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Sezione a cura di Mario Volpi
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E dopo Carosello

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione

Anche se pare impossibile, vi è stato un tempo in cui tutti attendevano con ansia la Pubblicità. Ovviamente era delicata e eterea come una ragnatela, ma ha lasciato un segno indelebile nel ricordo di molti italiani non più giovanissimi, così profondo, da sconfinare nella nostalgia.
E dopo Carosello.............
E dopo Carosello.....
Era il 1957, e la televisione si stava timidamente affacciando nelle case degli italiani. L'enorme costo del monumentale apparecchio, aveva portato poco meno di 400.000  abbonati alla  Rai (Radio Audizioni Italiana), da pochissimo tempo trasformata in R.A.I (Radiotelevisione Italiana S.p. A). Le trasmissioni, in bianco e nero, e su di un' unico Canale, cominciavano alle ore 17, con la TV dei ragazzi, per finire improrogabilmente alle 24. Anche i palinsesti quotidiani erano rigidamente programmati, ad ogni giorno della settimana corrispondeva uno spettacolo, ad esempio; lunedì, film, martedì varietà, ecc. Anche a quei tempi la politica influiva pesantemente sulla vita di tutti i giorni, così il Governo Democristiano imponeva una ferrea censura su ogni tipo di programma, dal serioso Telegiornale, al leggero Varietà, dove era assolutamente proibito il linguaggio “volgare,”e le immagini “sconce,”(questi erano i termini usati dai rigidi censori) che consideravano sconce anche le gambe nude delle famose gemelle Kesler. Era vietata anche la satira, così i politici erano sicuri di non essere presi in giro. Alla sera specialmente nel periodo estivo, era normale vedere lunghe file di persone ognuno con la propria sedia, recarsi a casa del vicino più fortunato che possedeva il televisore, per assistere al film, alla commedia, o al popolarissimo “Lascia o Raddoppia”. Il boom economico era appena agli inizi, ma la popolazione italiana, con oltre il cinquanta per cento di analfabeti, non era pronta culturalmente ad acquistare i nuovi prodotti che il mercato, anche se timidamente, poteva offrire. La “reclame,” come un tempo si chiamava la pubblicità, era pressochè inesistente, se si esclude qualche timido spot radiofonico. Molte grandi Aziende sentirono il bisogno di far conoscere al grande pubblico la propria produzione, ma c'era un problema di non facile soluzione. Al tempo, era vietato per legge fare qualsiasi riferimento pubblicitario prima, o durante uno spettacolo, così, per ovviare a questo divieto fu necessario costruire un apposito contenitore, dove però, vi doveva essere, a norma di legge, uno “spettacolo” di almeno 3 minuti che “soddisfasse” lo spettatore, e una coda pubblicitaria dalla durata massima di 30 secondi. Fu così che alla televisione italiana, alcuni dicono per merito del regista Luciano Emmer, nacque Carosello. Il successo fu immediato. Messo in onda subito dopo il Telegiornale serale, fu, oltre al divertimento di grandi e piccini, un'importante trampolino di lancio per quelli che sarebbero diventati dei veri e propri mostri sacri nella regia cinematografica italiana. Ermano Olmi, Sergio Leone, Pupi Avati, Federico Fellini, solo per citare i più famosi, si fecero le ossa dirigendo i primi spot di Carosello. Vi è da dire che questi erano molto diversi da quelli attuali, perchè, oltre a raccontare delle vere e proprie mini storie, erano interpretati da quelli che sarebbero diventati i più grandi attori del cinema italiano, e internazionale. Alberto Sordi, Totò, Monica Vitti, Peppino ed Eduardo De Filippo, Mastroianni, Macario, Mike Buongiorno, e moltissimi altri grandi fra cui, Frank Sinatra, Jerry Lewis, e Yul Brynner, recitarono per la pubblicità, accrescendo la loro notorietà, e contribuendo in maniera significativa al successo di Carosello. La pubblicità di quegli anni contribuì anche a sviluppare enormemente la creatività dei fumettisti, e animatori italiani, personaggi come Ulisse e l'Ombra, Carmencita e Caballero, Joe Condor, o l'Omino con i Baffi della Lavazza, hanno segnato una svolta epica nel cinema di animazione, dove novità espressive come “Mister Linea” della Lagostina, sono diventati capisaldi seguiti poi in tutto il mondo. Il detto “dopo Carosello tutti a nanna” che un tempo si diceva ai bambini, è passato nel linguaggio corrente, e dopo oltre cinquant'anni la dice lunga sul successo di quel primo contenitore pubblicitario. La pubblicità del tempo era abbastanza ingenua, ma piena di messaggi che oggi ci farebbero inorridire. Il maschilismo più sfacciato, la discriminazione razziale, abitudini discutibili come il fumo, erano tranquillamente rappresentate, e incoraggiate, anche se con garbo, e da grandi attori, e per la Società del tempo non costituivano certo un problema. Gli spot erano curati fin nei minimi dettagli, dai costumi alla musica, dalle ambientazioni, al protagonista, alcuni di questi, come l'attore Cesare Polacco, videro il proprio nome, e la propria immagine, associata per sempre al prodotto che andavano a reclamizzare, in questo caso la brillantina Linetti. Nicola Arigliano, diventò più noto per il digestivo Antonetto, che per le sue canzoni, mentre Ernesto Calindri, grandissimo attore teatrale, divenne popolarissimo per la pubblicità alla China Martini, e alla Cynar. Oggi la pubblicità è diventata fastidiosa e aggressiva, disturba il cittadino attraverso ogni tipo di Media, e penso addirittura che abbia perso anche la sua efficacia, perchè la gente è talmente bombardata dai suoi messaggi che non li sente neppure più. Io personalmente, a quel tempo bambino, a distanza di più di mezzo secolo mi ricordo ancora perfettamente, che in pigiama in casa del vicino, aspettavo con ansia l'arrivo di Calimero, il pulcino nero, le rime di Caio Gregorio, il legionario guardiano del Pretorio, e il balbettio di” Mister Linea,” anche se sapevo che appena finito, mia madre, o mio padre, dopo avermi avvolto in una coperta, mi avrebbero portato in casa nostra a dormire. Oggi penso che il famoso detto “dopo Carosello tutti a nanna” non abbia più senso, perchè, per i suoi demenziali contenuti, bisognerebbe andare a letto... prima di accendere la TV!
Mario Volpi
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