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Sezione a cura di Mario Volpi
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Una moda crudele

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Per S.Valentino gli innamorati si scambiano doni, ma recentemente sta prendendo piede la "moda" di regalare animali, sopratutto cani, che però nella maggioranza dei casi, dopo l'entusiasmo iniziale vengono"cestinati."
Spero che qualche lettore del Blog, che leggerà questo articolo, lo faccia circolare, perché la gente capisca che questa scellerata "moda"deve finire.
Una moda crudele
L'animale uomo, proprio perchè unico mammifero a non essere guidato solo dall'istinto, è soggetto ha cercare una posizione predominante all'interno del suo “branco”. Un tempo questo avveniva in vari modi, per nascita, con prove di coraggio o abilità, o con combattimenti tra i pretendenti a questo privilegio. Oggi nella Società moderna, questo non è più possibile, ma la stessa voglia di prevalere l'uno sull'altro è ancora ben presente nel comportamento umano, e si manifesta in modo  diverso, ad esempio “seguendo le mode”, cercando però di essere sempre migliore degli altri. Così si cercherà di avere l'auto più bella, o più costosa, il vestito più alla moda, l'accessorio più esclusivo, o fare il regalo più stravagante, e cosa c'è di più strano che regalare un cucciolo? Da alcuni anni, in occasioni particolari come la festa di San Valentino, si assiste ad una vera e propria corsa all'acquisto di animali, in particolare cani e gatti. Si pensi che recentemente l'Organizzazione a cui fanno capo la maggior parte di venditori di animali, ha comunicato il fatturato globale in Italia del 2016, che equivale a circa un miliardo di euro, e che dicono avrà un incremento per il 2017, stimabile intorno al 18%. Intendiamoci, non vi è nulla di male a desiderare la compagnia di un animale, anzi! Diventa invece discutibile volere, o regalare, quella determinata razza di cane o gatto, solo perchè rara, o costosa, per poi sfoggiarne il possesso come fosse un soprammobile, e non un'essere vivente. Alcuni anni fa, specialmente tra i giovani cosiddetti “rampanti,” era venuto di moda il possesso di cani da combattimento. Come era prevedibile però, è stato come dare una pistola carica nelle mani di un bambino, e dopo numerose aggressioni a persone, alcune purtroppo  fatali, si è scelto di dare la colpa ai cani, inserendo una quindicina di queste razze, tra quelle pericolose soggette a restrizioni, e costringendo il proprietario a sottoporre l'animale a visita veterinaria annuale presso una Asl. Anche la cinematografia, per bambini, ha in alcuni casi contribuito a questa insana e crudele moda del possesso. Il film Disneyano, “La carica dei 101” con protagonisti dei cani Dalmata, provocò una vera e propria ondata di acquisti di esemplari di tale razza, da donare ai bambini, non capendo però, che un cane non è un peluche, e sopratutto che questa razza, aldilà dello splendido mantello, ha delle caratteristiche che non si adattano alla convivenza con un bambino. Questa crudele mania di voler possedere solo cani di  razza, ha provocato la nascita di vere e proprie organizzazioni criminali di trafficanti, che, in alcuni casi comprendono la complicità di negozi di animali, e perfino di qualche veterinario, che non si fanno scrupolo di importare cuccioli da paesi dell'Europa dell'Est, dove i prezzi sono bassissimi, e le regole inesistenti, per rivenderli in Italia a peso d'oro. Questi traffici però, oltre a costare la vita a moltissimi cani, perchè trasportati in condizioni terribili, sono delle solenni fregature, perchè i cuccioli, venduti piccolissimi, sono immaturi dal punto di vista immunologico, e spesso portatori di malattie come il cimurro, che li uccidono in pochissimo tempo. Altro grosso errore è il credere che “umanizzando” la vita del cane si faccia la sua felicità. Su questo argomento ebbi modo di sentire un noto etologo di cui non ricordo il nome, che a tal proposito disse” provate voi umani a vivere per alcuni giorni da cane, e poi ditemi se siete felici.” Questa moda del possesso del “cane di razza”, provoca purtroppo moltissimi abbandoni, quando ci si accorge, che il piccolo e tenero fagottino di pelo, magari regalato dal fidanzato, è ora diventato un molosso di 50 kg, e che il suo continuo abbaiare non ci permette di dormire, che i suoi peli intasano perfino l'aspirapolvere, o che i nostri mobili sono ormai semidistrutti dai suoi denti. L'appartamento non è il luogo più naturale dove far vivere un cane, certo alcuni cani di piccola taglia si “adattano” a questa condizione, ripeto si adattano. Un tempo non era così. In quell'antico mondo rurale ognuno doveva fare la sua parte, per contribuire al benessere di tutti, anche il cane, e il gatto di casa, dovevano, e facevano il loro “mestiere.” Nei miei ricordi di bambino è sempre viva la figura di Nero. Era il cane della fattoria, di una razza sconosciuta, che ora si dice fosse “autoctona”, visto che quasi tutti i cani da fattorie del tempo avevano le stesse caratteristiche morfologiche. Era un lupo a pelo lungo, di colore nero con diverse macchie grige, aveva le orecchie triangolari, dritte come due bandiere, gli occhi vispi sempre attenti, e un buffo modo di inclinare la testa da un lato quando la sua attenzione era attratta da qualcosa. Il suo compito principale era di accompagnare e guardare il piccolo gregge di pecore che la fattoria possedeva. Era un cane eccezionale e faceva, almeno a me sembravano, cose eccezionali. Il fattore dopo avere portato le pecore a pascolare in un dato appezzamento, gli faceva fare il giro di dove non dovevano entrare, poi tornava alla fattoria per svolgere altri lavori. Ebbene il cane, da solo, non permetteva alle pecore di oltrepassare quell'invisibile confine che il padrone gli aveva mostrato. Non aveva mai conosciuto ne collare, ne catena, ma neppure la cuccia, e nella sua lunga vita non era mai entrato in casa, dormiva nel patio davanti all'ovile, e nei mesi estivi quando le pecore erano al pascolo in montagna, affidate a pastori professionisti, davanti alla stalla. Mangiava abbondantemente, una volta al giorno, quasi sempre siero di latte, arricchito con pane raffermo, croste di formaggio, o pelle di salame, oltre a vari avanzi di cucina, come ossa di animali da cortile, e minestre avanzate. Nel periodo estivo quando la fattora, doveva svolgere qualche lavoro nei campi, si portava dietro i figli di pochi anni, e dopo aver steso una coperta sotto ad un pergolato, vi metteva sopra i bambini, e poi diceva in dialetto rivolta al cane ” Ner!! Non  li far mov'r ehh!!”(Nero! Non li fare muovere!) Il cane capace di contrastare con ferocia i bellicosi montoni di razza Massesa, dimostrava una dolcezza infinita nei confronti dei piccoli, urtandoli con il testone per farli sedere, o anche mordendoli e tirandoli delicatamente per  una manica del grembiulino per impedirgli di alzarsi o gattonare. Nero, pur non ricevendo coccole melense, era attaccatissimo al fattore. Un giorno fui testimone di una scena straziante. Ormai molto vecchio, era quasi sempre sdraiato per terra, perchè camminava con difficoltà. Un pomeriggio estivo si avvicinò, all'uomo seduto su uno sgabello nella stalla mentre stava scartozzando, e dopo avergli appoggiato il muso in grembo, spirò. Io scoppiai a piangere, ma anche al fattore entrarono parecchi “bruscolini” negli occhi. Io penso che Nero, pur non essendo di una razza famosa, e avendo vissuto una “vita da cani” sia stato molto più felice di qualche esemplare odierno, con un pedigree  famoso, ma che vive per colpa...di una moda crudele.

Mario Volpi
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