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Sezione a cura di Mario Volpi
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Un angelo in terra

Medioevo carrarino

Spett/le Redazione
In questo racconto ho cercato di mescolare alla fantasia, diverse verità storiche importanti per Carrara, e per la dinastia Cybo che l'hanno dominata per un lungo periodo. Sotto la guida illuminata, ma ferrea, di Alberico, Carrara  conobbe un lungo periodo di pace, cosa non usuale al tempo. Fece erigere la seconda cinta di mura completata dal figlio che raddoppio la superfice della città, eresse Chiese e aprì strade, e piazze, spogliando Carrara da quella misera veste medievale che la ricopriva da secoli, per proiettarla verso quel luminoso periodo che fu il  Rinascimento.

L'avvenimento era importante, ed era stato celebrato in maniera davvero sfarzosa. Era stato fatto venire un grosso manipolo di armigeri anche da Massa per aiutare la guarnigione di Carrara ad arginare la folla. Si benediva la posa della prima pietra delle Muraglie Nove che il Principe Alberico I Cybo Malaspina aveva voluto per ampliare la città di Carrara, e difendere adeguatamente i suoi abitanti. Un mastro muratore aveva appena murato in Via Nova, * una targa di marmo per ricordare l'avvenimento, e alla benedizione della prima pietra al Ponte della Lugnola, era seguita una solenne processione, con le reliquie di San Ceccardo, Patrono e protettore della città. Del resto l'opera era davvero imponente; dovevano essere lunghe almeno cinquecento canne, di cui ogni canna sarà "come ordinariamente si costuma, di brazza quattro la canna riquadrata, come si misura in paese; e dette muraglie dovranno essere ricciate di fuori. "*
Sarà alta "dodizi brazza e spessa cinque, costruita con ciottoli di fiume murati a opus incertum" * e con gli spigoli e il bordo superiore in marmo bianco. Preceduta dai tamburini e dai chierici con un grande crocifisso, la processione si dirigeva verso la Pieve di S. Andrea, dove l'Arcivescovo Romualdo avrebbe celebrato una messa solenne. La chiesa era affollata all'inverosimile, le guardie nelle loro lucenti armature da parata, faticavano non poco a tenere la folla lontana dal Principe e la sua Corte seduti nell'Abside. Alberico, per quest'occasione aveva voluto preparare una sorpresa per la Corte e il popolo, ma soprattutto per la figlia prediletta la Principessina appena quindicenne Donna Caterina,* che adesso era seduta al suo fianco. Ella, al contrario delle sorelle maggiori dedite solo alle frivolezze di Corte, era amante del canto e della musica, suonava già in modo magistrale il Virginale* regalatogli dal padre in occasione del suo decimo compleanno, il suo desiderio più grande sarebbe stato quello di cantare in Chiesa durante le funzioni, cosa purtroppo, tassativamente vietata dal Concilio di Trento. L'Arcivescovo, salì sul pulpito, e parlò alla folla magnificando l'opera, ed elogiando il Principe che l'aveva intrapresa, quando scese, un coro di voci bianche celato dietro l'altare maggiore, intonò il Gloria, accompagnato dal suono maestoso dell'organo. Tutto avvenne all'improvviso, e la sorpresa fu totale. Il coro smise di cantare e attaccò un solista. Fu una sensazione da brivido, una voce virile, potente, come un tuono durante il temporale, ma che a tratti riusciva a trillare sommessamente come il canto dell'usignolo in amore, o a gorgheggiare come una fresca cascata di montagna, passando dal baritono al soprano, con una disinvoltura e una purezza che strappò un mormorio di meraviglia dal popolo e dalla Corte: mai nessuno aveva udito tale meraviglia. Caterina restò ad ascoltare estasiata, con la bocca semiaperta e il cuore che gli batteva in petto all'impazzata, quella voce non era umana, certamente era un angelo sceso dal cielo, con un ultimo accordo dell'organo quel canto meraviglioso cessò, in un silenzio innaturale che durò diversi minuti, prima che l'Arcivescovo riprendesse la funzione.
Più tardi alla Rocca, Caterina chiese e ottenne il permesso di essere ricevuta dal padre che la aspettava nel suo salotto privato. "Padre mio" disse Caterina con l'impeto della sua giovane età" era forse un Angelo del Signore quello che poco fa ha cantato nella Chiesa?" Alberico sorrise e disse" no figlia mia, egli era il nostro nuovo maestro di cappella, Messer Pietro Paolo Folignato* ha cantato nel coro di Sua Santità, e per un anno intero sarà il vostro maestro di canto e di clavicembalo" " padre mio, voi mi rendete felice! Ne sarò onorata! Quando potrò cominciare?" " Non siate impaziente mia diletta! Domani dopo aver sbrigato alcune cose di Governo, vedrò di presentarvelo, così potrete concordare con lui quando cominciare le lezioni" "Grazie padre" disse Caterina ritirandosi con una graziosa riverenza.
L'indomani alla quarta ora, Alberico la mandò a chiamare. Ella entrò nel grande salone dei ricevimenti, dove il padre era seduto dietro un monumentale tavolo ingombro di pergamene, lei lo salutò con un inchino, egli si alzò, e andandogli incontro disse "mia diletta, state comoda, venite accomodatevi qui." Appena ella fu seduta il Principe suonò un campanello, e al valletto che apparve, disse di fare entrare il maestro. Il valletto annunciò il suo nome ed egli entrò. Era un giovanotto di una bellezza quasi femminea, era a capo scoperto, il bel volto liscio come la seta, senza ombra di barba, era incorniciato da una chioma di capelli ricci biondo oro, che scendevano fin sul collo. Un'elegante giubba di seta cremisi, finemente ricamata, le fasciava l'ampio torace, per poi andare ad assottigliarsi in un vitino quasi da vespa, le braghe di cotone di un bianco candido le fasciavano le gambe muscolose, e finivano dentro un paio di civettuole scarpe di raso rosso con catenelle dorate. Il nuovo arrivato fece un inchino dicendo " al servizio delle Signorie vostre!" Il Principe rispose con un sorriso" State comodo maestro! Devo dire che tutta la Corte, e soprattutto mia figlia qui presente, sono rimaste affascinati dalla vostra splendida voce" "bontà loro" si schernì il maestro, e il Principe continuò "fummo saggi a seguire le indicazioni che a suo tempo ci dette il Conte Orsini, nostro buon amico, che vi sentì cantare in quel di Roma, ora spero che non ci lesinerete le vostre esibizioni" "sono vostro servitore vostra grazia, per me il canto è un piacere oltre che un dovere!"
Caterina, piacevolmente colpita dal bell'aspetto del maestro, avrebbe voluto intervenire, ma sapeva che non gli era permesso quando si era alla presenza del Principe "mia figlia è impaziente di seguire le vostre lezioni, maestro; sapete? Suona il Virginale in modo egregio, anche se il Precettore attuale non è certamente al vostro livello, la sua voce poi, è giudicata intonata, anche se ancora immatura, spero che con i vostri insegnamenti possa migliorare." "sarà il mio impegno più gradito sua Signoria" "ora potete ritirarvi con la vostra allieva, stabilirete con lei modi e tempi per le lezioni."
Appena usciti Caterina investi il maestro con una vera e propria valanga di parole, a cui il malcapitato cercava disperatamente di controbattere senza eccessivo successo, alla fine decisero i tempi per l'inizio delle lezioni, e il maestro si ritirò.
Erano passati ormai quasi dieci mesi dalla venuta del maestro a Corte, Caterina era diventata una virtuosa nel suonare il Virginale e la Spinetta, e anche nel canto era a livelli eccezionali. Un caldo pomeriggio estivo, era nel giardino della Rocca assieme al maestro, provando dei difficili passaggi di un canto sacro, quando improvvisamente scoppiò in un pianto accorato."Vostra grazia, vi sentite male?" Le chiese preoccupato il maestro, "vado a chiamare il cerusico di corte?" Lei scosse la testa e rispose " non è il mio corpo che soffre, ma il mio cuore, che spasima d'amore per voi!" Il maestro rimase come stordito da quell'affermazione inaspettata ma Caterina continuò " io vi amo e voglio passare la mia vita al vostro fianco, anche se sono sicura che il Principe mio padre non lo permetterà": " Mia principessa!" Rispose il maestro prendendogli una mano tra le sue" questo non è proprio possibile" "voi dunque non mi amate" rispose con rabbia la fanciulla" non è questo mia signora, è che io … Sono una quarta voce!"* Caterina rimase come folgorata da quella rivelazione a cui non aveva minimamente pensato, ma subito dopo disse con gli occhi ancora pieni di pianto " se non posso stare con voi, passerò la mia vita lodando il Signore per avermi permesso di conoscervi, e lo farò cantando, nell'unico luogo dove a una donna sia permesso farlo, in Convento!"
Fu di parola, andò a Firenze, in un convento di Clarisse dove, con la sua splendida voce cantò le lodi a Dio fino alla sua morte.

Volpi Mario

note:

Via Nova *            questa targa è tuttora esistente
di fuori *            tratto dal documento originale
incertum *            come sopra
Donna Caterina *         terza figlia di Alberico
Virginale *            antico strumento simile alla Spinetta e al Clavicembalo
Pietro Paolo Folignato*       famoso castrato realmente vissuto
Quarta voce            modo in cui venivano chiamati i castrati

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