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Dalla biada agli ottani

Una Volta Invece
Spetta/Le Redazione

Il cosiddetto Progresso, passa e come un turbine,e spazza via quello che è considerato "vecchio." Questo sta accadendo anche per molti ex distributori, gloriose costruzioni che hanno accompagnato il cammino motoristico degli italiani negli ultimi decenni. Questo non è giusto, perchè alcuni di questi sono veri e propri monumenti di Archeologia industriale, ma sopratutto perche sono pezzi della nostra storia più recente.
Dalla biada... agli ottani

E' ormai assodato che la civiltà umana ha compiuto un gigantesco passo in avanti nel momento stesso in cui l'uomo ha cominciato a costruire strade permanenti.
Esse hanno permesso l'evolversi della cultura, lo sviluppo dei commerci, e il benessere delle persone, con il conseguente aumento demografico. L'uomo viaggiatore però, ha da subito avvertito la necessità di attrezzare queste strade, con luoghi dove fosse possibile riposarsi, rifocillarsi, e magari oltre a trovare cavalli freschi, fosse possibile aggiustare eventuali danni che carri e carrozze potevano subire durante i loro viaggi. Dagli antichissimi caravanserragli persiani, alle stazioni di posta romane, fino ad arrivare agli ospizi che in era medioevale si trovavano sulla via Francigena, questi luoghi si sono sempre evoluti, sia nei servizi da offrire ai viaggiatori, ma sopratutto nella tecnologia, per restare al passo con i tempi, e attrarre sempre più viaggiatori. Anche in Era moderna questo  è sostanzialmente rimasto invariato, ad eccezione del fatto che invece di biada o carrube, si vende nafta o benzina, e del nome, cambiato, in Stazioni di Servizio. Con l'amento del numero di veicoli spinti dal nuovo motore a scoppio, che si "nutriva" di benzina, ci si accorse che non era più possibile continuare andare dal droghiere del paese per comperare le bottiglie sigillate di "benzina pura" come diceva l'etichetta. Questo si dimostrava molto scomodo sopratutto durante i primi lunghi viaggi, perchè oltre a non conoscere l'ubicazione del negozio del droghiere, si rischiava di non trovare la benzina appiedando così miseramente i viaggiatori. I primi veri e propri "distributori" come in seguito saranno chiamati questi luoghi di rifornimento, nacquero agli inizi del novecento negli Usa, lungo le interminabili Highway, come la notissima Route 66, e in principio non erano altro che un serbatoio posto su un piano più alto della strada, dove, per mezzo di un tubo si riforniva per caduta il serbatoio del veicolo di passaggio. Questi distributori di solito erano annessi a un negozio che vendeva generi vari, o un drugstore, come si chiama in America, perchè vendere solo carburanti, al tempo, non sarebbe stato possibile sopravvivere economicamente, visto l'ancora basso numero di veicoli in circolazione. Alcuni incidenti, con conseguenti incendi anche gravi, consigliarono di interrare i serbatoi, e di adottare per il rifornimento pompe manuali. Intanto le Compagnie Petrolifere, si lanciarono a capofitto in campagne pubblicitarie enormi, per pubblicizzare i loro prodotto, e per farlo non esitarono ad investire ingenti capitali nella costruzione delle prime vere e proprie "stazioni di rifornimento" che oltre ai colori della Compagnia erano fatte tutte nello stesso modo, per abituare i clienti alla "fedeltà" al marchio.
In Italia il primo vero e proprio boom delle stazioni di servizio si ebbe a metà degli anni sessanta, quando anche nel nostro Paese, l'economia stava galoppando, il sistema stradale si stava dotando delle prime autostrade, e la Fiat sfornava le cosiddette "auto per tutti." Praticamente non esisteva un paese, che non possedesse un chiosco per la vendita della benzina, magari piccolissimo con una sola pompa e il minuscolo ricovero in vetro per il benzinaio. Il parco circolante italiano era composto ancora in gran parte da Vespe, Lambrette e motorini, che avevano bisogno di "miscela," ossia di benzina mescolata con olio in percentuale ben precisa. Così tutti i distributori del tempo avevano una pompa pensata e progettata solo a questo scopo, che era un vero e proprio capolavoro tecnologico. Era composta di un grosso cilindro in vetro che conteneva un litro di benzina, a lato una manopola controllava la percentuale di olio che chiedeva il cliente, e una leva agiva sulla pompa interna, così bastava girare la manopola sul numero desiderato e pompare a mano, perché un litro di benzina opportunamente "miscelata" fluisse dentro il serbatoio della moto, senza alcun bisogno dell'energia elettrica. Ma anche in Italia con il vertiginoso aumento del parco auto, le Compagnie petrolifere, in primis le italiane  Agip e Api (anonima petroli italiana) cominciarono a costruire stazioni di servizio lungo le principali arterie stradali, incaricando della loro progettazione architetti di grido. Questi realizzarono dei veri e propri capolavori edilizi, con pensiline in cemento armato che parevano sfidare la legge di gravità, alcune molto grandi, dotate di officina e di servizio ristoro, e anche di camere per passare la notte, erano nati i primi Motel. Purtroppo la crisi petrolifera degli anni settanta, frenerà la diffusione dei distributori, anzi, le Compagnie petrolifere, riterranno poco conveniente la gestione dei piccoli distributori, e questo comporterà la chiusura di molti di essi. Oggi sono circa 24.000 le stazioni di rifornimento in Italia, ma questo settore ancora una volta sta cambiando. Prendono sempre più campo le cosiddette "stazioni bianche" ossia senza marchio, dove il gestore, per poter fare prezzi convenienti alla clientela, si rifornisce sul libero mercato, dove il prezzo è più conveniente. Ma c'è chi si spinge oltre; stanno sorgendo Stazioni di rifornimento "ecologiche" che vendono solo GPL Metano o ricariche elettriche rapide. Questo a dimostrazione che anche dopo secoli, questo settore è in continua evoluzione, destinato però ad accompagnare l'uomo nel suo lungo viaggio verso il futuro.

Mario Volpi
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