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Sezione a cura di Mario Volpi
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Ambizione a quattro ruote

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Negli anni sessanta Carrara era famosa per i  meccanici "truccatori" di auto e moto,  tra di loro qualcuno ha fatto fortuna nel mondo delle vere competizioni. Oggi il fenomeno esiste ancora, non più in città, sicuramente meno "ingenuo," ma miliardario.

Nello stesso momento dalla sua invenzione, l’automobile da subito, è stata considerata uno status simbol. Più grossa, e potente era la vettura, tanto più importante era la persona. A distanza di quasi un secolo, nulla è cambiato, anzi, si può dire che sia peggiorato. All’inizio degli anni sessanta, con l’Italia in pieno boom economico, la Fiat lanciò sul mercato due modelli di auto relativamente economici, la Cinquecento e la Seicento. In pochi decenni, la vendita di queste due vetture crebbe in modo esponenziale, trasformando per sempre la Società italiana, da appiedata, a motorizzata. Da quel momento, anche tra la gente più “normale, ” crebbe l’ambizione di differenziarsi gli uni dagli altri, e il mezzo per farlo, com’era prevedibile, fu il nuovo status simbol; l’auto. Ma le automobili “economiche ” erano fatte in serie, tutte uguali, spesso anche nel colore, allora come fare? Così, soprattutto i più giovani, ricorsero a quella pratica che oggi si chiama “customizzazione, ” ma al tempo si chiamava “truccare l’auto.” In effetti, mai definizione fu più azzeccata. A una “500” o alla “600” si cambiavano le gomme, si tagliavano le molle per abbassarla, si potenziava il carburatore, la marmitta doveva fare più rumore possibile, e soprattutto doveva essere piena di adesivi come se fosse una vera auto da corsa. Più la customizzazione era spinta, più ci si elevava dalla massa, e poco importava, se l’auto, così “truccata,” non era effettivamente più veloce. Forse fu proprio in quel periodo che fu inventato l’adagio” vorrei ma non posso!” I super ricchi di allora, compravano auto come Ferrari e Maserati, mentre quelli della borghesia medio-alta, si “accontentavano” di auto come l’Alfa Romeo, Lancia, o dell’enorme, Fiat 2300, piena di pinne e cromature, per scimmiottare le auto americane. In quei tempi, l’importazione di auto straniere in pratica non esisteva, l’esistenza di Marchi esteri come Porche, Mercedes, o Ford, era conosciuta solo agli addetti ai lavori. Tutto cominciò a cambiare nei primi anni settanta. Complice anche la fortunata serie cinematografica di Bond 007, con Sean Connery, alcuni “ricchi, ” di allora si accorsero del marchio Aston Martin. In verità la casa britannica oltre ad aver vinto numerose competizioni sportive, aveva avviato un’intesa commerciale con l’italiana Zagato. Le ragioni dell’importazione di questo Marchio, però, non erano dettate dalla sua eleganza, o dall’affidabilità, bensì solamente dall’ improvvisa fama dovuta al film, cosa che faceva certamente notare il suo proprietario. Da allora, l’esclusività, ha preso definitivamente il posto dell’efficienza, dell’eleganza, e dell’affidabilità nell’acquisto di auto di prestigio. Oggi, per qualcuno, è considerato vitale distinguersi dalla massa, anche se ristretta, come può esserlo una cerchia di persone in grado di permettersi l’acquisto di una “super car, ” come si usa chiamare queste mega auto. Marchi come Ferrari, Maserati, Porche, Lotus, o Mercedes, anche se prestigiosi, sono considerati “di massa, ” da una parte sempre più consistente di clientela super ricca, che ambisce ardentemente di distinguersi da tutti. Questa nuova tendenza, ha portato i costruttori di auto, spesso piccolissimi, a “strafare, ” nel tentativo di accaparrarsi questa fetta di clienti. Così qualcuno ha puntato sulla velocità, come la SSC Tuatara, costruita dall’americana North America, già ex Shelby, cha ha raggiunto la fantastica velocità di 532Km orari. Ora qualcuno mi dovrebbe spiegare, a cosa serve una simile velocità? E soprattutto una persona normale, sarebbe in grado di domare una simile belva? Altri come la Pagani, hanno puntato tutto sull’innovazione dei materiali. L’ultima nata, si chiama Huayra Imola, ne sono state prodotte solo cinque esemplari, tutte vendute in anticipo. Costruita interamente in fibra di carbonio, e titanio, è però omologata solo per la pista, con un costo di “appena” 6,5 milioni di Euro. La Rimac Automobili, una piccolissima fabbrica in Croazia, si è specializzata in supercar elettriche. L’ultima è denominata C-Two, ed è un vero razzo. Dotata di un motore elettrico su ciascuna ruota, che gli conferisce una potenza spaventosa di quasi 2000 hp, in grado di lanciarla a una velocità stellare, da zero a 300 Km orari in meno di 13 secondi, come stellare è il suo prezzo, due milioni di Euro. Completamente realizzata in Toscana, in appena cinque esemplari l’anno, è Avantra, dall’antico nome della dea Etrusca dell’immortalità, quasi a evocare il designer futuristico di questa vettura. La Mazzanti Automobili ha puntato tutto sulla raffinatezza e il lusso che solo gli artigiani toscani sanno proporre. Gli interni possono essere realizzati con la pelle a conciatura naturale, o con seta, scelta dal cliente, così come il posto di guida è ricavato in base alle sue misure morfologiche. Per avere questo giocattolino, bisogna sborsare qualcosa meno di un milione di Euro. Sono ancora molti i piccoli costruttori che hanno colto l’occasione di entrare in questo ricco ed esclusivo mercato miliardario, l’elenco sarebbe noioso, ma ognuno di essi offre un modello costosissimo con qualche inutile “esclusività.” Comunque questi veri e propri prodigi tecnologici, hanno tutte in comune una sola e unica caratteristica, la smodata ambizione dei loro proprietari.
Mario Volpi 6.6.21
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