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Un Patrono... dimenticato!

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione

In un tempo recente, le feste dei santi patroni erano attese con ansia da tutta la popolazione, perchè oltre alla festa era un'occasione di vedere un poco del "mondo esterno al paese." Oggi questo non accade più, e molte tradizioni secolari con tutta la loro storia verranno perdute per sempre. Questo non è un bene perchè con loro si perde anche un poco della nostra identità culturale.
Un Patrono... dimenticato!
In un lontano primo ottobre del 1701, le reliquie di San Remigio, vengono traslate da Lucca a Fosdinovo, così l'Arcivescovo francese diventa il Patrono del paese. Remigio nasce in Gallia, nel 423 d.c. in quella che da li a poco sarebbe diventata l'attuale Francia, dopo la caduta dell'Impero Romano, e il successivo "imbarbarimento" della Società del tempo, svolge un ruolo importantissimo nell'avangelizzazione di quelle fiere popolazioni, cominciando dal suo re, per poi continuare la suo opera tra la gente comune, con tale dedizione che alla sua morte verra proclamato santo quasi per acclamazione popolare. Tralasciando i soliti misteri inevitabili quando si trattano argomenti religiosi che si perdono nella notte dei tempi, sorvolando sul fatto che le sue reliquie si trovano sia a Fosdinovo che a Reims, è inegabile che per secoli, anche se la maggior parte delle porsone ne ignorava la storia, sia stato oggetto di venerazione profonda, in quel di Fosdinovo, tanto da intitolargli anche una importantissima festa con annessa fiera. Ed è proprio questa tradizione secolare, ormai sull'orlo dell'oblio che vorrei ricordare. Fino a metà degli anni settanta, la festa con conseguente fiera di San Remigio, era per Fosdinovo un evento speciale, che attirava gente da tutto il circondario, si pensi che perfino la SACA, le autolinee del tempo, organizzavano varie corse supplementari da Carrara, per trasportare una vera e propria moltitudine di persone nel piccolo paesino. La fiera era composta di due "sezioni", una comprendeva generi ludici e alimentari, mentre quella veramente  importante era dedicata alla compravendita del bestiame.
I generi alimentari del tempo erano tutti prodotti che ora si chiamerebbero a chilometro zero, portati da agricoltori del territorio circostante, e comprendevano noci, nocciole, sia sfuse che confezionate in collane, farina di castagne, formaggi, salumi, mentre erano comperati dalla gente del "piano" balle di stoccafisso, baccalà, latte di arringhe, e le ricercatissime acciughe sotto sale della nostra costa.  Un posto speciale però, aspettava alle acciughe fritte sul posto, che andavano praticamente a ruba. Sulla spianata prima di entrare nel paese, vi era un banco che friggeva  il pesce praticamente a getto continuo, per poi essere venduto in cartocci fatti con la carta gialla, oggi  introvabile. La parte più importante della festa era come si può immaginare la processione. Partiva dalla Chiesa posta sotto l'antico castello, e esponeva le sante reliquie alla venerazione dei fedeli che le seguivano salmodiando per gli stretti vicoli del paese. Il primo ottobre è stata per decenni una data importantissima anche per un'altra ragione. In Italia si aprivano le scuole di ogni ordine e grado, e per questo, i piccoli alunni della prima elementare erano chiamati "remigini."
Nel mondo globalizzato di oggi, molte di queste tradizioni millenarie verranno perdute per sempre, ed è un peccato, perchè come disse un grande statista " quando un popolo perde le sue tradizioni, perde la sua identità."

Mario Volpi
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