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Sezione a cura di Mario Volpi
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La vita in fumo

Una Volta Invece

Spetta/Le Redazione
5 sett 2013

Ai miei tempi vi era la diatriba durata anni, per stabilire se era meglio fumare con il filtro, o senza.
Oggi, si fa un gran parlare di questa nuova moda della sigaretta elettronica, e ci si interroga se faccia male come le sigarette che deve sostituire, o meno. Stabilito che si aspira  vapore di nicotina, credo che ci sia poco da discutere.
Io so solo che i numeri di morti per fumo in Italia fanno paura; sono 80.000 le vite che si sono perse  solo nel 2012, è come se l’intera Carrara, con alcuni paesi vicini sparisse di colpo. Ne vale veramente la pena di barattare la propria vita in cambio di...fumo? Volpi Mario

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La vita in fumo

Alcuni giorni fa, approfittando della splendida mattinata, ho deciso di fare una passeggiata sulla diga del porto di Marina di Carrara. Quasi alla fine della banchina, ho notato alcuni ragazzi, poco più che bambini, che sdraiati placidamente sugli scogli, si fumavano beatamente una sigaretta elettronica. Erano giovanissimi, e le loro biciclette, erano appoggiate al muro poco distante, sicuramente con l’ingenuità tipica dei ragazzi si sentivano al sicuro da sguardi indiscreti.
Così ho pensato, che cambiano le epoche, ma i ragazzi, restano più o meno gli stessi, o meglio la loro voglia di trasgredire. Anche noi ragazzi di cinquanta anni fa fumavamo di nascosto, certamente non le sigarette elettroniche, ne quelle convenzionali al tabacco, che erano per noi merce costosa e rarissima, ci accontentavamo della “caprazoppa.”
Questa, era una pianta rampicante, dal nome scientifico quasi impronunciabile, che cresceva spontanea ai lati delle strade. La sua caratteristica principale è il fusto legnoso, che possiede una microporosità molto simile a quella degli attuali filtri di sigarette. Questo permette di essere accesa e fumata, proprio come una sigaretta vera, ovviamente, non prima di un’attenta preparazione. Si sceglievano quei fusti che avessero una dimensione, e una forma, simile a una sigaretta, si tagliavano alla stessa lunghezza,  poi si facevano essiccare per almeno dieci giorni, dopo di che, erano pronti per essere messi nel ”portasigarette.” Questo era costituito da due pezzi di  canna, di diametro diverso, che permettevano, incastrandosi l’una nell’altra, di riporre al loro interno le “sigarette,” la cui estrazione e accensione, davanti alle ragazzine ci faceva, almeno così si credeva, apparire più “grandi”. Al tempo, si parla del millenovecentocinquantaquattro, a Carrara, la quasi totalità dei fumatori, fumava il toscano, mentre quelli più anziani ciccavano, ossia masticavano tabacco, che tagliavano religiosamente dalla treccia, attenti a non sprecarne neppure una briciola, con il coltello da innesti. Solo i più giovani fumavano sigarette, che però confezionavano loro stessi, arrotolando e leccando le cartine Marca Job, con all’interno il trinciato forte come tabacco, tenuto, loro si, dentro a un porta tabacco argentato. Le sigarette già pronte in commercio, erano relativamente poche, e tutte di produzione nazionale, si chiamavano Macedonia, Alfa, Sax e Nazionali, erano tutte senza filtro, e si potevano acquistare anche sfuse. I fumatori di sigaro, soprattutto i quadratori nei piazzali alle cave, e i contadini al lavoro nei campi, avevano escogitato un sistema molto originale, per continuare a svolgere le loro attività lavorative senza essere infastiditi dal fumo, mettevano il sigaro in bocca dalla parte della brace, come facessero a non ustionarsi, resta per me un mistero. I tabacchi venivano prodotti in Campania e Abruzzo, ma era la Maremma a fare la parte del leone, dove esistevano anche le grandi manifatture. Qui venivano essiccati e fermentati in luoghi appositi, chiamati Tabaccaie, impiegando come manodopera centinaia di donne, e commercializzati dai Monopoli di Stato, sotto forma di sigari Toscani, trinciati da pipa, trecce da mastico, e sigarette già confezionate. Nei primi anni sessanta, i Monopoli di Stato, misero sul mercato diversi tipi di sigarette, alcune più lunghe, altre più sottili, molte con i primi  filtri, e alcune come ad esempio le Pack, che avevano il fumo “freddo” perchè aromatizzate al Mentolo. Con il sopraggiunto boom economico, il numero dei fumatori aumentò vertiginosamente, le sigarette si potevano comperare solo a pacchetti, e si preferivano, anche per sentirsi più alla moda quelle straniere, così il contrabbando soprattutto dalla Svizzera, cominciò a muovere i suoi primi passi.
Per cercare di contrastarlo, e offrire gli stessi prodotti, i Monopoli di Stato commercializzarono le estere in pacchetti da dieci pezzi, che ovviamente costavano meno, ma con scarsi risultati. Le multinazionali del tabacco, soprattutto quelle americane, fiutando l’affare di un mercato quasi vergine, scatenarono la loro potenza economica, sponsorizzando avvenimenti e squadre di tutti gli sport più importanti, dal calcio, alla Formula uno, e promuovendo spot televisivi, dove si dava l’immagine che l’unico vero uomo fosse quello che fumava quel tipo di sigarette. Arrivarono  addirittura a produrre e distribuire, dei film dove attori famosi, fumavano in scena quel determinato tipo di sigaretta.
Ma siccome il prezzo delle “americane” era ancora abbastanza elevato, si assistette ad un incremento esponenziale del contrabbando. Al porto di Marina di Carrara molti, con la vendita di sigarette di contrabbando, hanno pagato dal Mutuo della casa, agli studi del figlio universitario. Le “bionde” erano vendute a stecche intere, perfino nei mercatini rionali, ad un prezzo così basso, che qualcuno insinuò il sospetto, che fossero le stesse multinazionali a finanziare quel commercio, per abituare gli italiani al gusto dei loro prodotti. Questo non fu mai provato, ma la campagna funzionò, e triplicarono i fumatori, e di conseguenza i tumori da fumo, tanto da costringere il Governo a varare la legge 165 del 1962, che vietava ogni forma di pubblicità e sponsorizzazioni per i produttori di sigarette.
Assistemmo così a un paradosso, tutto italiano, di vedere il Governo, produttore, e detrattore delle sue sigarette.
Nei bar, cinema, e cantine di Carrara, il fumo era così denso che si sarebbe potuto tagliare con un coltello. Mi ricordo che al cinema di Fossola, dove la domenica pomeriggio, noi ragazzi potevamo assistere a due spettacoli cinematografici, con centocinquanta lire, il fumo era talmente fitto da ostacolare perfino la proiezione, e noi quando si usciva, avevamo gli occhi rossi come se fossimo stati dei vampiri, e una tosse da enfisema polmonare.
Fra la fine degli anni settanta, e l’inizio degli ottanta, si cercò di fare una legge che ostacolasse in qualche modo il tabagismo, i cui danni stavano assumendo i numeri di una piccola pandemia. Ma dopo tanto parlare, (qualcuno insinuò che questo fallimento fosse stato pilotato delle multinazionali) l’elefante partorì un topolino, con la conclusione che ci si limitò a recepire una legge della Comunità Europea, che imponeva alle Ditte produttrice di sigarette, di apporre sulle confezioni, una scritta che dicesse che il fumo è dannoso, come se questo non fosse già noto da tempo, e di vietarne la vendita ai minori, cosa che si aggirò con i distributori automatici.
Nel 2003, finalmente si fece qualcosa di concreto, l’allora Ministro per la Sanità, Girolamo Sirchia, fece approvare una legge che proibiva di fumare nei luoghi pubblici. Contemporaneamente, negli Stati Uniti, potenti Associazioni di Consumatori, promossero, e vinsero, cause miliardarie contro multinazionali del tabacco, ree di non aver specificato che i loro prodotti erano dannosi per la salute. Qualcuno sostenne anche, che alcune multinazionali del tabacco, per compensare la perdita di profitto dovuta alle campagne antifumo, abbiano deliberatamente, e progressivamente alzato le percentuali di nicotina nei loro prodotti, per rendere sempre più dipendenti i loro clienti.
Se questo fosse provato, sarebbe configurabile il reato di strage premeditata, e continuata, che la dice lunga sul cinismo del genere umano di fronte al profitto. Oggi si assiste a questo fenomeno commerciale delle sigarette elettroniche. In una piccola città di provincia come Carrara sono sorti più di quattro negozi che vendono solo questo articolo, con i suoi accessori. Ancora non si sa bene se fumare le sigarette elettroniche faccia male alla salute, di certo non fa bene, quindi io mi domando, a che scopo cessare con un vizio, per ricominciare con un’altro? Non sarebbe più saggio smettere definitivamente e non rischiare la propria vita? Qualcuno mi ha detto che tutto questo allarmismo è esagerato, che i casi di tumore al polmone sono solo coincidenze. Io gli rispondo che in poco meno di tre anni, ho perduto tre carissimi amici, tutti e tre poco più che cinquantenni, tutti e tre  accaniti fumatori, tutti e tre di cancro al polmone. Pensate che sia una coincidenza?


Volpi Mario

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