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Sezione a cura di Mario Volpi
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Spezzare una lancia

Una Volta Invece

La cosiddetta "globalizzazione" che alcuni economisti esaltano come una vera e propria panacea commerciale, a mio avviso è invece una vera catastrofe, sopratutto per le piccole aziende, magari povere economicamente ma ricche di sapienza artigiana. Queste per non morire sono costrette a "vendersi" a veri e propri colossi industriali il cui l'unico scopo è il profitto, a scapito spesso della qualità.

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Spezzare una lancia
Mi si permetta il fin troppo facile gioco di parole, ma purtroppo si fanno sempre più insistenti le voci che, la Lancia, antico e glorioso marchio automobilistico italiano, sia destinato alla chiusura.
Lo afferma l’Amministratore delegato della Fiat, che è proprietaria del marchio, poiché dice “ che ormai suscita scarso interesse all’estero.” Anche se questo fosse vero, bisognerebbe saperne le ragioni, è chi le può sapere meglio di Fiat che ne è la padrona fin dal lontano1969! In quegli anni l’Italia era in pieno boom economico, e la Fiat per ottenere il monopolio della vendita di auto cominciò ad acquisire tutte le fabbriche automobilistiche che al tempo esistevano in Italia. Cominciò proprio dalla Lancia, un marchio che rappresentava per quel tempo il lusso e la raffinatezza nel mondo automobilistico, poi acquistò l’Autobianchi, una quota di Ferrari, e infine dopo pochi anni anche la sportiva per eccellenza; l’Alfa Romeo. Per un certo periodo però, si accontentò di vivere per così dire di rendita, in altre parole di sfruttare le vendite dei modelli che la Lancia aveva in listino al tempo, come la Fulvia, senza preoccuparsi troppo di lanciarne di nuovi. Ma poi si decise di cominciare a progettare qualcosa di completamente nuovo. S’iniziò con la Beta per finire con la Gamma, che era considerata l’ammiraglia del gruppo. Ma qui cominciarono le dolenti note, la Lancia era stata da sempre un prodotto per cosi dire di “nicchia, ” ossia la clientela era abituata a possedere non solo auto affidabili e lussuose, ma anche per certi versi esclusive, cosa che era completamente scomparsa in casa Fiat, dove già cominciava a comparire la parola “sinergia.” Cosi sulla Beta si montavano i motori di origine Fiat, comuni con la Fiat 125 e altri modelli, le finiture, anche se di buon livello, non soddisfacevano i raffinati gusti degli affezionati clienti, e in più la carrozzeria era soggetta alla ruggine, cosa che un tempo non avveniva. Anche la Gamma, non ottenne miglior fortuna, pur essendo dotata di dispositivi all’avanguardia, come ad esempio la trazione anteriore, al tempo una vera e propria novità, o nella seconda serie, l’accensione elettronica, era soggetta a frequenti guasti meccanici, che finì per offuscare l’affidabilità del marchio. Questo era dovuto al fatto che ormai tutta la progettazione era Fiat, così come i collaudi, non fatti più con lo scrupolo di un tempo, ma a campione. All’insuccesso del modello contribuì anche l’eccessiva lentezza di Fiat nel modificare i difetti mano, a mano, che erano segnalati, cosa che contribuì a far passare la Gamma per auto poco affidabile.
Alla fine degli anni ottanta per sostituire la Beta nasce la Delta. Questa romperà definitivamente con i criteri e le linee delle vecchie Lancia, e la versione integrale, sarà la dominatrice indiscussa del campionato del mondo Rally, vincendone ben sei consecutivi, oltre a cinque titoli costruttori, a tutt’oggi è l’auto più vincente nella storia dei Rally. Ma ben prima di questa data il marchio Lancia, con il modello Stratos, motorizzata Ferrari, faceva incetta di vittorie, tanto da meritarsi il titolo di “ammazza Rally” tanto era la sua superiorità. Nonostante questo la Fiat la ritirò dalle corse per sostituirla con la Fiat 131 Abarth Rally, mossa prettamente commerciale che non piacque per nulla ai lancisti. Negli anni ottanta, grazie anche alla sua attività sportiva, il marchio Lancia era tra i primi dieci in Europa, oggi è in profonda crisi d’identità. E’ evidente che questa crisi è dovuta a una cattiva gestione, a prezzi troppo alti, e sopratutto al lancio di modelli che non hanno ottenuto il favore della clientela, alcuni considerati addirittura delle vere e proprie catastrofi commerciali. Del resto la Fiat, come tutte le Case automobilistiche, non è stata immune da clamorosi fallimenti, di alcuni modelli di auto, causati spesso da scelte aziendali più che discutibili. Il più famoso è stato certamente il disastroso lancio della Duna. Quest’auto, era prodotta in Brasile, e non si sa per quale ragione, Fiat decise di importarla anche in Europa, ottenendo uno dei più clamorosi disastri commerciali della sua storia. Pari se non superiore fu il disastro commerciale e d’immagine a scapito di un marchio storico come l’Alfa Romeo, che Fiat ottenne quando decise in fretta e furia di fare un’auto in società con la Nissan. Aveva da poco acquisito l’Alfa, è per fare concorrenza alla Volkswagen, decise di utilizzare il telaio della Pulsar Nissan, e i motori Alfasud, nacque così l’Arna, acronimo di Alfa Romeo Nissan Auto. Per fare ciò, addirittura, costruì un nuovo stabilimento, per poi accorgersi che i due elementi per essere assemblati correttamente dovevano essere anche modificati, con costi aggiuntivi. Fu un vero e proprio disastro economico che oltretutto minò per molti anni il buon nome dell’Alfa Romeo.
Io non so se Lancia morirà davvero, so soltanto che, un tempo, l’Italia era uno dei primi costruttori di auto in Europa, e ora ne siamo il fanalino di coda, e la sede fiscale Fiat è stata spostata in Inghilterra, e chi vuol capir...capisca!

Volpi Mario
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