L'arte dell'apparire - carraraonline.com

Sezione a cura di Mario Volpi
Vai ai contenuti

L'arte dell'apparire

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Anche le nostre nonne, si "truccavano" proprio come quelle di oggi, ma per farlo usavano sostanze "fai-da-te" come l'olio di ricino per i capelli, quello di oliva per mani e corpo, e dal roseto di casa dopo alcuni mesi d'infusione, ricavavano "l'acqua di rose,"un profumo da usare con parsimonia durante la messa domenicale. Oggi tutto è cambiato, l'industria dei cosmetici è composta da multinazionali, ma il ricordo olfattivo del profumo della nonna rimarrà per sempre nel mio cuore.
L'arte dell'apparire
Fin dalla Preistoria, l’uomo ha sempre cercato di cambiare il suo aspetto esteriore, per sembrare più forte, per entrare in comunicazione con gli spiriti, ma spesso, solo per sembrare più bello e attraente, verso i membri dell’altro sesso. Per riuscirvi, o almeno tentare di farlo, non si è fatto scrupolo di ricorrere a diversi “trucchi” alcuni anche cruenti, che comportavano pratiche dolorose. Già l’etimologia della parola la dice lunga; infatti, pare che derivi dal francese” truque,” ossia inganno. Perché il truccarsi, è a tutti gli effetti un vero e proprio inganno. In questa vera e propria arte, erano maestri gli antichi egizi, che la praticavano anche a fini religiosi, perché credevano che la bellezza degli uomini, piacesse agli dei. Vi sono reperti archeologici, che attestano che sia gli uomini, che le donne, usavano una tintura scura particolare per ombreggiare, e allungare il taglio degli occhi, chiamata kohl. Composta di sego animale impastato con fuliggine, e minerali ridotti in polvere, come la galena, l’antimonio, e la malachite, era applicata sotto, e sopra, gli occhi, con degli speciali bastoncini, sagomati allo scopo. Peccato che, il piombo, e il rame, presenti in concentrazione molto alta in questa sostanza, fossero estremamente tossici. Noi non sappiamo quali danni, l’uso di questa sostanza, portasse alle persone, ma io non penso, che un popolo così evoluto, non ne conoscesse le conseguenze, credo invece, che fosse considerato un rischio calcolato, una specie di prezzo da pagare per essere considerati belli. Anche la bellezza, è un concetto astratto, influenzato pesantemente dalle mode. Concetto, cambiato innumerevoli volte nel corso dei millenni, è anche molto diverso da luogo, a luogo, creando il paradosso, che, una persona giudicata bellissima in un paese, potesse risultare addirittura ributtante in un altro. Anche le matrone romane, ricorrevano al trucco, oltre che per il volto, anche per cambiare, o accentuare, il colore dei capelli acconciati in modo estremamente elaborato. Sia le donne egizie che quelle romane, curavano in modo quasi maniacale, la depilazione del corpo, convinte che la peluria, prerogativa della virilità maschile, sminuisse la loro purezza e femminilità. Per fare questo usavano i metodi più diversi, che spaziavano, dalle creme fai da te, contenenti ingredienti micidiali come il terribile trisolfuro di arsenico, alle resine vegetali che agivano “a strappo, ” o rasandosi con rudimentali lame ricavate da conchiglie, per arrivare alla pelle essiccata degli squali, usata come carta abrasiva. Non è difficile immaginare quali lancinanti dolori provassero queste signore, a guardar bene però, del tutto simili a quelli delle donne moderne, quando si sottopongono alla terribile “ceretta.” Si arriva così nel medioevo, dove il trucco, pur non sparendo, subisce un forte declino, anche a causa delle non facili condizioni di vita. A praticarlo comunque, sono sempre, e solo, donne importanti, mentre una distorta visione della virilità maschile, porta gli uomini, anche di alto rango, a trascurare sia il proprio aspetto, che l’igiene personale, creduto un sintomo di debolezza. E’ in Francia attorno al XVII secolo, che, specialmente alla corte del Re Sole, il trucco riprende vigore, e ciò accade sia per gli uomini, che per le donne. Gli uomini sfoggiano parrucche incipriate e, al pari delle donne, usano applicarsi sul volto una cipria bianca a base di Biacca, perché il candore denota ricchezza e nobiltà, al contrario degli incarnati abbronzati, dovuto al lavoro nei campi, quindi di un basso ceto sociale. Le donne poi, si acconciano le chiome in modo molto elaborato, con lo sviluppo in altezza. Per fare questo, sono costrette a usare delle vere e proprie impalcature di legno, e a fissare i capelli con sego, mischiato a polvere di piombo bianco. E’ chiaro che una simile acconciatura, non prevedesse alcuna forma di lavaggio, e costringesse le poverette, a dormire con una sorta di gabbia di rete, per impedire ai topi, attirati dall’odore di grasso rancido, di annidarsi al loro interno. Proprio a causa della scarsa igiene personale, in questo periodo si fa un larghissimo uso di profumi, spesso molto costosi ma indispensabili, per mascherare il tanfo dei corpi non lavati. Anche il decolté è particolarmente curato. Sul seno, ampiamente scoperto, sono applicati diversi strati di cipria bianca, e dei finti nei, addirittura si fanno risaltare il blu delle vene, con matite di lapislazzulo. Si arriva così a ridosso del 1800, dove il trucco è considerato disdicevole, usato soltanto, e in modo pesante, da attrici o prostitute. Con l’avvento della rivoluzione industriale, però, tutto cambia, le donne cominciano ad avere un ruolo importante nella Società, di conseguenza, quasi a sottolineare questa nuova forma di emancipazione, il trucco riprende vigore, e si diffonde rapidamente anche alle classi borghesi, che un tempo ne erano escluse. Purtroppo, questa vera e propria frenesia alla nuova moda, porterà a diverse tragedie, causate dall’uso di sostanze tossiche che la neonata industria mette in commercio senza alcun controllo. Creme, pubblicizzate come “antietà,” a base di Acetato di Piombo, compresse di Arsenico antirughe, i primi mascara contenenti catrami tossici, procurarono decine di vittime, e diversi casi di cecità. E’ tra le due guerre mondiali, che la cosmesi diverrà di uso comune, nascono le prime industrie specializzate nella produzione di cosmetici, e lo sviluppo del cinematografo, porta il popolo femminile, a tentare di emulare le attrici, anche nel trucco. Nei miei ricordi di bambino, sono ben vivi i pomeriggi domenicali, quando le mie vicine di casa, appena adolescenti, si riunivano nel fondo sotto casa mia per truccarsi, ed io, sperando in chissà quale visione trasgressione, andavo a spiarle dalla finestrella dell’aia. Avevano comprato in società un rossetto, della cipria fondotinta, e una matita per gli occhi, e all’insaputa dei genitori si truccavano prima di andare al cinema a Fossola. Mentre un tempo, il trucco doveva notarsi, oggi e l’esatto contrario. “Un buon trucco è assolutamente invisibile,” quest’affermazione fu detta durante una trasmissione televisiva da un professionista del settore, ed io credo che avesse perfettamente ragione. E’ anche vero però, che oggi, molte persone non si accontentano più di usare ciprie, o creme, ma si rivolgono direttamente al chirurgo plastico. Protesi per i seni, iniezioni di botulino, liposuzioni a fianchi e glutei, depilazioni definitive, sono ormai all’ordine del giorno, qualche volta, purtroppo con esiti drammatici. Come sempre ha ragione il vecchio adagio che recita, “chi bello vuol apparire, un pò deve soffrire,” ma in contrapposizione mi sembra più saggio citare quello che dice ”apparire e non essere, è come filare e non tessere”.
Mario Volpi
Racconti di questa rubrica
Lascia un commento


Nessun commento
CarraraOnline.com
CarraraOnline.com
Torna ai contenuti