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L Murin

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Spetta/le Redazione
Le guerre non solo causano lutti e distruzioni, ma provocano nel genere umano due sentimenti contrapposti, o l'uomo diventa un eroe, o purtroppo molto più spesso, fanno emergere i lato peggiore della razza umana, facendo diventare l'individuo una specie di predatore egoista, dove conta solo, e soltanto, la sua sopravvivenza.

'L Murin

Questo era successo a Gianni, un bambino appena dodicenne, ma che, proprio a causa del conflitto, aveva dovuto crescere troppo in fretta. Anche la Natura gli era stata matrigna, fornendogli oltre alla folta capigliatura di un nero corvino, anche un eccesso di melanina, che alla prima esposizione al solo lo faceva diventare così nero da assomigliare a un "moro" come al tempo si chiamavano i neri, da qui il sopranome di Murin. Anche la sua famiglia, pareva che fosse il bersaglio prediletto della scalogna più nera, riservandogli in pochi anni una serie di lutti che raramente avvengono in contemporanea, e con tale rapidità. Quando sua madre, la Fedora, era incinta di lui, era venuta a mancare sua madre, Virginia. Questa donna, per tutti la Virgì, era un vero e proprio punto di riferimento per la borgata di Fondo Fossola, dove abitavano. Oltre a segnare la paura, preparava tisane e unguenti che molti non esitavano a definire miracolosi, nel guarire molte malattie che al tempo affliggevano la povera gente. Era facilissimo vederla in ogni stagione, china quasi a squadra, nonostante l'età, intenta a raccogliere erbe e germogli che tagliava con un minuscolo coltellino con la lama d'argento, a forma di falcetto, mentre salmodiava incomprensibili preghiere, per poi riporle in una specie di tasca ricavata dal grembiule Era anche una "strolga," ossia un' indovina, che prediceva il futuro. Per tutte queste sue attività non voleva assolutamente nessun compenso, ma la gente la ricompensava in natura, cosa che per la loro famiglia estremamente indegente non era cosa da poco. Uscita un pomeriggio per il suo solito giro, non era più tornata a casa. Fu dopo qualche giorno di ricerche da parte di quasi tutta la gente della borgata, che fu ritrovata morta in fondo a un canalone, non si sa se per la caduta o per un malore. Alla disperazione della Fedò per la perdita, si aggiunse anche la disperazione di non poter conservare nessun oggetto personale per ricordo, perché gli animali selvatici aveva fatto scempio del suo corpo, ritrovato a brandelli. Suo padre era morto in guerra durante la campagna di Russia, quando lui aveva appena due anni, e la sorellina più grande la Mariella, era afflitta da una grave forma di anemia, che la carente alimentazione a cui era sottoposta non aiutava. Sua madre faceva la lavandaia, e di distruggeva mani e ginocchia nel tentativo di raggranellare quelle quattro lire per mandare avanti la famiglia che però non bastavano mai. Fu a causa di questa situazione che il piccolo Gianni divenne in poco tempo un piccolo, ma terribile predatore. Era il terrore di ogni proprietario di piante da frutto, o qualsiasi altro tipo di risorsa alimentare. Aveva messo a punto una vera e propria strategia di attacco. Si era fatto con della carta gialla, un cappello a bustina come quello che a quei tempi usavano i muratori, quando adocchiava per esempio una pianta di ciliegie, prima ne mangiava a crepapelle, poi riempiva la bustina per portale a casa a mamma e sorella. A nulla servivano gli inseguimenti da parte degli infuriati proprietari, perchè lui, a piedi nudi saltava tra pietre e arbusti come un leprotto, e in pochi istanti spariva dalla loro vista. La mamma lo rimproverava, ma in cuor suo gli era grata per quel poco cibo in più che, anche se rubato, per loro aveva un'importanza quasi vitale. Anche se il conflitto mondiale era terminato ormai da mesi, ogni tanto giungevano notizie di donne o bambini uccisi o storpiati da mine o ordigni inesplosi, che avevano inavvertitamente toccato durante il loro vagare nei campi. Questi fatti luttuosi avvenivano con maggior frequenza in quelle porzioni di territorio che erano stati fortemente contesi dalle parti in lotta, come la parte lato Massa dell'odiato "muraglione," una parte della tristemente famosa Linea Gotica, che partendo da Marina di Carrara, tagliava in due l'Italia arrivando fino a Pesaro. Per attuare questa linea difensiva furono abbattuti case e alberi  per oltre cinquecento metri, per evitare che potessero essere di ostacolo al tiro di mitraglie e artiglierie , ma sopratutto comprendeva una difesa detta "passiva" che aveva comportato l'interramento di migliaia di mine anticarro e antiuomo, che continuarono a uccidere per molto tempo dopo la fine delle ostilità. La fame spingeva la gente a rischiare la vita pur di procurarsi qualcosa da mangiare nei fertili e verdi campi che dal mare si estendevano verso Avenza e la Battilana. Appena fuori del Borgo chiamato Fondo Fossola invece, vi era una villa, situata dove oggi sorge il Museo del Marmo, che ospitava un Comando Tedesco. Era stata ripetutamente, e pesantemente bombardata, e una parte era semidiroccata, i tedeschi in ritirata però ne avevano minato anche lo splendido giardino. Eravamo a metà giugno,  e il caldo era soffocante anche se era pomeriggio inoltrato, nel suo eterno girovagare per la campagna in cerca di bottino, il Murin, vide diversi beccafichi volare oltre il muro di cinta di quella che tutti chiamavano La Villa. Dove ci sono i beccafichi ci sono i fichi, pensò Gianni, che agilmente salì sulla sommità del muro, ignorando, forse perchè non sapeva leggere, il cartello metallico con la scritta in rosso "Pericolo mine" affisso a poca distanza. Quando fu in cima al muro, adocchiò immediatamente uno splendido albero di fichi "fioroni" carico di frutti. Quasi non credette ai propri occhi, agile come un furetto, saltò giù dal muro, e in quattro salti fu sull'albero. Le fiorone erano fresche e dolcissime, ne mangiò fino a quando non sentì lo stomaco teso come un tamburo, poi toltosi dalla testa la bustina di carta, cominciò la raccolta dei dolcissimi frutti, contendendoli a milioni di vespe che gli giravano attorno ronzando minacciose. Arrivò a casa che le prime ombre della sera stavano calando, sua madre lo accolse dicendogli se fosse diventato matto a rientrare a quell'ora, poi adocchiando le fiorone nella bustine disse "a chi hai rubato oggi?"" A nessuno" rispose trionfante Gianni, "le o prese dentro la Villa." Sua madre strabuzzò gli occhi e gli tirò un sonoro ceffone, dicendogli" ma sei matto? Voi saltare per aria?" Il bambino fu sorpreso dalla reazione della madre, e più offeso che dolorante rispose con le lacrime agli occhi" Guarda che non ero solo, c'era anche una donna per erbi" "si arcont'n un'altra!" Rispose in dialetto la madre" una donna dentro la Villa per erbi a metà giugno! Busard"  "Guarda che è vero" rispose piagnucolando il bambino "ero sull'albero e stavo per scendere quando questa vecchietta mi disse di passare da un'altra parte, mi prese per mano e mi accompagnò facendomi fare degli strani giri, fino al vecchio cancello, poi prima di andare via mi ha detto se ero Gianni della Fedò, e quando io gli ho detto di si, mi ha detto di salutarti, e da un tasca davanti al grembiule ha tirato fuori questo dicendomi di dartelo." Dopo essersi messo una mano nella tasca dei calzoncini corti, estrasse un vecchio e minuscolo coltellino, con il manico in legno quasi marcio, ma con una lucente lama a falcetto in argento luccicante.

Mario Volpi
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