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Sezione a cura di Mario Volpi
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La fiera del flop

Una Volta Invece

Cara Redazione

A me non piace fare la Cassandra, e spero ardentemente per il bene dell'Italia di sbagliarmi, ma o paura che ancora una volta la nostra classe politica ci ha messo in una situazione costosa, inutile e difficile. Parlo della tanta sbandierata Expo 2015 che dovrebbe raddrizzare la traballante economia italiana. Purtroppo i primi segnali non sono per nulla incoraggianti, e temo che sia una vera e propria Waterloo economica.

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La fiera...del flop!
Nel mondo antico nulla era più importante della Fiera. Questa oltre essere una festa religiosa dedicata al Santo locale, aveva lo scopo di promuovere la socializzazione tra gli abitanti di villaggi anche lontani, promuovere i commerci, e rinsaldare così le comunità. A Carrara erano quattro le fiere più importanti, legate ai Santi protettori. Quelle di San Ceccardo e S. Andrea erano fatte una in città, e l’altra lungo l’attuale viale XX Settembre proprio davanti alla Chiesa dedicata a S. Caccardo. S. Marco era il protettore dell’antica Aventia (Avenza) e si svolgeva lungo i due argini del torrente Carrione, poi vi era San. Giuseppe che si faceva a Marina di Carrara. Queste fiere secolari si fanno ancora oggi, ma solo per tradizione, e non più come evento necessario alla comunità. Mentre le fiere antiche perdono sempre più i loro connotati storici, il mondo moderno ha riscoperto che proprio le fiere, anche se oggi si chiamano esposizioni, sono il mezzo più rapido per far conoscere al mondo nuovi prodotti, o addirittura nuove idee. Così questi eventi avvengono in Paesi diversi e attraggono espositori e visitatori, non più dai villaggi vicini, ma da tutto il mondo. Non c’è Media che non ci mosti il Logo, o uno spot dell’Expo 2015, pomposamente denominata il più grande evento planetario, che si svolgerà a Milano in maggio. Questa fiera, o esposizione universale, come viene più modernamente chiamata, ha come tema l’alimentazione umana, e dove poteva tenersi se non nel Paese che vanta la migliore gastronomia del mondo? I suoi numeri sono da capogiro; un milione di metri quadri di strutture, 145 Paesi presenti, 184 giorni di eventi previsti, e soprattutto attesi quasi venti milioni di visitatori da tutto il mondo. Almeno questo è quanto da mesi ci è detto euforicamente dal Governo, che ci assicura che i milioni di Euro spesi nei lavori per realizzare le strutture ci saranno restituiti con gli interessi, in contratti, pubblicità, e accordi commerciali con tutto il mondo.
Ma non è tutto oro quello che luccica, e nei normali cittadini, ma soprattutto negli imprenditori del settore, come ad esempio gli albergatori, questa euforia non è altrettanto condivisa, e a ragione! Innanzi tutto, a oggi, le prenotazioni sono pochissime, inoltre molte delle strutture previste, anche importanti, come strade o alberghi, non sono state realizzate, o per mancanza di fondi, o per pastoie burocratiche, quelle realizzate poi, non sono ancora finite, e si teme che non lo siano per l’apertura della fiera, ma è soprattutto la corruzione, che ha coinvolto politici e appaltatori dei lavori, che ha provocato già numerosi arresti, a far temere il peggio per la riuscita di questa manifestazione.
Molti Paesi stranieri, ci deridono, e paragonano l’Italia politica degli ultimi decenni a una Repubblica delle Banane, dove per ben tre volte, governa un Governo che nessuno ha eletto, dove una classe politica inetta e corrotta, afferma che ”è illegittimo e incostituzionale” tagliare i loro immeritati stipendi d’oro, mentre è perfettamente legale togliere 50 Euro a un pensionato che ne guadagna seicento. Dove loro viaggiano su lussuose auto blu blindate, con scorta, mentre la Polizia non ha la benzina per le volanti, dove per un piccolo malessere vanno in costose cliniche private all’estero, mentre in Italia per una TAC occorre aspettare un anno. Ma non è solo la scarsa fiducia nella classe politica che ci fa temere che questo evento sia per l’Italia solo un costoso flop. L’Italia è da sempre l’eccellenza nell’agroalimentare, questo è riconosciuto in tutto il mondo, non ha caso i prodotti italiani sono i più imitati, cosa che costa miliardi ai nostri produttori, ma non è questo a preoccupare le organizzazioni di categoria. Decenni di crisi economica, e un’economia globalizzata hanno reso appetibile ad acquirenti stranieri i più noti Marchi italiani, creando una vera e propria svendita, le cui ripercussioni economiche sulla nostra economia non sono ancora quantificabili, ma che spaventano i cittadini, soprattutto per la perdita di posti di lavoro.
Marchi storici come Barilla, Fiorucci, Gancia, Parmalat, Star, Peroni, Galbani, Carapelli, Sasso, e S. Pellegrino, solo per citare i più famosi sono ora di proprietà estera, addirittura una cantina nel Chianti DOGS Gallo nero è stata venduta ai cinesi. Questo autorizza i nuovi proprietari, oltre a delocalizzare gli stabilimenti, ad acquistare all’estero le materie prime, e rivendere poi legalmente i prodotti così ottenuti, con il tanto agognato logo “made in Italy”, con altro danno per la nostra economia. C’è poi da dire che per quanto riguarda la contraffazione dei nostri prodotti, la Comunità Europea, e il nostro Governo fanno ben poco, esempio eclatante è il marchio CE che è stato permesso di adottare dalla Cina, uguale al marchio C E, Europeo solo più ravvicinato, o la vendita del Parmisan con tanto di bandiera tricolore, venduto comunemente come Parmigiano addirittura in Europa.
Quindi con queste prospettive non c’è molto da mostrare al mondo, anzi, qualcosa, ad esempio la nostra classe politica, dovrebbe farci vergognare, e quindi tenerla ben nascosta.
Io ormai sto percorrendo il viale del tramonto della vita, e non temo nulla per me, ma alle nuove generazioni, senza lavoro, senza speranza, senza futuro, consiglierei di seguire le prime strofe del nostro inno” fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta.....”

Volpi Mario
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