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Sezione a cura di Mario Volpi
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La moda delle mode

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione
Da millenni le mode influenzano le persone, che fanno di tutto per non essere ... se stesse!
Fra tutti i mammiferi, la specie umana, e la sola, che anche tra individui dello stesso sesso, le differenze morfologiche sono molto evidenti. Forse proprio a causa di questa diversità, che molti individui, per paura di non essere accettati, o di essere considerati estranei al branco, copiano comportamenti e azioni, o vogliono possedere oggetti usati dai membri più influenti di quello stesso branco, di cui vogliono disperatamente sentirsi parte integrante. I moderni sociologi, spiegano così la nascita delle “mode.” Questo fenomeno oggi, è sfruttato a fini commerciali da grandi Marchi, con figure chiamate “influencer,” ma non vi è nulla di nuovo sotto il sole. Alcune di queste mode sono risultate talmente surreali, da far dubitare seriamente delle facoltà intellettive delle persone che le hanno seguite. Alla fine del 700, in Spagna, una nobildonna molto vicina al sovrano, ebbe un grave incidente, che ne determinò la zoppia. Ebbene, in poco tempo nacque la moda di imitarla, perché il suo incedere, era giudicato dalle altre dame estremamente affascinante, tanto da farsi confezionare scarpe con tacchi di diversa altezza per imitarne la camminata. Ma veniamo ai nostri tempi, ad appena qualche decennio fa, in Italia. Come ampiamento detto negli articoli precedenti, gli anni sessanta, dopo gli orrori e la miseria della guerra, furono “anni d’oro,”  non solo per il balzo economico che fece la Società italiana, ma soprattutto perché finalmente i nuovi Media permettevano, anche se ancora timidamente, la circolazione di idee e culture da tutto il mondo. Fu il 1966, l’anno principe, che vide l’Italia importare e spesso amplificare all’inverosimile le “mode” da altri Paesi. La prima in assoluto, fu l’avvento della minigonna. Vide la luce in Inghilterra, frutto dell’inventiva di una giovane stilista, Mary Quant, nel 1960, ma sbarcò in Italia solo nel 1966, e dopo una lunga scia di divieti, e polemiche con la Chiesa, e Istituzioni Statali come scuole e uffici pubblici, esplose letteralmente, conquistando la maggior parte delle giovani italiane di quei tempi, che la elessero subito a simbolo di libertà e rivalsa, dopo secoli di oscurantismo socioculturale cui le donne erano state sottoposte. In quello stesso anno, arrivò questa volta dagli Stati Uniti, un attrezzo semplicissimo, ma che influenzò pesantemente l’intera Società del tempo: l’Hula Hoop. Era costituito da un semplice cerchio di materiale plastico colorato, che si doveva far ruotare attorno al proprio girovita, ancheggiando ritmicamente anche, e bacino. Questo gioco, all’apparenza semplice, spopolò in Italia per parecchi anni, con la formazioni di squadre di appassionati, l’organizzazione di scuole e tornei, ebbe un successo tale, che, anche se in forma molto più discreta, questo sport esiste ancora oggi con tanto di Club e scuole, dove si continua a insegnarlo. Sempre alla metà dei mitici anni sessanta, in Italia scoppia la moda dei complessi rock. Ne sorgono migliaia, e per un ragazzo del tempo, se si presentava a una ragazza, e non era un membro di un complesso, era considerato una nullità. Per la fortuna della musica italiana, proprio in quel tempo nacquero dei veri mosti sacri, come i Dik Dik, i Camaleonti, l’Equipe 84, i Pooh, i Giganti, e i Nomadi solo per citare i più famosi. Le mode, si susseguirono anno dopo anno, ma molte apparivano e sparivano, con la velocità  delle meteore. Tra loro va segnalata alla fine degli anni sessanta, all’apice della notorietà di Adriano Celentano, i pantaloni detti a zampa di elefante, e un cordoncino con un tubicino metallico a sostituire il nodo di quella che si diceva “la cravatta dei matusa.” Spesso, le mode, nascono per caso, o sono frutto dell’intelligenza e del colpo di genio di una singola persona. Nel 1971, le materie plastiche stanno vivendo il loro momento di massimo splendore. Moltissimi giocattoli, vengono costruiti con la plastica colorata, risultando più leggeri, e soprattutto più a buon mercato, incrementando così in modo esponenziale la loro vendita. Un imprenditore italiano, Clemente Martinelli, crea due palline in plastica dura colorata, unite tra loro da un cordoncino, con un piccolo anello dove è possibile far passare un dito della mano. Il gioco consiste nel fare battere tra loro le due palline ad altissima velocita, creando il caratteristico “clic clac” che darà loro il nome. Questo gioco, diventerà virale in Italia per più di due anni, con l’organizzazione di tornei, e sfide tra paesi, e anche qualche grave contusione a mani e polsi, dovute a “incidenti di gioco.” E’ nell’estate del 1974, che l’isteria collettiva per una moda raggiunge i suoi livelli massimi. Importato forse dall’Inghilterra sbarca in Italia un gioco d’intreccio di cordoncini in plastica colorata: lo Scoubidou. E’ possibile creare questa treccina in forme pressoché infinite, con quattro o cinque colori simultaneamente. Sulle spiagge non si fa altro, i più bravi sono osannati come dei. Lo Scoubidou diventa, portachiavi, ciondolo, bracciale, e perfino pegno d’amore tra innamorati, quasi fosse un gioiello di Cartier. Oggi, la comunicazione, spinta da innumerevoli Media a livelli mai raggiunti prima, influenzare le scelte della gente è diventata una professione ricompensata lautamente, ma io sono sicuro, che anche questa moda, sparirà come neve al sole, quando la gente si accorgerà di quanto sia preziosa, l’unicità di ogni singolo individuo.
Mario Volpi 20.3.22
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