Una spinosa invenzione - carraraonline.com

Sezione a cura di Mario Volpi
Vai ai contenuti

Una spinosa invenzione

Attualità
Spetta/Le Redazione
Ma perché la razza umana stravolge ogni invenzione a fini bellici?

E’ indubbio, che da quando l’uomo imparò a estrarre e lavorare il ferro, la sua evoluzione culturale ed economica subì un prodigioso balzo in avanti. Gli antropologi stimano che questo periodo sia da datarsi a partire dal 1100 a.C. Come le più importanti invenzioni della storia però, anche questa ebbe i suoi riflessi negativi. Infatti l’umanità, ad ogni tappa fondamentale della sua evoluzione, tecnologica, ha da sempre affiancato la trasformazione della stessa per uso bellico. Così la forgiatura del ferro, implicò la costruzione di armi più taglienti e robuste di quelle in bronzo usate fino ad allora, rendendo praticamente inutili le corazze in cuoio. Ma come dico da sempre, furono proprio le esigenze belliche che fecero affinare all’umanità le lavorazioni di questo nuovo metallo così duro. Bisogna arrivare al tardo medioevo, per avere un embrione di attività siderurgica codificata, con l’utilizzo dei “bassi forni,” per l’estrazione del ferro dal minerale che lo contiene, usando come combustibile il legname. La temperatura però è ancora troppo bassa, e ciò che se ne ottiene è un materiale spugnoso che solo con un ulteriore riscaldamento, e una lunga martellatura si può ricavare un qualcosa di simile al ferro, però molto malleabile ed estremamente tenero. Ci vorranno secoli, per arrivare all’uso di alti forni in muratura refrattaria, al carbone fossile come combustibile, ai mantici per l’aria forzata, e alla scoperta dei trattamenti termici come la tempra, prima di ottenere un matallo di qualità accettabile. Ora il ferro è disponibile in barre, ma per la sua lavorazione, è necessaria una fucina. In Italia questa attività siderurgica fin dal medioevo si era sviluppata nel Lecchese, dove la vicinanza di numerosi corsi d’acqua, favoriva l’uso delle prime macchine utensili idrauliche, come i rudimentali magli. Lecco pur passando sotto diverse dominazioni, continuò per secoli in questa sua attività, arrivando persino a costruire corazze e archibugi per l’esercito spagnolo, in cambio di sgravi fiscali. Nella zona Apuana invece, l’estrazione del marmo, implicava l’uso di strumenti metallici, così nel medioevo la corporazione dei “magnan” (fabbri) divenne potentissima. Ma la vera svolta si ebbe con l’invenzione delle “trafile.” Questa invenzione è semplicissima; consiste in pratica nel forzare una sbarra di ferro in fori di diametro sempre più piccolo fino ad arrivare a quello desiderato. La barra che arrivava dalla fonderia era riscaldata fin quasi al punto di fusione e poi il ”tirabagia” come si chiamava in dialetto lombardo l’operaio specializzato addetto a questo faticoso e delicato lavoro, seduto su una specie di pendolo tramite delle grosse tenaglie, afferrava un capo della sbarra incandescente e la trascinava con vigorosi strappi fuori dal foro. Questa si assottigliava si allungava e si irrobustiva, fino ad arrivare al diametro desiderato. Ora finalmente era possibile fabbricare chiodi, catene, ma anche le nuove corazze integrali dette “cotta di maglia,” composte di centinaia di anelli di ferro intrecciati tra loro che la rendevano meno costosa, ma nel frattempo molto più flessibile e comoda da indossare. Qualche secolo dopo, un imprenditore italiano, Giuseppe Badoni, intuendo l’utilità del ferro a “tondino,” nel 1831, inventò e mise in produzione un sistema di trafilatura idraulica, che mandò in pensione il mestiere del tirabagia, e aumentò sensibilmente la lunghezza del prodotto e la quantità disponibile. A Carrara, esiste ancora oggi un detto dialettale “i sta ‘nsema col fil d fer” (sta insieme col filo di ferro) per significare qualcosa di estremamente precario, ma l’invenzione del filo metallico fu una vera e propria tappa miliare nell’evoluzione siderurgica. Durante la Rivoluzione Industriale inglese furono emanate leggi per la recinzione di poderi e terreni per aumentarne il valore, fu in questo impiego che il filo di ferro ebbe il suo momento di massimo splendore. Semplicissimo da installare, inchiodato, o avvolto su semplici pali di legno, questo nuovo prodotto, era l’ideale per  delimitare anche chilometri della piatta campagna inglese. Nel Far West americano, in pieno sviluppo coloniale, serviva egregiamente per tenere confinate intere mandrie di bovini, che spesso però, per vari motivi, si spaventavano, dando origine alla pericolosa “stampete” ossia una fuga disordinata che tutto travolgeva. Un geniale inventore americano Joseph Gidden, ebbe l’idea di raddoppiare il filo metallico, per aumentarne la robustezza e in più di mettere e a una spanna di distanza tra loro, dei riccioli metallici come aculei che servissero come deterrente per il bestiame. Il successo fu immediato, era nato il filo spinato. In principio abbastanza costoso perché laboriosa la sua realizzazione, con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, questo prodotto non solo subì una “industrializzazione,” massiccia che ne triplicò la produzione, ma ne venne completamente stravolto il suo utilizzo, con l’invenzione e la realizzazione delle “concertine.” Questo sistema consisteva nell’usare il filo spinato non steso in orizzontale, ma ancora arrotolato, con due rotoli a fare la base e un terzo fissato tra i due, leggermente tirato in senso orizzontale era un ostacolo assolutamente insuperabile per la fanteria, oltretutto sotto il fuoco delle mitragliatrici. Migliaia di soldati di entrambi gli schieramenti sono morti proprio perché rimasti impigliati nel filo spinato. Nel Secondo conflitto mondiale, visto la grande evoluzione dei mezzi corazzati, il filo spinato perse un po della sua importanza bellica. Un suo massiccio utilizzo si rivide in tempi assai più recenti, su quel vergognoso muro che divise per decenni in due  la città di Berlino e che serviva ai sovietici per impedire che i tedeschi dell’Est passassero in Occidente. Per renderlo ancora più micidiale la Polizia di Frontiera comunista la DDR, non esitò a elettrificarlo con corrente ad alta tensione, causando la morte di migliaia di persone. Oggi il filo spinato classico e caduto in disuso, al suo posto è nato quello più tecnologico ma anche più pericoloso detto tipo Nato, costituito da una sottile striscia di acciaio inox, con delle aguzze e taglienti lame saldate a distanza regolare. Così un’invenzione nata per contenere delle pacifiche mandrie, ha causato per decenni morte e sofferenza per migliaia di persone, questo a conferma, come se c’è ne fosse ancora bisogno, della capacità umana di trasformare qualunque novità in arma per offendere i propri simili.
 
Mario Volpi  11.6.22
Racconti di questa rubrica
CarraraOnline.com
CarraraOnline.com
Torna ai contenuti