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Sezione a cura di Mario Volpi
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La battaglia di Segalara

Medioevo carrarino

Spett/Le Redazione Ottobre 2011
Vi invio un'altro articolo sul medioevo carrarino.

Nel 1450 in una località denominata Segalara, situata sulla riva destra del torrente Ninfale, a poche centinaia di metri dal paese di Gragnana, avvenne un grave fatto di sangue, passato alla storia come “La battaglia di Segalara” che vide carrarini e massesi, contrapposti gli abitanti del versante di Sarzana, per una questione di sfruttamento di boschi. A noi, uomini del terzo millennio pare quasi inverosimile poter arrivare a mettere in gioco la propria vita per un bosco, ma a quel tempo, era di fondamentale importanza, equivaleva a un’attuale giacimento petrolifero. Vi si cacciava,  vi si allevavano maiali allo stato brado, vi si faceva legna da ardere e da costruzione, oltre che ricavarne l’oro nero, il carbone. Questo avvenimento descritto scarnamente nei documenti dell’epoca, è abbastanza strano, perché le vicinie ( paesi) coinvolte erano tutte sotto il dominio dello stesso signore, Spinetta di Campo Fregoso. Questi era una persona di grande cultura, e un’ eccellente poeta, tanto da essere citato perfino da Ludovico Ariosto, ma il suo carattere mite, e tranquillo, poco si confaceva con le responsabilità di governo, tanto che divenuto Doge di Genova, abdicò dopo pochi anni. Infine Gragnana paese posto su una strada di grande transito, era, in epoca medievale, tenuta in alta considerazione, e spesso chiamata a risolvere liti, e controversie, con l’arbitraggio del suo Consiglio. Io ho voluto dare una mia interpretazione a quanto avvenuto,  forse non tanto lontana dalla realtà.

A memoria d'uomo non si ricordava un aprile così umido e piovoso. Spinetta di Campo Fregoso, * ebbe un brivido,  quando si alzò dallo scrittoio, e si avvicinò alla piccola finestra della grande sala. Il tempo era terribile, nuvoloni neri si rincorrevano, aggrovigliandosi e sfilacciandosi nel cielo, spinti da un vento di libeccio che ululava sinistramente tra i merli della fortezza di Sarzanello. Ogni tanto uno scroscio di pioggia improvviso faceva spuntare tulipani d'acqua dal selciato del cortile, che duravano un battito di ciglia, due corvi, gracchiando, giocavano nel vento, disegnando invisibili arabeschi nel cielo tempestoso. Il "Dominus Terrae Carrarie" Spinetta di Campo Fregoso, era vicario di suo zio, Tommaso di Campo Fregoso, Doge di Genova, che lo aveva inviato in quelle contrade per amministrarle in sua vece. Di carattere dolce e gentile, il futuro Doge di Genova preferiva di gran lunga la poesia, arte in cui eccelleva, alle noiose incombenze di governo, e questa mattinata sembrava fatta apposta per stimolare la sua vena poetica.
Le pozzanghere nel cortile che riflettevano squarci di cielo con una luce particolare, il roco lamento del vento, il ritmico picchiettio della pioggia, rapivano il suo animo sensibile, per proiettarlo in una dimensione fantastica, nota solo a lui. Il delicato bussare di un valletto ruppe l'incanto, e lo riportò bruscamente alla realtà, "avanti" disse quasi con stizza. Il valletto annunciò che alcuni capifamiglia erano venuti a chiedere udienza, a malincuore Spinetta ordinò di farli entrare, quindi andò a sedersi dietro il pesante scrittoio.
Fecero il loro ingresso due uomini, vestiti dimessamente, che dopo essersi scoperto il capo e fatto un goffo inchino, restarono impacciati, in piedi contro il muro. Seguì un lungo imbarazzato silenzio che Spinetta ruppe dicendo" qual è dunque il motivo della vostra venuta?" I due uomini cominciarono insieme, ma Spinetta li fermò, e ordinò loro di parlare uno per volta. " mi nomo Edogardo da Fosdinovo, " cominciò il primo "ma sono ambasciatore anche di Ameglia, Sarzana e Nicola, e chiedo giustizia a Vostra Grazia" "avanti, non indugiare oltre" replicò spazientito Spinetta. "Lo cararini aleati deli masesi, tre giorni fa, bastonarono i nostri pastori, e dispersero le loro gregi che transumavano, dalo piano, ali boschi dei Tre Fossi, * perché dicano essere di loro, ma questa è menzogna!" " Che l'Arcangelo Gabriele possa secare quella tua lingua menzognera" intervenne adirato l'altro uomo, " da sempre i nostri carbonari e boscaioli fanno la legna, e lo carbone, ali Tre Fossi, e li nostri porcari vi alevino financo trezento porzeli." Basta!" Disse adirato lo Spinetta, "noi non ci occupiamo di tenzoni di confine tra villani delle nostre stesse terre!... Sarà lo Consiglio deli Boni homine * di Gragnana a decidere de la ragione, o dello torto, comparirete inanzi a loro lo 8 di maggio, ora ritiratevi" Gli uomini uscirono inchinandosi timorosi, e lo Spinetta riprese la sua attività preferita; il comporre, non immaginando quale nefande conseguenze questa sua affrettata decisione avrebbe causato  in seguito.
Il giorno prescelto, un'alba radiosa annunciava una splendida mattina, finalmente il sole era ritornato, e ora una tiepida brezza primaverile accarezzava dolcemente la segale, che cominciava appena a imbiondire, e ondeggiava lievemente, mescolata a un mare di rossi papaveri. Rondini e  rondoni s'inseguivano garrendo in un cielo finalmente terso, dopo tanti giorni di nuvole e pioggia, e il cuculo faceva risentire il suo monotono verso. Il Consiglio deli Boni homine di Gragnana, aveva stabilito che l'incontro si facesse in quel luogo denominato non a caso, Segalara,* sopratutto per motivi logistici, perché, prevedevano che al seguito dei delegati delle vicinie vi sarebbero state numerose persone,  che non sarebbe stato possibile ospitare nella piccola piazza del paese. E la loro previsione si stava avverando, moltissima gente era già presente nello spiazzo erboso destinato alla bisogna, e altrettanta se ne attendeva. Il capo del Consiglio si chiamava Everasio, faceva il carbonaro, e pur essendo già avanti con gli anni, aveva un fisico ancora prestante, e imponente, che il massacrante lavoro nei boschi non era ancora riuscito a fiaccare. Sedeva, carezzandosi la lunga barba bianca, al centro di una quindicina di uomini che si trovavano seduti dietro un rozzo e lungo tavolo di legno, i piedi del quale erano saldamente conficcati nel terreno.  Era vestito con una corta tunica di canapa, che arrivava fino alle ginocchia, una grossa cintura di pelle gli stringeva la vita, le gambe possenti erano chiuse dentro a una brachetta di lino, con ai piedi delle calze suolate * marrone, il conico cappello rosso, con la punta ricadente sulla spalla destra, segnalava il suo grado. Pur essendo analfabeta, era stimato e rispettato, non solo dalla propria gente, ma anche nelle vicinie limitrofe, per la sua grande saggezza e onestà. Everasio era preoccupato; questa grande affluenza di persone di diverse fazioni in un unico luogo, lo impensieriva, molti erano giovani, e si sa che la giovinezza non va d'accordo con la saggezza. Aveva anche notato che la maggior parte dei presenti si sorreggeva a nodosi bastoni, e moltissimi avevano il pennato * al fianco, cosa che non prometteva nulla di buono. Così decise di iniziare subito il Consiglio. Fece suonare il tamburo al banditore del paese per attrarre l'attenzione, quindi si levò in piedi, e dopo avere alzato le braccia al cielo, con voce stentorea disse. " Io Everasio da Gragnana, e lo consiglio deli Boni homine, siamo qui oggi per volere del nostro Signore, Spinetta di Campo Fregoso, Dominus di Carrara, Massa, Sarzana Ameglia e Fosdinovo, per lo arbitrato deli confini delo bosco dei Tre Fossi, … poscia parlare Fosdinovo." Il delegato di Fosdinovo era un giovane pastore nel fiore degli anni, che si portò baldanzosamente di fronte al lungo tavolo e disse  " niuno potrà dire che lo bosco dei Tre Fossi non sia di noi, e chi lo dirà assaggerà lo mio bastone" Fu un secondo, con un unico urlo scaturito da cento gole, si scatenò l'inferno; la pazzia. Pennati e randelli, la facevano da padroni, staccando e spaccando teste, fracassando spalle,  amputando braccia, spezzando gambe, in uno spaventoso bagno di sangue fratricida. Dopo circa due ore la carneficina cessò. I carrarini e i massesi erano gli unici ad avere ancora rappresentanti in piedi, ma era stata una vittoria amara. Il sangue era schizzato in ogni dove, tingendo di rosso l'erba dello spiazzo, e perfino i rami più bassi degli alberi. Numerosi cadaveri orrendamente sfigurati giacevano in pose grottesche, mentre il lamento, e le urla dei feriti riempivano l'aria. Le donne della vicina Gragnana accorsero portando acqua e bende, ma ben poco poterono per alleviare le loro sofferenze. Dopo meno di un mese l'arbitrato di Gragnana portò finalmente alla pace definitiva, dove si stabilì che per ricordare quel terribile evento, in quel luogo maledetto, fosse eretta una cappella intitolata a San Michele, Comandante degli Eserciti Celesti, e che ogni anno vi si svolgesse un pellegrinaggio. Fu così che numerose mamme, mogli, e figli, restarono soli al mondo solo per … una poesia.


Volpi Mario

Spinetta di Campo Fregoso ………  Signore di Carrara e futuro Doge di Genova
Tre  Fossi …………………………  Nome di fantasia
Boni homine ……………………….Antico governo delle vicinie
Segalara …………………………    Toponimo ancora esistente
Calze suolate ……………………..   Antichi calzari tipici dei popolani
Pennato …………………………….Roncola appuntita ancora in uso

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