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Sezione a cura di Mario Volpi
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Casa su ruote

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Una canzoncina abbasta ingenua, spopolava negli anni sessanta" Una casetta in Canada." Questo la dice lunga sull'oggetto del desiderio degli italiani in quegli anni ormai lontani!
Fino dalla Preistoria, il sogno dell’uomo era di avere la possibilità di poter portarsi appresso un rifugio sicuro, in poche parole la casa. Mentre per il genere umano questo desiderio è rimasto un’utopia per millenni, la Natura aveva brillantemente risolto il problema munendo molti esseri viventi di un robusto guscio trasportabile, come le Chiocciole, le Tartarughe, e ad alcuni, come ad esempio il Paguro, aveva dato perfino la possibilità di “cambiare appartamento,” con uno più grande a suo piacimento. L’embrione per la realizzazione di questo desiderio, lo si deve a un giovane tedesco, che perdutamente innamorato della sua bella che faceva la pittrice, nel 1931, gli costruì una rudimentale casa mobile, per permetterle di soggiornare alcuni giorni in luoghi diversi, per realizzare i suoi dipinti. In Italia durante la metà degli anni sessanta, in pieno boom economico, la gente scoprì il desiderio di viaggiare, senza essere legati a soggiorni in Hotel o Pensioni, ma a contatto con la Natura. Furono quegli gli anni d’oro della proliferazione esponenziale dei Camping. Spesso abusivi, quasi sempre sprovvisti di qualsiasi servizio igienico, vi si poteva soggiornare spartanamente sotto una tenda spesso di pessima qualità, addirittura residuato bellico dell’ultimo conflitto. Agli inizi degli anni settanta con l’aumento delle auto in circolazione, copiando il “carrozzino,” che molte Jeep militari americane avevano al seguito, nacquero i primi carrelli tenda, che permettevano il trasporto di una tenda molto più confortevole, e soprattutto assai più pratica nel montaggio. Ma anche se ancora quasi sconosciuta ai più, e non ha caso in quel di Torino, patria dell’industria automobilistica Italiana, esisteva già, da metà degli anni sessanta, la Nardi Caravans, un’azienda che faceva i primi timidi tentativi per far conoscere agli italiani questo vero e proprio oggetto misterioso; la Roulotte. Dopo la realizzazione dei primi modelli, quasi dei prototipi, le roulotte di Romano Nardi, si fecero conoscere e apprezzare anche in occasione delle prime Fiere Campionarie. L’inconfondibile designer italiano, e le novità tecniche come i pannelli in alluminio per risparmiare peso, decretarono il successo quasi immediato di questa giovane Azienda italiana. Gli anni settanta videro la straordinaria proliferazione di nuovi Marchi e di innumerevoli acquisti di roulotte, da parte di un pubblico sempre più interessato a queste vere e proprie “case su ruote.” Il mercato nuovo, e per qualche tempo privo di regole, causò non pochi incidenti, soprattutto dovuti all’imperizia dei conducenti, alla rudimentale tecnologia delle roulotte, e alla scarsa potenza del veicolo trainante. Macchine con il motore in fiamme nel bel mezzo delle autostrade, roulotte che sorpassavano in discesa l’auto trainante, e urti agli spigoli delle case in curva sulle strade di montagna, funestarono per anni questo settore, fino a quando sia la tecnologia, sia il Codice della Strada cercarono di porvi rimedio, con divieti e limitazioni. Innanzi tutto si cominciò a legiferare, paragonando il traino di una roulotte a un autotreno, con limiti di velocità sia in autostrada sia in vie urbane. Poi si pose un limite alla  larghezza della roulotte rispetto all’auto, al peso trainabile con patente B, e una lunga serie di regole e divieti che spaziavano dalla sosta in luogo pubblico, al divieto di soggiorno delle persone all’interno quando la roulotte era viaggiante. Ma la normativa più stringente fu quella dell’obbligo di omologare il gancio di traino. Questo importantissimo accessorio fu, nei primi anni, alla base di incidenti anche gravi, dovuti al suo sgancio accidentale, e perfino alla sua rottura. Oggi il gancio oltre che omologato, deve essere installato da un’officina autorizzata dalla Motorizzazione Civile, che provvederà in un secondo tempo ad effettuare il collaudo tecnico. Nel frattempo le roulotte si andavano modernizzando, montando freni sincronizzati con quelli dell’auto trainante, coibentazione alle pareti, e soprattutto una serie pressoché infinita di arredamenti, con mobili costruiti ad hoc. L’allestimento interno di un gran numero di Marchi di roulotte, vide per anni primeggiare un Centro con mobilifici di prestigio, Poggibonsi, che riuscì a diventare in poco tempo leader in questo settore. Nonostante tutti gli aggiornamenti tecnologici, però, la roulotte restava sostanzialmente dipendente dall’esterno per quanto riguardava l’energia elettrica, gli impianti idrici e soprattutto quelli igienici. Nel frattempo i Camping andavano via via munendosi di alcuni servizi essenziali, come attacchi per l’energia elettrica, servizi igienici, e docce con acqua calda, però ovviamente in comune. L’andicap maggiore per l’uso della roulotte era a detta di molti, il suo parcheggio non sempre facile, e soprattutto, proprio la sua totale dipendenza dall’esterno per tutti i servizi primari. I Costruttori sfornarono, alla fine degli anni settanta delle roulotte “camperizzate,” ossia provviste di batterie per la corrente e di un serbatoio d’acqua potabile, nonché la possibilità di poterne montare uno anche per le acque grigie. Nonostante i loro sforzi però, la vendita delle roulotte entrò in una profonda crisi che ne determinò il declino. Oggi la quasi totalità dei campeggiatori, si serve dei camper, costituiti dal telaio di un furgono o camion, su cui viene montato un guscio di plastica. Super accessoriati, alcuni dal costo di un piccolo appartamento, i più prestigiosi dispongono anche di sistemi idraulici che permettono di raddoppiare la loro larghezza quando sono posti nel luogo di vacanza. Dotati di ogni  confort, dall’illuminazione a led, al riscaldamento, e raffreddamento con radiatori e condizionatori inseriti nelle intercapedini, sempre connessi alla rete Web sia per quanto riguarda l’intrattenimento che per la diagnostica del mezzo, oltre ovviamente alla “navigazione” stradale. Dispongono poi di bagni spaziosi, completi di doccia, impianto a gas per la cucina, pannelli solari orientabili, prese esterne dissimulate per carico e scarico di H2O potabile, e grigia, e corrente elettrica, oltre a un sistema automatico di livellamento durante le soste. Certamente qualcosa di molto diverso dalla piccola casa mobile costruita dall’innamorato tedesco più di novanta anni fa.
Mario Volpi 3.7.22
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