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Ponzanello

Ai nostri confini
Come raggiungerlo:

Da Carrara
Salire per la strada statale per Gragnana SS446, arrivati al bivio lasciare la strada che conduce a Campo Cecina e prendere per Fosdinovo fino ad arrivare all'innesto che conduce al paese, qui girare a destra sempre per la statale SS446, al bivio successivo svolta a sinistra nella strada provinciale SP9, poi al prossimo incrocio svoltare a destra e siamo arrivati.
Da Sarzana :
Salire per la statale ss446 oltrepassare il paese, al secondo bivio prendere a sinistra nella strada provinciale SP9, poi al prossimo incrocio svoltare a destra e siamo arrivati.
Il borgo
E' prassi consolidata, quando si parla di Medioevo, il dire che fu un'Era di "secoli bui:" Questo non lo si afferma principalmente per sottolineare l'arretramento evolutivo della Società, dovuta al disfacimento dell'Impero Romano, quanto per l'assenza di documenti storici del periodo. La storia del borgo di Ponzanello ne è l'esempio lampante, tanto è scarsa la documentazione storica che lo riguarda.
Il borgo sorse sul "poggio"(crinale) di Fosdinovo, nella direttrice verso la Lunigiana, in posizione strategica per il controllo dell'antica via del sale, che attraverso Aulla, scavalcava il passo Bordone (attuale Cisa) verso le valli emiliane.
Quale fosse la sua importanza anche militare, lo si evince dalla triplice cinta di mura con cui era difeso. Voluto dai Vescovi-Conti di Luni, questo borgo, in alcune fonti appare già citato nel 960, mentre nel Codice Pallavicino, custodito a Sarzana lo si trova solo nel 1185.
E' comunque quasi certa la sua esistenza in epoche precedenti a quelle citate, magari in forma di piccoli casolari sparsi, nati per sfruttare le risorse selvo-pastorali della zona. I Vescovi lunensi lo attrezzeranno con un poderoso castello, che diverrà per secoli, archivio di stato, residenza estiva, ma sopratutto un imprendibile forziere per le loro sostanze terrene. A riprova delle loro lunghe permanenze all'interno del borgo fortificato, vi sono due chiese, una dedicata a S.Martino, è chiara l'allegoria del "Santo soldato" e l'altra a S.Filippo neri, soprannominato "il Santo della gioia" quasi a voler esternare la benevolenza dei Vescovi-Conti verso il loro popolo. Con la nascita e l'importanza sempre maggiore che acquisisce la via Francigena con il suo fascio di sentieri che passavano poco distanti, il borgo di Ponzanello si  eleva, attorno al 1200 al rango di Comune.
A pochi anni da quella storica data però, l'importanza del borgo-Comune, crebbe a tal punto da suscitare le brame di conquista di molti signorotti locali, così il borgo passò in poco tempo sotto diverse dominazioni, Fu solo sul finire del XIII secolo che Ponzanello ritornò sotto il dominio dei Vescovi, vi rimarrà per lungo tempo, fino a quando, attorno al tardo 1400, la potenza della famiglia Malaspina non lo annetterà ai suoi possedimenti. Noto per la sua religiosità, il marchese Gabrile II Malaspina, fece erigere all'interno del borgo un ospitale per l'assistenza ai pellegrini. Mentre un'altro Malaspina, a metà del 1600,  Pasquale,  farà costruire a Ponzanello, una zecca, che batterà moneta (Luigini) per molti anni.
Il declino di Ponzanello cominciò con l'ascesa al potere di Napoleone Bonaparte, che non solo lo declassò da comune, ma lo relegò a frazione di Fosdinovo. Oggi all'interno del borgo, rimasto praticamente intatto, vivono meno di cinquanta abitanti, che si godono una tranquillità e uno stile di vita, non più riscontrabile in altri luoghi.
Tra leggenda e fantasia - il Re degli gnomi
Il borgo di Ponzanello si adagiava placido nella verde vallata. Le case di pietra avevano davanti alla porta un piccolo orto, dove gli abitanti potevano coltivare verdura e frutta senza eccessiva fatica.
La fertile pianura si estendeva a perdita d'occhio, e nei campi color smeraldo, pascolavano gli armenti. Agar era un'uomo ricco, ma retto e giusto, egli possedeva centinaia di pecore che mandava al pascolo nei suoi possedimenti accompagnati da fidati pastori.
Vicino alla sua casa, proprio in mezzo alla pianura, si ergeva una quercia immensa, certamente aveva più di mille anni, e  davanti ad essa vi era una specie di spuntone di roccia, con la cima squadrata che si ergeva dal terreno.
Sopra questa roccia, Agar, poneva ogni giorno una piccola forma di formaggio che ricavava dal latte delle proprie pecore. Nessuno aveva mai visto nessuno avvicinarsi alla roccia, ma ogni giorno il formaggio spariva.
Un giorno, il figlio piccolo di Agar, Eunice, con la tipica curiosità dei fanciulli, decise di mettersi davanti alla roccia per vedere che fine facesse il formaggio. Al tramonto non si era presentato nessuno, così fino a notte quando il bambino stanco e infreddolito decise di tornare a casa.
L'indomani, il montone più bello del gregge, fu trovato morto nell'ovile.
Allora Agar chiamò il figlio, lo portò in casa e dopo aver chiuso porte e finestre disse: "Eunice, tu non lo sai, ma la nostra famiglia, da generazioni, ha fatto un patto con il Re dagli gnomi, che vive con la sua gente ai piedi della grande quercia, una forma di formaggio per sfamare il suo popolo, in cambio della sua protezione sulle nostre terre: Ma guai a parlarne con qualcuno, o a fargli mancare il dovuto, hai visto cosa è successo al montone, quindi, ora che anche tu sai questo segreto, sappilo custodire."
Il bambino annui, e da quel giorno, non commise più l'errore che aveva fatto. Passarono gli anni, Eunice divenne un giovanotto bellissimo, forte e vigoroso, tanto che le ragazze del paese impazzivano per lui. ma egli non se ne curava, mandava avanti con impegno e serietà il lavoro del padre, che nel frattempo era passato a miglior vita.
Un giorno però, mentre era nella pianura a cavallo a controllare le greggi, vide una splendida ragazza che piangeva. Scese velocemente di sella e si apprestò a soccorrere la fanciulla che si era storta una caviglia.
La fece salire sul suo cavallo, e mentre la accompagnava al villaggio non poteva staccargli gli occhi di dosso. Aveva i capelli biondi come il grano maturo, la pelle del viso era bianca e rosea come le pesche nettarine quando sono mature, il corpo esile e slanciato era stretto in un vestito così lieve, che pareva non indossare nulla.
Il suo cuore cominciò a battere come impazzito, per la prima volta si era innamorato. Si rividero alcune volte ma la fanciulla non pareva assolutamente interessata alle sue attenzioni. Un giorno mentre camminavano nella pianura la chiese in sposa, la fanciulla si fermò, e dopo aver estratto dal seno un ciondolo d'oro disse:"Mio padre mi ha dato questo ciondolo d'oro prima di morire dicendomi che qui attorno, vi è un'immenso forziere pieno d'oro e di pietre preziose, ma che si potrà trovare, solo facendosi aiutare dal Re degli gnomi, ma io non so, ne se esiste ne dove trovarlo."Il ragazzo esitò un'attimo ma poi l'amore ebbe il sopravento e disse"lo so io, ma non credo che ci vorrà aiutare!"
La ragazza che in realtà era una strega sotto mentite spoglie, rispose" se mi farai trovare il forziere io ti sposerò, tieni" disse, estraendo da una manica una pergamena ingiallita, con una strofa magica scritta con il sangue di un'agnello," Se leggi questo non potrà rifiutare!" affermò.
Il ragazzo accecato dall'amore si recò davanti alla quercia millenaria e dopo aver estratto la pergamena cominciò a leggere. Alla terza parola si udì un rumore di tuono, poi la roccia cominciò a crescere mentre un lampo di fuoco pareva volesse incendiare il cielo.
Di Eunice non si trovò più nulla, mentre il paese di Ponzanello si trovò adagiato su una montagna, dove solo le capre potevano pascolare.

Mario Volpi
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