Malpelo - carraraonline.com

Sezione a cura di Mario Volpi
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Malpelo

Medioevo carrarino

Spetta/le Redazione
In epoca medievale la superstizione, l'ignoranza, e il fanatismo religioso, scatenarono la caccia al diverso, che culminò in quel periodo vergognoso e oscuro che fu la "caccia alle streghe". Oggi a distanza di secoli, il "diverso" è ancora oggetto di discriminazione e di odio. Spesso però, l'amore si dimostra un sentimento immensamente più forte... Buona lettura
31 gennaio 2012

La piccola barca filava leggera spinta dalla dolce brezza di aprile. Seduto sulla bassa poppa, un ragazzo reggeva con mano sicura la barra del timone, mentre con l’altra governava la rozza vela quadrata. Con un’elegante virata la barchetta si fermò, e messa la vela in bando, il timoniere cominciò a gettare in mare delle reti di canapa, che appesantite da pietre, affondavano immediatamente. Quando ebbe finito di tendere il tramaglio, il giovane marinaio, gettò fuori bordo un rudimentale segnale costituito da un pezzo di legno legato alla rete con una corda di canapa, quindi governò per tornare a terra. Non si poteva certo affermare che la sua giovane vita fosse stata né piacevole, né fortunata, e questo a causa di uno scherzo che madre Natura gli aveva fatto: Farlo venire al mondo con una chioma rosso fuoco, il colore del Diavolo*. Non conosceva i suoi genitori, sapeva solo che Messer Osvaldo, lo aveva comprato quando era molto piccolo, da una banda si saltimbanchi girovaghi, che avrebbero voluto esibirlo nelle fiere. Un rosso non valeva niente, era una creatura del Diavolo, se donna poi, era certamente una strega,* e andava immediatamente bruciata, ma Messer Osvaldo, che non era un credulone, fiutò il buon affare, e lo scambiò con un barile di acciughe salate. Faceva il pescatore, e aveva una casupola alla foce dell’Aventia, non si poteva dire che fosse cattivo, ma quando eccedeva con l’idromele nella taverna della vicina Lavenza, diventava una furia, e questo accadeva tutte le sere. La moglie di Osvaldo era morta giovane non si sapeva bene, se a causa del lavoro massacrante, delle febbri, o delle botte del marito, e ora, compito del Rosso, sarebbe stato quello di rimpiazzare questa forza lavoro andata perduta. Imparò subito a schivare i calci che Osvaldo non gli lesinava, ma imparò ben presto anche i rudimenti del mestiere del pescatore, come eviscerare il pesce per prepararlo alla salatura, o all’affumicatura, che avveniva in un apposito “caniz *”(Metato) poco distante. A causa della sua chioma andava raramente in paese, la gente lo chiamava Malpelo, e lo trattava come un appestato, anche il parroco quando lo incontrava si faceva il segno della croce, e diceva che qualcosa di male i suoi genitori dovevano aver fatto se il buon Dio aveva voluto segnarlo in quella maniera. Questo isolamento gli procurò  una sorta di risentimento verso i compaesani, e anche una certa difficoltà di linguaggio, ma egli non se ne preoccupava, stare da solo gli piaceva moltissimo, la solitudine non lo spaventava. Nelle uscite in mare quotidiane con Osvaldo, imparò alla perfezione l’arte di governare la barca con l’ausilio della vela, imparò le tecniche di pesca, e soprattutto a riconoscere i segreti del mare, come l’avvicinarsi di tempeste, o i cicli di migrazione dei pesci. Un giorno mentre facevano rotta verso la foce del fiume Magra, Osvaldo disse all’improvviso “ Guarda sempre l’orizzonte quando sei in mare, e se vedi una vela con la punta che guarda il cielo, scappa subito, sono i Saraceni *, quei senza Dio ti prenderebbero schiavo.”
Una sera d’inverno, mentre tornava a notte fonda dall’osteria, nel saltare un piccolo fossato Messer Osvaldo cadde con il viso nel rigagnolo, forse svenne e morì affogato, o forse era già morto, ma ora Malpelo, come tutti chiamavano il ragazzo, doveva cavarsela da solo. Dopo un periodo di comprensibile smarrimento, cominciò a prendere sempre più fiducia in se stesso, e a provvedere alle proprie necessita. Dopo poco tempo, era perfettamente autosufficiente, anzi, riusciva anche a barattare gran parte del pescato con lardo, olio, canapa per le reti, e perfino qualche vestito, che gli forniva il vicino Convento. Anche fisicamente era profondamente cambiato, era un ragazzo alto con le membra ben proporzionate, sul viso che era di una bellezza quasi femminea, cominciava a formarsi un leggero alone di barba rossastra che esaltava il suo incarnato bianchissimo, scurito appena dalla vita all’aria aperta. Un giorno mentre portava al Convento una cesta di cefali appena pescati, s’imbatté in alcune pulzelle che stavano prendendo acqua al pozzo. Appena lo videro, tutte fuggirono segnandosi, solo una rimase, era la figlia del fornaio Sinibaldo, che era venuta al pozzo con l’asinello, per prendere l’acqua per il pane. I due giovani si guardarono in silenzio, poi la ragazza cominciò ad attingere, ma il Rosso non gli lo permise, e lo fece al suo posto. I due giovani non si scambiarono una parola, ma l’indomani erano di nuovo al pozzo, questa volta il ragazzo gli donò un ramo pieno di dolci bacche di gelso, che la fanciulla accettò arrossendo. Più tardi, nella capanna, il ragazzo senti qualcosa che non riusciva a spiegarsi, il suo stomaco doleva come per la fame, mentre il pensiero per la fanciulla non lo abbandonava mai. Non riusciva a stare coricato nel giaciglio, il sonno non arrivava, così uscì nella tiepida notte estiva. Lo spettacolo era superbo e per un secondo gli fece dimenticare le sue pene d’amore, la luna piena splendeva alta nel cielo, e sembrava avesse gettato tra le calme acque del mare, un secchio d’argento fuso, l’aria era immobile e calda e a lui venne il desiderio di bagnarsi i piedi sulla riva. Ma appena giuntovi le vide; decine di vele puntute si stavano avvicinando a terra, sentì come se una mano gigantesca gli avesse attanagliato le viscere, cosa sarebbe accaduto alla fanciulla se ciò fosse accaduto? Cominciò a correre a perdifiato, e arrivato in paese, corse a bussare alla porta della canonica, il parroco anche se a fatica comprese il pericolo, e cominciò a suonare le campane a martello. Gli uomini si svegliarono, presero falci e forconi,  e accesero fuochi per fare vedere che la sorpresa era svanita. I pirati desistettero, ma una settimana dopo misero a ferro e fuoco Massarosa, * prendendo numerosissimi schiavi, Fu così che un reietto, e l’amore, salvarono Lavenza dalla distruzione.

Volpi Mario

..del Diavolo..   Notizia storica
Strega    Purtroppo questa assurda credenza costò in epoca medievale la vita a     numerose donne dai capelli rossi
Caniz    Essiccatoio in dialetto carrarino
Saraceni   Così venivano chiamati tutti i tipi di pirati che provenivano dall’Africa     o dalla Turchia
..Massarosa..   Verità storica documentata

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