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Paese Produttore

Attualità
Spetta/Le Redazione
"Paese Produttore" si nasce o si diventa?

Quando ero bambino, e piagnucolavo perché volevo qualcosa, mia madre, con la saggezza delle donne di un tempo, mi metteva a sedere sulle sue ginocchia e, con voce calma e suadente mi diceva in vernacolo “ cocon, al mond aie chi al nass fiol dla serva, e chi fiol del padron!” ( caro al mondo c’è chi nasce figlio della serva, e chi figlio del padrone.) Ossia al mondo bisogna nascere fortunati. Questo concetto è valido non solo per gli umani, ma anche per gli Stati. Alcuni di loro hanno la fortuna di sorgere su delle vere e proprie miniere piene di qualche “tesoro” che in quel momento il resto del mondo desidera. Molti pensano che sia un’esigenza moderna questa insaziabile fame di materie prime, da trasformare in energia, o in manufatti. In realtà, questa ”fame,” è vecchia come l’uomo. Pochi sanno che circa diecimila anni fa, era il Bacino del Mediterraneo, il centro del commercio mondiale al tempo conosciuto, di un elemento indispensabile alla vita, anche se in forma indiretta; l’Ossidiana. Le isole di Lampedusa, Lipari, Palmarola, e la Sardegna, erano “Paesi Produttori,” dove era possibile scambiare pelli, granaglie e vasellame in terracotta, con questo vero e proprio tesoro nero, L’Ossidiana non è altro che lava, che per effetto di un repentino raffreddamento, si è trasformata in vetro vulcanico, durissimo ma anche fragile che scheggiandosi produce scaglie affilatissime utili per costruire raschiatori, punte di lancia o frecce, e coltelli. Per comodità di narrazione, chiameremo Ere, quei periodi temporali in cui il mondo è progredito grazie a una determinata “materia prima.” Ogni Era ha avuto i suoi “Paesi Produttori” di questa e quella materia, anche se in realtà ci si limitava ad estrarla dal sottosuolo. Molto spesso l’abbondanza di un certo tipo di materia, non solo ha fatto diventare ricca la Nazione che la possedeva, ma ne ha fatto anche una potenza militare in grado di influenzare la geopolitica del suo tempo, quando addirittura non ne ha fatto un Paese conquistatore. Un classico esempio è l’Inghilterra Elisabettiana, che seppe sfruttare al meglio le sue risorse pastorali, ossia una materia prima come la lana, un tempo unico materiale in grado di proteggere l’uomo dalle intemperie, e in seguito diede impulso a una primitiva forma di industria sfruttando le miniere di ferro e carbone di cui era ricca. Ciò la fece diventare non solo potente militarmente, ma soprattutto forte e autorevole in politica estera. In più, proprio nello stesso periodo, furono gettate le basi di quello che sarebbe diventato il più grande e importante impero coloniale dei suoi tempi. Agli albori del XX secolo, con l’avvento del motore a scoppio, il carbone perse la sua importanza per privilegiare il petrolio. I Paesi che si affacciavano sul Golfo Persico, si trovarono di colpo un’immensa ricchezza sotto i piedi, che però non erano in grado di sfruttare, perché privi della tecnologia necessaria. Così varie Compagnie Petrolifere dei Paesi occidentali, ottennero da Emiri e Califfi, l’autorizzazione allo sfruttamento dei giacimenti, previo il pagamento di una parte degli utili per ogni barile estratto. Questo vero e proprio lago d’oro nero, che si trovava nel sottosuolo e che il resto del mondo bramava, dette a questi Stati, quasi tutti totalitari, la certezza di poter svolgere una certa forma di ricatto a sostegno dei propri interessi, fossero questi, politici, religiosi, economici o sociali, non solo, come già facevano, nei confronti dei loro cittadini, ma anche verso il resto del mondo. Per qualche decennio questo fu più o meno possibile, ma ora il loro potere economico-politico legato al petrolio sta vistosamente scricchiolando. Infatti, l’Era della combustione fossile sta cominciando a tramontare, e si prevede che entro un ventennio le auto a benzina siano solo un ricordo. Quindi per questi Paesi ricchissimi, ma privi di tecnologia si prospettano tempi incerti, perché basta un semplice embargo per motivi anche banali, da parte dei Paesi  maggiormente industrializzati, perché il loro mondo dorato crolli come un castello di carta. Si sta invece aprendo un’altra Era, ossia quelle delle cosiddette Terre Rare. Ma cosa sono di preciso? Questi 17 elementi con nomi assurdi come Europio, Gadolino, o Promezio, sono sostanze essenziali per la costruzione di prodotti ad alta tecnologia, alcuni dei quali già di uso comune, come Led, telefoni iphone, laser, o fibre ottiche. Questa sarà la nuova frontiera per i Paesi Produttori. Ma c’è un piccolo problema, di questi elementi indispensabili, non esistono miniere, ma si trovano in quantità infinitesimali, all’interno di altri materiali. La loro estrazione oltre che tecnologicamente difficile, è anche molto costosa ed energivora. Bisognerà attrezzarsi per il loro riciclo da apparecchiature esauste che oggi è quasi inesistente, mentre si presume, che salvo altre scoperte, il futuro “Paese Produttore” sarà quasi certamente la Cina, con oltre il sessanta per cento globale di località da dove è possibile estrarre il nuovo tesoro. Il gigante asiatico, oltre che una grande potenza economica emergente, è anche tecnologicamente in grado di isolare i preziosi elementi, e tutto fa supporre che all’orizzonte del mondo si stia profilando la nascita di un altro monopolio. Quindi, il percorso millenario delle varie Ere, cominciato con l’ossidiana, è ora già oltre il laser, non finirà qui, a dimostrazione che con tutti i suoi difetti e contradizioni, la vera vincitrice in questo festival delle materie prime, è solo e soprattutto, l’intelligenza umana.
 
Mario Volpi 22.1.22
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