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Sezione a cura di Mario Volpi
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I signori del fuoco

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Il camino ha accompagnato l'uomo per secoli, ma quest'ondata di "progresso" rischiava di farlo sparire per sempre. Per fortuna uno sparuto gruppo di artigiani, non si è fatto convincere dalle lusinghe, e ha continuato la suo opera e alla fine il tempo gli ha dato ragione,.
I signori del fuoco

Si dice che l’evoluzione umana, subì una svolta dalla scoperta del fuoco in avanti. Io credo invece che quest’affermazione non sia né corretta, né veritiera, e cercherò di spiegarne i motivi. Innanzi tutto il fuoco non fu certamente una “scoperta, ” perché esiste in Natura da sempre, se mai ci fu una forte spinta evolutiva, quando l'uomo imparò a controllarlo. La grande difficoltà dei nostri lontani progenitori consisteva, sopratutto nel trasportarlo durante le loro migrazioni. Quando il genere umano da cacciatore raccoglitore, diventò stanziale, sentì la necessità di avere il fuoco all’interno delle capanne, nacque così una delle pietre miliari dell’evoluzione della razza umana: il focolare paleolitico. Il grande problema era il fumo, che impedendo una normale respirazione, ne limitava in maniera significativa l’uso.  Per millenni si ovviò a questo inconveniente praticando un foro al tetto della capanna, ma questo sistema, oltre a non eliminare completamente il fumo, faceva entrare all’interno la pioggia. Era anche estremamente pericoloso, perché essendo quelle primitive abitazioni, di materiali estremamente infiammabili come legno e paglia, gli incendi devastanti erano all’ordine del giorno, con esiti spesso infausti per le persone. Per secoli questo fu l’unico sistema usato dall’uomo per riscaldarsi e cuocere i cibi. Solo i Romani, riuscirono a confinare il fuoco in una specie di primitivo forno che chiamavano ipocausto, che, oltre a cuocere i cibi, poteva, tramite cunicoli e primitive tubature, a portare il calore in diverse stanze. Fu stranamente quella che tutti considera un’Era buia, come il Medioevo, a portare una ventata di novità nella gestione del fuoco nella casa. Le prime notizie di una misteriosa costruzione chiamata “Caminate” si ebbero a Venezia, a cavallo tra il XII e il XIII secolo. Questi primi camini erano costruiti in pietra, posti al centro di una stanza apposita, di solito la cucina, con una gigantesca cappa a forma conica o piramidale sostenuta da quattro robuste colonne. Questo sistema però anche se sfruttava già una rudimentale canna fumaria, non aveva alcuna protezione laterale per il corretto tiraggio, che, risultando imperfetto. Generava, in determinate condizioni ambientali, delle vere e proprie tempeste di fumo. Nonostante questi disagi, questa nuova invenzione, suscitò un enorme interesse nella Società del tempo, tanto che in breve, ne furono dotate le abitazioni di persone di ogni estrazione sociale. Restava, però sempre una lotteria, il corretto funzionamento del camino, perché al tempo nessuno aveva capito la legge fisica che si doveva rispettare per un corretto funzionamento, Si pensi, che perfino il grande Leonardo da Vinci, nel suo “Codice Atlantico” cercò di capirne il meccanismo, e ci riuscì in parte, suggerendo la costruzione di una presa d’aria a forma d’imbuto. Nel corso dei secoli il camino subì tantissime migliorie e cambi di forma. Alcuni posti nelle famiglie di nobili, sono delle vere e proprie opere d’arte, con autori come il Canova, mentre altri più modesti hanno riscaldato intere generazioni. E’solo alla fine del 1700, con l’avvento dei primi studi sulla Fisica, che finalmente i primi scienziati, uno per tutti Beniam Franklin, cominceranno a comprendere quali erano le regole per la costruzione di un camino in grado di funzionare perfettamente, anche perché le nobili famiglie che costruivano le loro splendide ville, non avrebbero certamente tollerato che le stanze così sfarzosamente arredate, si riempissero di fumo. I camini si divisero così in due grandi gruppi, quelli per cucinare e quelli adibiti solo per il riscaldamento. Nelle grandi cucine erano monumentali. Addossati a una parete, avevano un grosso rialzo dal pavimento, un gigantesco architrave di legno o in pietra, sorreggeva l’enorme cappa. Attaccata a una grossa sbarra metallica incastrata nella cappa, una catena provvista di ganci e anelli penzolava verso il focolare. Serviva per appendervi le enormi marmitte di ferro per cuocere i cibi. Due grossi alari, di solito di ferro battuto servivano a contenere i grossi ciocchi di legno, ed evitare che incandescenti, potessero rotolare fuori. Nelle case patrizie, invece, erano posti in ogni stanza, ma erano totalmente diversi. Spesso con la bocca riccamente decorata con stucchi o bassorilievi di marmo, erano poco sporgenti, senza cappa, perché la canna fumaria era ricavata all’interno della parete. L’arredo da camino, come si diceva un tempo, era composto di alari di ferro riccamente lavorati, mentre, appesi a un porta attrezzi facevano bella mostra di se ogni tipo di strumento atto alla manutenzione del fuoco, come molle, attizzatoi, spazzole, palette e via dicendo tutti riccamente elaborati. In tempi più vicini a noi però, le nuove tecnologie avevano fatto progressivamente abbandonare l’uso e la costruzione dei camini, salvo poi tornare prepotentemente di moda negli anni sessanta del novecento.  Erano però pochissimi, gli artigiani che ancora conoscevano le regole d’oro di questo difficile mestiere. Così, questi veri e propri, Signori del Fuoco, magari poco acculturati, ma ricchi di sapienza antica ed esperienza, ricominciarono a costruire, camini, che con l’ausilio dei nuovi materiali non esiterei a definire veri e propri capolavori d’ingegneria. Io personalmente ne ho conosciuto uno che non solo sapeva perfettamente proporzionare le dimensioni, anche se aveva frequentato solo la seconda elementare, ma addirittura teneva conto dei venti dominanti, e di facilitare al massimo la futura opera di pulizia della cappa. Così un antico manufatto, che tanto ha fatto per l’umanità, e che stava cadendo nell’oblio, ha ripreso, grazie alla loro sapienza e al loro lavoro, il posto che gli aspetta di diritto accanto a quell’umanità che ha riscaldato per secoli.

Mario Volpi

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