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L capano d Robè

Trekking Apuane > ApuanFiabe
Spetta/le Redazione
Continua la serie "Noire," con una storia che ho sentito raccontare sin da piccolo. Questa storia dimostra come in noi umani, si instauri una vera e propria forma di amore per i luoghi in cui si nasce, o nei quali si vive per gran parte della nostra vita, un amore così profondo da......
'L capano d Robè

A Gualtiero l'ultima guerra  aveva rubato la fanciullezza. Quando questa finì, lui aveva 12 anni, dei quali, gli ultimi due, passati a spaccare il carbone, e a girare la forgia di Musetti, il titolare dell'officina meccanica che fin dalla tenera età di 10 anni lo annoverava tra i suoi apprendisti. Figlio unico di madre vedova, Gualtirero aveva dovuto crescere in fretta, cercando di non pesare più di tanto sulle  fragili spalle di sua madre, la Cesira, una donna segaligna e ossuta, che si era tolta solo una voglia nella vita; quella di lavorare.
Nonostante tutto però, a Gualtiero la meccanica piaceva moltissimo, e insieme alla caccia, erano le sue grandi passioni. Nei primi anni cinquanta, appena diciassettenne, era già un bravissimo tornitore, che il datore di lavoro cercava di tenersi stretto, pagandolo il massimo da apprendista, ma il minimo da operaio. Del resto Gualtiero, era un'adolescente fin troppo responsabile, l'intero stipendio lo dava in casa, per pagare, oltre l'affitto della modesta casa di Fossone dove viveva insieme alla madre, anche le spese correnti per il vivere quotidiano, cosa che, invariabilmente non riusciva, costringendolo a fare dei "chiodi" fino al mese seguente. La sua padrona di casa, la Giovanna era fin troppo gentile con loro, conoscendo la loro situazione, non aveva mai insistito per avere l'affitto, ben sapendo che avrebbero pagato quando avessero potuto. Per andare a caccia, invece, si era avvalso della sua abilità meccanica, e della facilità per quei tempi di trovare armi residuati di guerra.  Alcuni anni prima, in un bunker tedesco situato proprio sotto la ferrovia Marmifera, aveva trovato un fucile Mauser tedesco. Questo era stato abbandonato perchè presentava una vistosa ammaccatura proprio in cima alla canna. Dopo averne tagliato la parte danneggiata e tornito la canna, ne aveva adattato la culatta trasformandolo in una carabina ad un colpo in cal, 36. Una mattina prima dell'alba, lo aveva portato ai Palazzetti, dove aveva individuato dentro la torretta di sinistra, proprio sul pavimento ormai dissestato, un grosso foro tra due massi, in origine forse uno scarico, che scendeva nei sotterranei. Il fucile modificato vi entrava a pennello, bastava poi un masso posizionato sull'apertura per renderlo praticamente introvabile, e invisibile, per chi non sapesse dove cercare. Nessuno sapeva del suo fucile fai da te, escluso Robè, che anzi lo aveva aiutato, sia consigliandolo su come costruirlo, ma sopratutto procurandogli, e poi caricando, i bossoli di cartone calibro 36. Robè al tempo era una vera e propria istituzione nella zona da Fossone Alto, alla Gildona, pensionato dell'Arsenale di La Spezia, dove aveva lavorato quaranta anni come capo operaio aggiustatore, possedeva da sempre un capanno da caccia appena fuori le mura dei Palazzetti, dalla parte che guardano verso Marina.. Era costruito in tavole di legno inchiodate su una robusta struttura di pali di castagno, con le estremità infisse nel terreno, bruciate perchè fossero inattaccabili dal marciume, il tetto era fatto in lamiera ondulata pitturata di verde per mimetizzarlo, le feritoie a nord, e a sud, erano provviste di una chiusura per evitare che il vento potesse infastidire il cacciatore all'interno. Nel corso degli anni Robè aveva piantato dell'Alloro tutto intorno alla costruzione, che ora era completamente invisibile, alcune frasche secche posizionate sulle cime degli alberi più vicini, costituivano degli invitanti posatoi per gli uccelli di passo, che così cadevano vittime del tiro della sua decrepita doppietta a cani esterni. Era talmente benvoluto da tutti, che non solo nessuno si sarebbe mai sognato di rubargli il posto la mattina, ma addirittura da ottobre, a marzo, lasciava all'interno del capanno le sue sei gabbie con gli uccelli da richiamo, senza paura che nessuno potesse pensare di portarglieli via. Robè aveva per Gualtiero un' affetto quasi paterno, forse perchè vedeva in lui quel figlio che gli era morto in tenera età, e in questo sentimento, era ricambiato dal ragazzo, che vedeva in lui il padre che non aveva mai conosciuto. Appena libero dal lavoro Gualtiero andava da Robè, e specialmente nelle domeniche, e nelle festività comandate, non era raro che passassero nel capanno l'intera giornata, mangiando focaccina e affettato che Robè si portava da casa, e bevendo la fresca acqua che scaturiva dalla fontana dentro ai Palazzetti. La sfortuna però non sembrava voler mollare la presa su Gualtiero, che dopo pochi mesi dal suo diciottesimo compleanno dovette subire un'altro grave colpo nella sua sfera emotiva, con la morte improvvisa della vecchia madre. Ora era completamente solo al mondo, l'unica persona con cui confidarsi era Robè. Anche Robè era consapevole di questo, e un giorno, mentre la giornata venatoria languiva disse a Galtiero," senti! Sei giovane, e sei un mestierante, perchè non vai via da qui? Io ho un amico a Parma che possiede una grossa officina, penso che non avrebbe nessun problema ad assumerti! Vai via!! Qui ti sfruttano, con le tue capacità potresti fare carriera in altri posti, dammi retta!" Gualtiero restò un po pensieroso e poi rispose" a me dispiace lasciare il luogo dove sono nato, non vedere più voi, questi monti, come farei?" "Non ho detto che sia facile, ma arriva un momento che bisogna lasciarsi il passato alle spalle guardare avanti, ora vieni con me a casa mia, che scriviamo una lettera per il mio amico, va bene?" Dopo un lungo minuto di silenzio Gualtiero con gli occhi umidi fece segno di si con la testa. Da quel momento erano passati ben cinque anni, Gualtiero era diventato capo montatore, in una grossa officina di Parma, che si occupava di impianti industriali, si era scritto con Robè per qualche anno, ma poi alle sue lettere non aveva più avuto risposta. Nel frattempo un po di serenità era finalmente arrivata anche per lui, aveva conosciuto Luisa, una splendida ragazza, e si erano fidanzati. Ora era stato mandato nella Zona Industriale di Avenza per montare un grosso forno, e la tentazione di rivedere i suoi posti era stata troppo forte. Era una domenica mattina di settembre, il sole splendeva già alto quando lui arrivò ai Palazzetti. Nulla era cambiato, se non il capanno di Robè ora totalmente coperto dai rovi, volle vedere se anche la sua vecchia arma clandestina fosse ancora al suo posto, e si recò all'interno della torretta. Prima di estrarla dal buco, per forza di abitudine guardò fuori della finestra per vedere se ci fosse nessuno, e lo vide. Robè era in piedi sul sentiero e sorrideva. "Robè" urlò quasi Gualtiero "Che piacere rivedervi aspettate che vengo giù" "non serve sono di fretta" rispose Robè "sono contento che stai bene e non ti preoccupare per il fucile è sempre lì gli ho fatto io la guardia" "vengo giù" rispose Gualtiero" "non serve, a proposito avevi ragione!!!! E' dura lasciare i posti che ami,  auguro a te e a Luisa una vita lunga e felice ciao" "Arrivo !" Disse Gualtiero, ma quando arrivò sul sentiero non vi era più nessuno. Tipico di Robè pensò Gualtiero, avrà avuto paura di commuoversi, ma che pettegolo!!! Chi gli avrà detto della Luisa? Quando scese a Monteverde, pensò di andare a salutare anche Giovanna la sua vecchia padrona di casa. Questa, era ormai avanti con gli anni, ma lo accolse con le lacrime agli occhi, gli offri un caffè, e i suoi famosi cantucci, poi disse" A t ved ben, t t' sen fat propri un bel'om" "grazie" rispose Gualtiero ridendo, "prima ho visto anche Robè ai Palazzetti, è tale e quale a quando sono andato via!" A quelle parole la Giovanna divenne seria di colpo poi disse" ma cos t dì? I l'han trovat mort drent al capano pu d tre ani fa!!!"

Mario Volpi
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