invisibile. Intanto però nei ruggenti anni ottanta, nasce l’Era dell’elettronica. I primi personal computer conquistano il loro spazio in una Società sempre più affamata di tecnologia, e sembrano in grado di compiere delle vere e proprie magie, come la possibilità non solo di trasformare le immagini in formato digitale, ma di “memorizzarle” su un supporto magnetico a dir poco fantastico; il floppy disk. Capace di contenere centinaia di foto, questo sottilissimo disco magnetico, chiuso dentro un involucro quadrato, è considerato  “quasi eterno,” come diceva la pubblicità. Solo che dopo meno di dieci anni i computer evolveranno a tal punto che non sarà più neppure montata sul loro Case, l’apertura per il floppy, rendendolo, di fatto, del tutto inservibile. Negli anni novanta, l’elettronica sforna una nuova invenzione, il videoregistratore. Questo è in grado di registrare film o avvenimenti vari dalla tv domestica, ma ha anche la possibilità di riversare sul nastro magnetico di una “cassetta,” dei filmati presi con delle piccolissime telecamere elettroniche a batteria portatili, trasformandosi così in un vero e proprio scrigno dei ricordi. E’ talmente versatile e tecnologico, che si possono immagazzinare gli avvenimenti più salienti della nostra vita, montati proprio come un film, corredati perfino con un sottofondo musicale, o con un commento parlato. Dopo appena quindici anni però, questo magico scrigno, è divenuto di colpo obsoleto e introvabile, rendendo le “cassette” piene di ricordi, con musiche emozionanti, non più usufruibili. Niente paura, ora siamo negli anni duemila, e esiste il CD. Su questo lucente disco di plastica è possibile memorizzare migliaia di foto e filmati importanti, che resteranno integri per secoli. Loro certamente sì, peccato che il CD oggi, sia già obsoleto, e  destinato a cadere nell’oblio. Esiste però la penna driver, che svolge la stessa funzione, in alcuni casi già superata dalla praticità d’uso, e dalla formidabile memoria degli smartphone, ma anche questi fantastici dispositivi fino a quando dureranno? Come si vede dunque, nessun supporto moderno è immune dalla colpa di aver fatto perdere per sempre, a molti di noi ricordi importanti della loro vita. Per non sbagliare io ho deciso. Voglio lasciare le fattezze del mio volto ai miei discendenti, ma per non correre il rischio che il supporto passi di moda, ho già acquistato nelle nostre cave di Carrara, un blocco di marmo statuario di trenta tonnellate, da dove sarà ricavata la mia immagine a mezzo busto; resta solo il dilemma di come farò ad attaccarla sulla patente!
09.1.21 Mario Volpi
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